CINA: liberato Mons. Jia Zhiguo, ma la persecuzione continua

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Liberato il vescovo sotterraneo mons. Jia Zhiguo

Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding, è stato liberato ieri dopo 17 giorni passati sotto controllo e in isolamento in una caserma. La persecuzione contro la Chiesa, però, non si placa, tanto che il governo della provincia dell’Henan ha decretato la distruzione con la dinamite dello storico santuario dedicato alla Madonna del Carmelo…

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Liberato il vescovo sotterraneo mons. Jia Zhiguo

Pechino (AsiaNews) – Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding è stato liberato ieri. Era stato sequestrato dalla polizia il 5 giugno scorso. Fonti di AsiaNews confermano che ieri alle 17.30 del pomeriggio (ora locale) il vescovo è rientrato in casa sua nell’episcopio di Zhengding (Hebei), dopo 17 giorni di sequestro.

Le fonti di AsiaNews dicono anche che questa volta il vescovo, 73 anni, non ha subito alcun interrogatorio o pressione. E’ solo rimasto isolato e vigilato in una caserma nella zona di Zanhuang (Hebei). Le altre volte in cui è stato fermato, egli ha subito interrogatori e pressioni per aderire all’Associaizone Patriottica, l’organismo di controllo delle Chiese, che vuole edificare una Chiesa indipendente dal Vaticano. Quello del 5 giugno scorso è il nono fermo del vescovo dal 2004.

Il motivo di quest’ultimo arresto continua ad essere non chiaro, ma un esperto spiega ad AsiaNews che potrebbe essere una “provocazione” in vista della imminente pubblicazione della lettera del Papa alla Chiesa cinese. Secondo diversi fedeli, la polizia e il governo dell’Hebei teme che la lettera del Papa potrà provocare incidenti e tensioni. Anche alla morte di Giovanni Paolo II la polizia ha controllato chiese e vescovi perchè non facessero “rivoluzioni” o gesti inconsulti.

L’Hebei è una delle province più colpite dalla persecuzione anti-cattolica del regime cinese e l’area dove vi è una grande concentrazione di cattolici sotterranei. L’ultimo arresto di mons. Jia risale al novembre del 2005. In passato, mons. Jia ha trascorso in prigione circa 20 anni. Da libero si trova sempre sotto lo stretto controllo della polizia, che gli limita l’attività pastorale. Non può visitare i fedeli della sua diocesi, e nemmeno somministrare l’unzione degli infermi ai cattolici in fin di vita.

AsiaNews 23/06/2007


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L’ultimo attacco della Cina: santuario raso al suolo

Proibito anche il pellegrinaggio. Al posto della Madonna del Carmine sorgerà un hotel

Quello che resta del santuario della Madonna del Carmine verrà fatto saltare in aria a colpi di dinamite ed il pellegrinaggio, che si svolge ogni anno, è stato proibito. L’ultima zampata contro la libertà religiosa in Cina avrebbe poco a che fare con il fervore ideologico e molto con la costruzione di un albergo o di una dimora con vista invidiabile per qualche boss del partito comunista, al posto del secolare santuario.

Lo ha denunciato AsiaNews, l’agenzia d’informazione del Pontificio istituto missioni estere, diretta dal coraggioso padre Bernardo Cervellera, che con le sue denunce è la bestia nera di molti governi illiberali. Le autorità comuniste della regione di Henan hanno proibito il pellegrinaggio del 16 luglio al santuario della Madonna del Carmine a Tianjiajing (a 60 km da Anyang), che durava da oltre un secolo. Non solo: «Il governo locale ha decretato la distruzione dello storico santuario con la dinamite ed il divieto assoluto di svolgere qualunque devozione o incontro». Il santuario fu voluto dal missionario del Pime, padre Stefano Scarsella, per ringraziare la Madonna degli scampati pericoli durante la rivolta dei Boxer. Il santuario fu costruito fra il 1903 ed il 1905 ed in seguito semi distrutto dalle truppe giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Poi ci pensarono le Guardie rosse, durante la rivoluzione culturale, a concludere l’opera. Del santuario originario rimangono solo un altare, qualche capitello scolpito, le fondamenta ed un anfratto, che ricorda Lourdes, con una piccola statua della Madonna. Dal 1979 i fedeli hanno ricominciato a celebrare il pellegrinaggio. Il tragitto verso il santuario è stato trasformato in una sorta di via Crucis, con le sue 14 stazioni, che verranno pure distrutte. L’offensiva del governo comunista locale è iniziata il 12 maggio scorso, secondo le notizie raccolte da AsiaNews. In concomitanza con la festa di Nostra Signora della Cina la diocesi di Anyang aveva lanciato l’appello per il pellegrinaggio, che solitamente raccoglie 40-50mila persone. L’Ufficio affari religiosi ha cominciato a stringere la sorveglianza attorno i religiosi convocandoli per farli desistere dall’organizzazione del pellegrinaggio. Il 12 maggio sono cominciate esercitazioni militari con 700 soldati, proprio nella zona del santuario, che ancora oggi è off limit. La strada-via Crucis è chiusa e tutte le automobili vengono fermate e controllate.

Il 14 maggio, scrive AsiaNews «il governo della città di Anyang ha revocato il permesso al pellegrinaggio definendolo “attività religiosa illegale”» e due giorni dopo ha ufficialmente requisito il terreno dove sorge il santuario. Il decreto prevede di radere al suolo i pochi resti con la dinamite. Gli abitanti del luogo sospettano che si voglia far posto per costruire un albergo o una dimora per qualche influente membro del partito che vuole godersi lo splendido panorama. «Questi quadri comunisti locali – racconta un fedele ad AsiaNews – non conoscono nemmeno le leggi sulla politica religiosa del governo centrale e creano inutili e pericolose tensioni». «Non cederemo mai – ha detto un altro – Non abbiamo paura e difenderemo fino in fondo i nostri legittimi diritti».

di Fausto Biloslavo

Il Giornale n. 147 del 2007-06-23