«Separati fedeli», incontro a Verona.
La fecondità spirituale di chi vive il dolore della separazione nella fedeltà al sacramento ricevuto il tema dell’assemblea annuale.
Da Verona Emanuele Scotti
Si è svolto a Novaglie di Verona nei giorni scorsi l’incontro annuale dell’associazione «Separati Fedeli». Un gruppo sempre più rilevante di uomini e di donne che, anche nella separazione, hanno deciso di confermare la propria fedeltà al coniuge, quale riflesso e conseguenza della fedeltà a Dio e testimoniano con la propria vita che tale cammino è possibile anche laddove l’amore umano non è più ricambiato. Nell’attuale momento di grave crisi della famiglia, in cui anche all’interno della comunità ecclesiale può insinuarsi il dubbio e lo scoraggiamento, che senso può avere una scelta così controcorrente? Un segno forte di speranza per tutta la Chiesa, la testimonianza di un anelito, di un “grido”, che testimonia l’esistenza di un amore più grande, oltre la reciprocità, oltre l’unione dei corpi, oltre ogni separazione, tradimento, rifiuto. La ferita subita può allora divenire una casa d’amore, e generare un cuore totalmente aperto alla dimensione di Dio: icona di una tensione lacerante verso l’unione totale che è la realtà più profonda del matrimonio, e che, proprio nel dolore della sua assenza, dimostra che la nuzialità rappresenta innanzi tutto una dimensione dell’anima. La conversazione di monsignor Renzo Bonetti, parroco di Bovolone già direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la famiglia – che conduce l’approfondimento e la formazione spirituale sin dall’inizio del cammino col primo nucleo di separati fedeli – è stata quest’anno incentrata sul tema della fecondità. Una fecondità spirituale, fondata su un percorso di radicalità evangelica, che rigettando ogni rassegnazione può produrre frutti di perdono, di conversione, di amore per le tante solitudini dei nostri tempi. L’incontro è stato anche l’occasione per una profonda condivisione delle esperienze personali e di gruppo. Frammenti di vita quotidiana, difficoltà, speranze, si sono intrecciati in momenti di toccante intensità. Si è anche dibattuto sull’atteggiamento e le modalità di una testimonianza che deve essere portata nel proprio ambiente di lavoro e di vita con semplicità evangelica, ma anche nei modi e nei tempi adeguati, sempre con garbo, prudenza e profondo rispetto dell’altro, senza dimenticare la necessaria preventiva inculturazione. Era presente anche una coppia di sposi di Milano, che segue da tempo gli incontri di preghiera, affiancando il gruppo con vero spirito di servizio e fraternità. Il significato del loro servizio sta principalmente nella loro stessa presenza, nel loro essere famiglia tra famiglie.
I vari momenti sono stati scanditi da tempi di preghiera, in particolare di lode, e di adorazione, culminati nella celebrazione eucaristica. Per informazioni sull’associazione «Separati fedeli»: 02 6552308.
(C) Avvenire, 10-12-2004