SIR (Servizio d’Informazione Religiosa della Cei), 9 febbraio 2005
15:46 – CLONAZIONE: H.WATT (CENTRO LINACRE), “LA RICERCA NON DEVE UCCIDERE O SFRUTTARE L’ESSERE UMANO”
“La ricerca dovrebbe essere condotta con mezzi che non uccidono o sfruttano l’essere umano” è la secca risposta di Helen Watt, direttore del Linacre Centre for Healthcare Ethics (www.linacre.org) di Londra, l’unico centro cattolico di bioetica nel Regno Unito e Irlanda, al permesso di clonare embrioni umani a scopo terapeutico dato a Ian Wilmut, del Roslin Institute di Edimburgo, dall’Autorità britannica per la fertilizzazione e l’embriologia (Hfea) nell’ambito di una ricerca sulle malattie che colpiscono le cellule nervose (motoneuroni) che controllano i movimenti.
“Il professore Wilmut – spiega al Sir il direttore del Centro – vuole deliberatamente clonare embrioni umani affetti dalla malattia dei motoneuroni. Gli embrioni saranno creati ed uccisi per le loro cellule, che saranno poi studiate dallo staff del prof. Wilmut”. “Una licenza simile – aggiunge – era stata già concessa a dei ricercatori di Newcastle dalla Hfea. Ed è incredibile che questo genere di esperimenti siano permessi in un Paese che si dice civile. La ricerca – conclude Watt – dovrebbe essere condotta con mezzi che non uccidono o sfruttano l’essere umano, come la ricerca su cellule staminali adulte, che già sta dando dei risultati in merito a trattamenti medici”. Il professore Wilmut non è nuovo a questo genere di ricerche: nel 1996 aveva, infatti, già clonato la pecora Dolly.
15:08 – BIOETICA: COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, “EUTANASIA PEDIATRICA: NE’ BIOETICAMENTE NE’ GIURIDICAMENTE LECITA”
“Eutanasia pediatrica”: con questa definizione il Comitato nazionale per la bioetica (Cnb) indica le pratiche “di soppressione pietosa di neonati e bambini colpiti da patologie inguaribili o sofferenti a causa di handicap ad altissima gravità”, ” a volte equivocamente percepite come mere richieste di cessazione di accanimento terapeutico” e che, secondo quanto diffuso recentemente dalla stampa, sarebbero state poste in essere da “prestigiose istituzioni ospedaliere europee”. A tale proposito, in un comunicato diffuso oggi che riporta la mozione approvata nella seduta plenaria dello scorso 28 gennaio, il Comitato afferma che “la decisione di interrompere trattamenti medici futili, non proporzionati, privi di alcuna credibile prospettiva terapeutica per il paziente” deve essere ritenuta “non solo lecita, ma addirittura eticamente doverosa, per impedire che l’azione medica si trasformi in accanimento terapeutico”. Il Comitato per la bioetica ribadisce anche, però, che “l’interruzione dell’accanimento terapeutico non deve mai essere occasione o pretesto per l’abbandono terapeutico”. Infatti “il paziente ha sempre diritto, fino al momento terminale della propria vita, a essere sottoposto a tutte quelle terapie e a tutti quegli atti medici, che, pur non essendo in grado di guarirlo, possono comunque avere per lui preziose valenze palliative”. Il Comitato ritiene pertanto che “all’infuori dei casi di rinuncia all’accanimento terapeutico”, “ogni intervento di carattere intenzionalmente eutanasico nei confronti dei minori, non sia lecito né bioeticamente né giuridicamente”. Merita, in particolare “ferma condanna l’eutanasia a carico di bambini nati con handicap, anche particolarmente severi, dato che la compromissione della cosiddetta qualità della vita non ne giustifica in alcun caso, né eticamente né giuridicamente la soppressione”. (segue)
15:02 – BIOETICA: COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, “OCCORRE NON INDEBOLIRE LA PERCEZIONE DEL DOVERE FONDAMENTALE DI TUTELA DEI MALATI GRAVI”
“Particolarissime e fermissime tutele”: sono quelle di cui devono essere oggetto, secondo il parere del Comitato nazionale per la bioetica espresso nel comunicato stampa diffuso oggi, neonati e bambini che “nel caso di eutanasia pediatrica, non possono evidentemente prestare alcun valido consenso”. Essi, quindi, “vanno difesi come soggetti deboli, contro tutte le indebite e violente prevaricazioni che possono essere poste in atto nei loro confronti e che minaccino il loro diritto alla vita e alla salute, anche se rese spesso difficilmente percepibili dal drammatico contesto della loro malattia”. Il Comitato per la bioetica ritiene che “l’accettazione da parte di alcuni della liceità etica dell’eutanasia come suicidio assistito rischi di indebolire ulteriormente la percezione etica e sociale del dovere fondamentale di tutela dei malati affetti da gravi patologie fisiche e mentali”. Riguardo, in particolare all’handicap, il Comitato segnala che molte forme di esso “anche quelle obiettivamente di elevata gravità, trovano grazie alle ricerche della medicina più recente, promettenti possibilità di trattamento”. Ne consegue che “un diffuso atteggiamento di tolleranza nei confronti della soppressione dei neonati portatori di handicap, e ancor più la legalizzazione di tale prassi”, oltre a “costituire obiettivamente una biasimevole pratica selettiva”, potrebbe altresì “demotivare la ricerca nei confronti della prevenzione e della terapia dell’handicap medesimo”. Tutto ciò potrebbe, inoltre, secondo il Comitato “attenuare il dovere di solidarietà sociale verso i portatori di handicap e le loro famiglie, con evidenti ripercussioni nei confronti di quei beni oggettivi che sono la tutela del diritto alla salute e il progresso della scienza”.