Caro giudice, perché ce l’ha tanto col crocefisso?

Perché tanta ostinazione contro il crocefisso?

Don Chino Pezzoli si interroga sull’accanimento del giudice Tosti contro il simbolo della verità della morte e resurrezione di Cristo.

Luigi Tosti, il magistrato anti-crocefisso, non desiste: dalle aule dei tribunali vanno tolti i crocefissi. La polemica divampa, sostenuta da alcuni intellettuali di stampo marxista che vogliono spedire in soffitta il simbolo che fu tanto caro ai nostri nonni e genitori. Queste beghe e lotte, mi ricordano i dialoghi tra don Camillo e il gigantesco crocefisso che dominava sopra l’altare della sua chiesa. In uno di questi simpatici dialoghi, il crocefisso assicura don Camillo che lui non parteggia né per il parroco, né per Peppone. Il prete s’arrabbia, esce di chiesa sbattendo il portone e si domanda: «Da che parte sta?».
 Giovannino Guareschi, che immortalò nei suoi racconti le amene e intelligenti conversazioni tra il crocefisso e don Camillo, ci pub essere di aiuto a trovare alcuni suggerimenti in queste diatribe spesso confuse e inutili. Il crocefisso è il simbolo più amato e rispettato dai cristiani, diffuso ovunque per far conoscere la verità della morte e resurrezione di Cristo. Un simbolo che ricorda un avvenimento storico: la condanna a morte di un uomo che annunciò a tutti l’amore, la salvezza…
Non capisco come la croce possa infastidire il giudice Tosti o altri miscredenti. Se non credono, la croce e un oggetto come tanti altri che non li disturba o condiziona affatto. Per me, ad esempio, un simbolo dell’Islam o di altre religioni, non mi infastidisce, anzi suscita solo interesse e rispetto. Non sarà il legno della croce a confondere il giudice, a fargli usare imparzialità nello stendere una sentenza….
Per quale motivo allora quel simbolo debba essere tolto? Non mi si risponda per il rispetto di chi professa un’altra religione. Il rispetto sta nell’accettarsi nelle diversità etniche e religiose e imparare a convivere. Pensare che gli adulti possano cambiare religione per una croce appesa o essere condizionati dal credo cristiano perche passano accanto a una chiesa, mi sembra una forzatura, una tesi puerile. Spesso la discussione verte sui bambini che non vanno condizionati da simboli o iniziative cristiane in scuola, nelle diverse agenzie educative o dai compagni di classe. Premetto che in scuola i ragazzi vanno soprattutto preservati dal male, dalla malvagità, dalla violenza, dalla menzogna e dalla immoralità spesso presente. Non mi sembra che i ragazzi di altre religioni possano essere danneggiati da una croce. In scuola, qualsiasi tipo di proposta morale o religiosa aiuta i piccoli a credere in qualcosa di grande, di nascosto, di misterioso che viene incontro alla loro fragilità. Anche un racconto, una fiaba, un avvenimento lontano nel tempo, e per loro un incanto…
Non arrampichiamoci quindi sui vetri, la religione i bambini la succhiano con il latte materno. Alcuni laici di stampo materialista e illuminista si dimostrano allergici a tutto ciò che sa di religioso, di soprannaturale. Sembra che dia loro fastidio che Dio non si sia fermato lassù, sopra le nuvole e si faccia ancora sentire, in qualche modo, quaggiù. Guareschi, che non era di certo un baciapile o un bigotto, nei suoi romanzi assegnava al crocefisso un compito stupendo: essere la coscienza di don Camillo. Una coscienza retta che lo guidava nelle scelte e lo rimproverava di fronte agli errori. Pure Peppone (comunista tutto d’un pezzo) si carica sulle spalle quel crocefisso durante il trasloco di don Camillo e cercava invano di dialogare con lui…
Caro Tosti, mi dispiace di non capire le ragioni di tanta avversione a questo simbolo, presente ovunque. Lei, per rimanere tranquillo, non dovrebbe quindi passare accanto a una chiesa, a un monumento dei Caduti; non gli e dato di salire su una montagna, d’entrare dal panettiere che conserva sulla parete quel simbolo: insomma non dovrebbe frequentare un ambiente contaminato dal crocifisso. Le consiglio quindi, visto che questi simboli ci sono e in molti li portano visibili sul petto, di trovare il modo di controllare tale stato emotivo scompensativo, le potrebbe nuocere…
LIBERO, 2 agosto 2008