Tutto comincia per caso l’antivigilia di Natale del 1946: per riempire un vuoto del settimanale «Candido», il direttore Guareschi prende un racconto già scritto per «Oggi» e lo mette in pagina. Ne scaturisce una saga ventennale in 346 puntate e 5 film nei quali gli eventi planetari si riflettono nel «Mondo Piccolo» e acquistano luce più umana.
di Roberto Beretta – (C) AVVENIRE – 19 dicembre 2006
La gestazione della coppia immortale durava però da almeno 4 anni: «Da un pezzo, forse da sempre – scrisse l’autore – ho in testa un grosso sacerdote e un grosso contadino…»
Don Camillo ha sessant’anni, e continua a parlare col Crocifisso e a menar sberle ai comunisti come se il Muro non fosse nemmeno incrinato. Ha 60 anni anche Peppone, ma non si è iscritto alla Quercia e non pensa ad alcuna «fase due». Bei tempi, quando il bipolarismo italiano erano questi qui: irriducibilmente avversari, ma sinceri, onesti, simpatici, veri.
Sì, «Mondo Piccolo» entra (benché vigorosissimo) in età pensionabile, essendo nato per caso e per necessità l’antivigilia di Natale 1946: come ha testimoniato il suo creatore, Giovannino Guareschi da Parma, quella sera infatti mancava un pezzo «per completare l’ultima pagina del settimanale Candido»; ma per fortuna c’era, già impaginato, il «raccontino» scritto per Oggi: «Allora – scrive il giornalista – faccio cavar fuori il pezzetto da Oggi, lo faccio ricomporre e lo butto dentro Candido. “Sia come Dio vuole!” esclamo».
E come Dio volle appunto fu: un successo sterminato, mondiale. Da quel primo pezzo – uscito il 28 dicembre e intitolato, per la cronaca, Don Camillo (titolo poi cambiato in Peccato confessato quando uscirà in volume nel 1948) – scaturisce una saga di ben 346 racconti scritti spesso di notte e consegnati «sempre in ritardo», 8 libri antologici (di cui 5 postumi) tradotti in tutto il mondo, per milioni di copie vendute, 5 film continuamente replicati, ma soprattutto l’umanità di una coppia immortale. E pensare che, credeva l’autore, «se fosse uscito su Oggi il raccontino sarebbe finito lì e non avrebbe avuto nessun seguito».
Guareschi, peraltro, la faceva semplice. In verità il parto di due personalità gemelle ma antitetiche (due facce della stessa medaglia, chiarirà l’autore) come il sindaco comunista e il parroco della Bassa dev’essere stato tutt’altro che semplice. La gestazione faceva data infatti da almeno 4 anni, allorché – nel 1942 – Giovannino pubblicò su Il Corriere della Sera tre racconti a mbientati in un mitico Boscaccio; sono gli antefatti del «Mondo Piccolo» e come tali verranno stampati a esergo nella prima raccolta del Don Camillo. «Da un pezzo, forse da sempre – autobiografò più tardi l’umorista – ho in testa un grosso prete e un grosso contadino della Bassa parmense… Ma i miei due personaggi non hanno ancora l’aria adatta per vivere. Li porterò con me in campo di concentramento».
Tra il 1942 e il Natale ’46, infatti, c’è di mezzo il Lager nazista, che l’ufficiale Guareschi condividerà per due anni con altri 600 mila italiani. Al rientro lo scrittore ci riprova: lo scontro politico è al calor massimo e lui, nell’aprile 1946, sul Candido che dirige pubblica un «Gazzettino di Roccapezza» in cui il fabbro comunista si chiama già Peppone (detto Lenin) mentre l’arciprete porta il nome poco augurale di don Patirai; per di più, Roccapezza è un paesino di montagna… Non funziona: 4 puntate e la saga (che pure presentava motivi poi ripresi in «Mondo Piccolo») chiude.
Nel 1946 arriva invece don Camillo, arciprete di Ponteratto – nome (presto cassato) del paese di cui Peppone non è ancora sindaco, ma solo capo dei comunisti. E nel primo racconto è già presente anche il terzo imprescindibile co-protagonista: la voce del Cristo. Molti specialisti si sono affaticati alla rincorsa degli ispiratori della grande coppia; per Peppone, le ipotesi si dividono di solito tra uno zio dell’autore, Umberto Guareschi, meccanico morto giovane in Argentina, e il leader socialista Giovanni Faraboli, fondatore di cooperative popolari a Fontanelle, dove Giovannino nacque nel 1908. Quanto a Don Camillo, le candidature sono più numerose: a partire dal roccioso parroco di Trepalle, in Valtellina, don Alessandro Parenti, fino ad alcuni eclettici sacerdoti della riva del Po quali don Rino Davighi o don Giovanni Bernini… Concluderà comunque Guareschi l’eterna diatriba: «Non due, ma 20 o 40 preti e 20 o 40 comunisti concentrati in due personaggi. I quali due personaggi, poi, sono un personaggio unico: io».
E dietro tale duplice, vivissima maschera, Guareschi seppe percorrere un cruciale ventennio (l’ultimo racconto di «Mondo Piccolo» reca la data del 29 dicembre 1966): dalla guerra fredda alla distensione, dalla conquista dello spazio al boom economico, dalla contestazione al Vaticano II. Insomma, «la storia del Paese riflessa nella cronaca del paesello. La versione, in tono minore e sorridente, di fatti importanti che, ridotti all’essenza e vissuti da uomini che ancora odono la voce della coscienza, si spogliano della loro drammaticità e rinverdiscono la speranza di un mondo migliore». E pensare che tutto era iniziato semplicemente, quasi fosse una favola: «Don Camillo, l’arciprete di Ponteratto, era un brav’uomo…».