Come si fa a dire che il Papa ha paragonato gli economisti ai maghi?

Come si fa a dire che il Papa ha paragonato gli economisti ai maghi?

del Prof. Francesco Forte, Docente all’Università Mediterranea di Reggio Calabria

Benedetto XVI domenica ha  affermato che la vera ragione di speranza dell’umanità  è fondata sul fatto che “la storia è abitata dalla Sapienza di Dio”. Ed ha messo  in guardia i fedeli dagli “improbabili pronostici” dei maghi, degli astrologhi e dei cartomanti e degli oroscopi, invitandoli anche a non lasciarsi impressionare dalle "previsioni economiche, pur importanti degli economisti".

Non è mio compito, naturalmente, spiegare che cosa intenda il Papa quando afferma che la storia è abitata dalla sapienza di Dio. Credo che ognuno, riflettendo lo possa comprendere e che chi si ricorda della lettura dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni lo possa intendere anche più facilmente. Invece dato che questo è il tempo dei consuntivi e delle previsioni economiche, mi pare pertinente riflettere sul resto della frase riguardante le previsioni degli economisti. 

Il Papa non ha voluto  mettere le previsioni degli economisti sullo stesso piano degli oroscopi, che ha definito come “improbabili pronostici”. Infatti per le previsioni economiche ha usato i due aggettivi “pur importanti”. Dunque queste previsioni sono importanti. Ma il “pur” davanti a “importanti” è limitativo. Ci sono vari modi di intendere questa limitazione. Il primo è una interpretazione che definirei “strumentale ” e sbagliata: che il Papa intenda disprezzare le previsioni economiche. Non lo ha affatto affermato. Non le avrebbe chiamate “importanti”.

La seconda interpretazione, molto più aderente al testo, riguarda l’intrinseca imperfezione delle previsioni degli economisti. E penso che nella frase di papa Ratzinger questo concetto vi sia. Egli non ignora certamente che una scuola economica denominata “austriaca”, molto nota in Germania e anche in Italia, che fa capo a Fredrich von Hayek  sostiene, con convincenti argomenti, che la conoscenza economica è limitata perché la razionalità umana è limitata e le condotte macro economiche dipendono da scelte dei singoli che interagiscono fra i loro. I vari soggetti fanno simultaneamente in situazioni di informazione che, necessariamente, è incompleta. Questa impostazione metodologica suggerisce di non peccare di orgoglio quando si fanno previsioni economiche. E, sulla base di questo, essa comporta che è errato e pericoloso  pretendere  di attuare una pianificazione tecnocratica che si sostituisca al mercato o lo voglia  correggere in modo perfezionistico. Si tratta di una critica, quella al razionalismo perfezionistico, che il Papa ha spesso avanzato, più in generale. Dunque non è infondato ritenere che  quel “pur” che egli ha premesso alla parola “importanti” con riferimento alle previsioni economiche abbia questo significato.

Ma la sua affermazione ha anche un senso diverso e ancora più importante. Il futuro dipende da noi, noi possiamo modificare le previsioni con la nostra condotta. Il “noi” si riferisce ai governi, alle imprese, alle famiglie, ai corpi intermedi come le organizzazioni sindacali e quelle degli imprenditori e le varie associazioni di categoria e di interesse. Il “noi” riguarda anche i docenti e gli organi di stampa e le associazioni e fondazioni che elaborano il pensiero economico, politico, sociale e ne traggono tesi e suggerimenti per l’azione pubblica e per la pubblica opinione. Come la Fondazione e il giornale per cui sto scrivendo questo articolo.

Il Papa aggiunge che c’è una mano invisibile, che ci aiuta e che non è solo quella teorizzata da Adam Smith cioé la forza del mercato o quella teorizzata, in modo più ampio, da Fredrich Von Hayek, ossia l’ordine spontaneo, che si realizza tramite le interazioni umane nel corso del tempo, in tempi lunghi . E’ la mano invisibile di un ordine superiore. Tuttavia, non ci esime da fare il nostro dovere, al contrario ci stimola a farlo, senza necessariamente pretendere che, “facendo la cosa giusta”, avremo successo.

