Chi rema contro il viaggio del Papa in Turchia

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L’AMORE PER GESÙ È LA FORZA CHE LO GUIDA
ANCHE TRA LE OPPOSIZIONI E I TRADIMENTI


Non tutte le spine del prossimo viaggio papale in Turchia sono musulmane. Anche in campo cristiano c’è chi rema contro e, sotto sotto, si augura che la visita di Benedetto XVI sul Bosforo si risolva in un mezzo flop…


1) Su Benedetto XVI è lite tra gli ortodossi
2) Il Papa in Turchia è sempre più solo

1)


In visita del Papa il patriarcato di Mosca contro quello di Istanbul
per la leadership della Chiesa d’Oriente

Su Benedetto XVI è lite tra gli ortodossi


Non tutte le spine del prossimo viaggio papale in Turchia sono musulmane. Anche in campo cristiano c’è chi rema contro e sotto sotto si augura che la visita di Benedetto XVI sul Bosforo si risolva in un mezzo flop. Nei progetti iniziali la trasferta turca del Papa doveva servire a rilanciare in maniera autorevole il cammino di cattolici e ortodossi verso la piena unità. Era stato il Patriarca ecumenico di Istanbul Bartolomeo I a rinnovare a Ratzinger l’invito che lui stesso aveva personalmente rivolto a Giovanni Paolo II già nel giugno 2004, in occasione della sua ultima visita nell’Urbe. Adesso, tra le polemiche post-Regensburg, le minacce di attentati e il clamoroso forfait di Erdogan – che con la scusa del vertice Nato di Riga eviterà ogni incontro col Papa – la valenza ecumenica della visita appare del tutto oscurata. E i primi a compiacersene sembrano gli ortodossi russi, da sempre insofferenti della leadership “d’onore” esercitata dal Patriarcato ecumenico in seno all’Ortodossia. L’ultimo siluro lo ha lanciato, a inizio settimana, il vescovo ortodosso russo di Vienna Hilarion Alfeyev, che guida l’ufficio di rappresentanza del Patriarcato di Mosca presso le Istituzioni europee. In una intervista all’agenzia cattolica Zenit – legata ai Legionari di Cristo – il gerarca russoortodosso ha demolito l’idea che Bartolomeo I possa essere considerato come una sorta di “Papa ortodosso”. «È fuorviante» ha spiegato Hilarion «presentarlo come il “capo” della Chiesa ortodossa universale. Così come è fuorviante che il suo incontro con il Papa di Roma venga considerato come l’incontro tra i capi delle Chiese cattolica e ortodossa». Hilarion ha lanciato un segnale anche verso i Palazzi romani, ricordando ai funzionari vaticani come «oltre ai contatti col Patriarcato di Istanbul sia ugualmente importante che la Chiesa cattolica sviluppi relazioni bilaterali con altre Chiese ortodosse, in particolare con la Chiesa russa». Come dire: se davvero v’interessa il rapporto con l’Ortodossia, dovete guardare ai 160 milioni di fedeli della “Terza Roma”, e lasciare da parte gli epigoni di quella Chiesa che adesso sopravvivono come ospiti indesiderati barricati nel Fanar, la sede del Patriarcato ecumenico che affaccia sul Corno d’oro. A Mosca non sopportano neanche che a guidare la delegazione ortodossa nel dialogo teologico coi cattolici – ripreso a settembre dopo anni di stallo – sia il metropolita “costantinopolitano” Ioannis Zizioulas, uno dei massimi teologi viventi. Secondo i russo–ortodossi tale dialogo, che con un azzardo ha preso di petto il nodo cruciale del Primato (compreso quello del Papa) rischia di arenarsi in discussioni dottrinali senza fine. Molto meglio – ha suggerito Hilarion con linguaggio ratzingeriano – sarebbe puntare a una «alleanza strategica» tra cattolici e ortodossi a difesa dei «valori cristiani» davanti alle «sfide comuni: secolarismo militante, relativismo, ateismo, islam militante». Che risposta arriverà da Oltretevere?


di Marino Rocca
L’INDIPENDENTE 9 novembre 06


2)


UNO DOPO L’ALTRO SI DEFILANO I BIG DEL GOVERNO DI ERDOGAN

Il Papa in Turchia è sempre più solo

Ad accogliere Benedetto XVI ci sarà soltanto un direttore generale
del ministero degli Esteri. Silenzio del Vaticano


Il primo ministro Erdogan sarà in Lettonia al vertice della Nato. Anche il ministro degli Esteri, Abdullah Gul, sarà con lui a Riga. E questo, ormai, il Vaticano lo aveva in qualche modo digerito dopo i maldipancia dell’affronto di dieci giorni fa. Ma adesso altre due personalità di primo piano si sono tirate indietro: il vicepremier, Ali Sahin, e il ministro per gli Affari religiosi, Mehmet Aydin. Così, per il momento, Ankara ha avvertito la Santa Sede che ad accogliere Benedetto XVI il 28 novembre, quando metterà piede in Turchia, ci sarà soltanto la signora Oya Tuzcuoglu che è direttore generale del Protocollo del ministro degli Esteri. Un alto funzionario. Come dire il minimo del minimo che uno Stato possa offrire in un’occasione simile. Tanto più che il governo turco considera il Papa il capo di uno Stato estero e non la guida spirituale dei cattolici di tutto il mondo. Nel governo turco, insomma, non si riesce a trovare nessuno disposto a incontrare il Papa. E lo strappo diventa sempre più imbarazzante. Anche se il Vaticano non vuole premere sull’acceleratore delle polemiche e le reazioni sono caute, così come avvenne quando l’Indipendente anticipò che Erdogan non avrebbe stretto la mano a Benedetto XVI. Anche perché resta confermato l’incontro del Pontefice con il presidente della Repubblica turca, Ahmet Necdet Sezer. E l’etichetta è salva. Ma dietro questo gioco delle parti fatto di defezioni e di obblighi istituzionali, c’è uno scontro di sostanza. In marzo la Turchia affronterà le elezioni più importanti della sua recente storia politica. Il partito di Erdogan, che molto ha puntato sull’ingresso del Paese nella Ue, dovrà superare l’effetto psicologico della mezza bocciatura ricevuta da Bruxelles e cerca di dosare le concessioni che sarà costretto a fare all’Europa con messaggi all’opinione pubblica interna lo spirito nazionalista e l’orgoglio islamico. Il presidente della Repubblica non ha queste preoccupazioni: Sezer è un moderato senza legami organici con i partiti e un passato da magistrato. 


di Rossella Fabiani
L’INDIPENDENTE 15 novembre 06