Algeria: vietato fare proselitismo cristiano

E’ in atto una sorta di autolesionismo in occidente, infatti il dialogo dovrebbe essere un conoscersi e rispettarsi, invece leggete cosa avviene in Algeria, ma si potrebbe dire anche in Yemen, Arabia Saudita etc. Il problema è che è in atto un grande raggiro ai nostri danni e se non capiamo questo, saranno guai seri.


Il senato algerino ha emanato una legge che prevede la prigione da due a cinque anni e multe fino a 10.000 euro per chiunque tenti di convertire il musulmano ad un’altra religione. Lo apprendiamo da Swissinfo. Già un passo avanti: non c’è la pena capitale (!).


Il testo di legge proibisce anche l’esercizio di un culto che non sia musulmanoal di fuori degli edifici previsti a tale scopo, il cui uso deve essere autorizzato“. Come dire: quindi state in sacrestia e ringraziate Dio se ve lo permettiamo.


Due note stonate nella notizia, anzi tre. Uno: si vuol far credere che la legge è stata fatta solo per un gruppetto di “cattivoni protestanti” (che per lo meno hanno il coraggio di evangelizzare). Due: il portavoce del ministero degli affari religiosi tranquillizza tutti, le sue parole equivalgono a dire: Non c’è problema fate i vostri culti in segreto e nessuno vi darà fastidio”. Tre: il vescovo di Algeri, mons. Henry Teissier, secondo l’agenzia svizzera “ha smentito recisamente che la Chiesa Cattolica faccia proselitismo, affermando che le azioni umanitarie svolte in Algeria non chiedono contropartite”. Domande: Invece di scusarsi loro che fanno leggi contro la libertà religiosa ci scusiamo noi? Annunciare il vangelo significa proselitismo? La Chiesa è un’agenzia umanitaria?


La vicenda mi fa venire in mente il mito pacifista  di San Francesco d’Assisi. Secondo certi fautori (non tutti) dell’ecumenismo, il dialogo interreligioso consisterebbe in una sostanziale indifferenza al dogma, sacrificato all’idea di una “tollerante” convivenza con qualsiasi fede e cultura. A conferma di questo irenismo sincretista si citerebbe l’umiltà di San Francesco alieno dalle dispute e propenso all’arrendevolezza, e per cui avrebbe contato più la prassi che la verità.


Che tale interpretazione della figura e del pensiero di S.Francesco sia falsa appare con evidenza dalla grande passione missionaria del Santo di Assisi, che rischiò la vita pur di andare in Oriente a convertire i Saraceni, e svolse presso il “Soldano” (“Saladino”) una accorata opera di testimonianza. Se ne può vedere il resoconto nelle prime fonti francescane


Quello di convertire i musulmani fu un suo costante pensiero, si potrebbe dire un suo chiodo fisso, che non a caso sarebbe poi rimasto nella storia del francescanesimo, ricco di martiri in terra islamica (si pensi ai martiri francescani in Marocco, nel 1220 e nel 1226). Così non avrebbe fatto se avesse ritenuto inessenziale la verità, a vantaggio di una “pura prassi” di generosità etica.


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