Durissimo editoriale di Studi Cattolici su Pannella

Marco Pannella è un uomo di morte. È portatore di una cultura di morte. Ha sempre sostenuto cause di morte: il divorzio dissolvitore della famiglia, tempio della vita; la liberazione della mortifera droga; il nichilistico libertinaggio sessuale; la strage degli innocenti per mezzo dell’aborto

«Marco Pannella ha sempre sostenuto cause di morte»


di Cesare Cavalleri (Direttore di Studi Cattolici)


Mentre scrivo, Marco Pannella sta facendo un ennesimo sciopero della fame e della sete per forzare il Presidente della Repubblica a concedere la grazia ad Adriano Sofri, sotto pretesto di attirare l’attenzione sui carcerati in condizioni analoghe a quelle dell’ideologo di Lotta continua.


Non posso, evidentemente, sapere quale sarà la situazione del leader radicale quando questa pagina sarà sotto gli occhi dei lettori: mi auguro e prevedo che Pannella sia ancora vivo e vegeto, come sempre è sopravvissuto ai suoi ultimativi digiuni. Ma parlandone adesso, da vivo, dico che il ricatto del digiuno di protesta è una intollerabile forma di violenza: l’esibizionismo di Pannella, spettacolarizzato dai media, è un gesto di violenza verso sé stesso e di violenza verso la società.


Il rimedio al digiuno protratto fino al pericolo di vita è l’alimentazione forzata: ma se, per un concorso di circostanze (che non auguro), il digiuno sortisse l’effetto finale, Pannella e soltanto Pannella ne sarebbe responsabile. Nessuno potrebbe essere colpevole di omissione di soccorso se l’alimentazione forzata non andasse a segno.


E, sempre parlandone da vivo (ma la morte, augurabilmente naturale, non muterebbe il giudizio), bisogna pur dire che Pannella è un elemento estraneo nel corpo della democrazia e chi affida la bandiera della libertà a un così squallido alfiere dimostra di non sapere né che cosa sia la libertà, né che cosa simboleggi una bandiera. Eppure c’è perfino qualcuno vorrebbe Pannella senatore a vita. 


Marco Pannella è un uomo di morte. È portatore di una cultura di morte. Ha sempre sostenuto cause di morte: il divorzio dissolvitore della famiglia, tempio della vita; la liberazione della mortifera droga; il nichilistico libertinaggio sessuale; la strage degli innocenti per mezzo dell’aborto.


In un editoriale dell’ottobre 1976 (Sc n. 188) avevo sostenuto che Marco Pannella, Adele Faccio ed Emma Bonino, istigatori dell’aborto, erano “oggettivamente assassini”, precisando che “chi pratica l’aborto è un assassino, e chi istiga gli assassini o con loro collabora si macchia moralmente dello stesso delitto”. I tre mi querelarono, e il 7 luglio 1980 il Tribunale di Milano mi assolse in quanto “il fatto non costituisce reato”.


Ripeto oggi, negli stessi termini, che Marco Pannella è “oggettivamente assassino”, e alla stessa stregua lo è Adriano Sofri, riconosciuto mandante dell’assassinio Calabresi dal più garantista dei processi che siano stati celebrati in Italia. Concedere la grazia a un assassino che non la chiede perché si ritiene vittima di un errore giudiziario, significherebbe cancellare i più elementari princìpi di civiltà giuridica. E chi perora per la grazia a un individuo nella situazione di Sofri è moralmente complice di assassinio, e lo diventerebbe il Presidente se concedesse la grazia in sfregio alla magistratura. Dio abbia misericordia della nostra repubblica.


La Padania 16/04/2004