Tornando così alle previsioni economiche, importanti  ma solo entro certi limiti, noi possiamo dire che, intanto quelle sul Pil riguardanti il 2009, fatte nel 2008 oppure all’inizio dell’anno appena concluso non si sono avverate. Le stime sull’andamento del Pil di quest’anno erano le più disparate. E sino a metà del 2009 sono state continuamente riviste in peggio, poi è cominciato un ritocco in meglio (l’anno chiude con un andamento migliore di quello previsto, ma pur sempre di recessione). La crisi vera però non c’è stata. Infatti se ci fosse stata la caduta dell’indice dei prezzi, che aveva portato a una inflazione negativa di zero  in luglio in Italia e di -0,2 nell’Unione europea , -0,5 nell’area euro e -2 negli Usa, sarebbe proseguita.  Invece in agosto c’è stata una inversione generale di tendenza. L’indice ha ripreso a salire e in Italia, nell’Unione europea, nell’area euro, negli USA. E l’anno chiude in Italia con una inflazione media dello 0,8 per cento, che indica che i consumi hanno retto.

L’economia, nonostante la caduta del Pil la cui entità è ancora difficile da determinare, ha tenuto a causa della politica economica e sociale del governo. Esso, con un uso parsimonioso della spesa pubblica, è riuscito a far funzionare al meglio gli ammortizzatori sociali attenuando la crescita della disoccupazione che è a livelli notevolmente inferiori alla media europea ed ha inserito nell’economia alcuni stimoli agli investimenti.

Il sistema del credito, un po’ acciaccato, ha retto. Il successo dello scudo fiscale che ha portato in Italia al 15 dicembre 95 miliardi di euro, di cui il 95 per cento con rimpatrio effettivo, dà ossigeno al finanziamento della nostra economia. E la sua proroga al 30 aprile consentirà ulteriori rientri. Il successo è dipeso dal fatto che, contemporaneamente, il governo ha effettuato e sta effettuando una ampia azione di contrasto all’evasione fiscale, con particolare riguardo a quella internazionale. Ma è anche dipeso dalla fiducia che ora gli italiani hanno nel governo, dal punto di vista della tutela dei risparmi  e quindi del ripudio di aliquote tributarie vessatorie sugli alti redditi nonché del ripudio di imposte patrimoniali o di altre misure  di giustizialismo fiscale demagogico.

D’altra parte poiché lo scudo fiscale ha reso più del previsto è ora possibile un decreto di gennaio di rilancio dell’economia basato sul maggior gettito, che è attualmente di circa un miliardo rispetto a quello indicato prudenzialmente nella legge finanziaria. Ora  la fiducia dei consumatori è in aumento.

L’indice di fiducia dei consumatori rilevato dall’Isae, che l’istituto pubblico di previsione economica, il 23 dicembre dell’anno scorso mostrava un aumento a 113,7 da 112, 8 del mese precedente. E ciò lo posizionava sul livello più alto dal luglio del 2002. Alla fine di dicembre l’Isae ha comunicato anche l’indice di fiducia delle imprese. Anche esso è in crescita, sebbene sia ancora inferiore a 100. Dal 79,4 di novembre è aumentato a 82,6 in dicembre. Il Mezzogiorno, che pareva l’area con più difficoltà perché  l’indice che era in novembre al livello di 77,9, In dicembre si è portato al livello di 84, 2 con un balzo di 6,3 punti. Il recupero complessivo di questo indice a livello nazionale dipende dalla crescita del portafoglio di ordini sopratutto sui mercati esteri e  dal miglioramento delle attese di produzione.

Migliora anche il giudizio sull’accesso al credito. Il recupero è guidato dall’indice per i beni di consumo che è arrivato a 89,6 mentre quello per i beni intermedi è  a 80 e quello per i beni di investimento a 76: con un ciclo che si trasmette dai beni di consumo a quelli intermedi, a quelli che riguardano le nuove capacità produttive, sui mercati interni e internazionali. Benché le previsioni per il futuro siano incerte e fallibili, possiamo arguire, sulla base di queste indicazioni, che davanti a noi c’è un miglioramento. Ma esso dipende in grande misura da noi. E dalla fiducia che noi riponiamo nel futuro. Certo  esso non dipende solo da noi, ma anche da noi. Ciascuno di noi può portare il suo granellino di sabbia o argilla per l’edificio del 2010. Che non sarà il più alto del mondo, come il grattacielo di 828 metri Dubai inaugurato ieri, ma sarà, si spera, una casa accogliente. Dopo tutto, l’anno che ci siano lasciati alle spalle non è stato un anno terribile, come si diceva da parte di molti organi di previsione internazionale. E ciò dipende dal fatto che l’Italia è molto più saggia e robusta di come la si usi dipingere. 

(C) L’Occidentale, 5-1-2010