Non Stato etico, ma un criterio richiesto dalla società civile

Non è vero che la famiglia si favorisce semplicemente considerandola un blocco, un’unità, come in certe tesi di parte cattolica è stato sostenuto. Per difendere la famiglia in taluni casi bisogna distinguere e rendere indipendenti i redditi dei due coniugi, altrimenti si favoriscono le unioni di fatto, si svantaggia la famiglia legittima rispetto alle altre unioni che, comunque, non vanno demonizzate. di Leopoldo Elia

Tutta la discussione riguardo alla legge finanziaria per il 2001 ha dato conto dell’equilibrio tra risanamento e sviluppo che dirige e ispira questa manovra; basti dire, per quello che riguarda il risanamento, che non possono esserci dubbi o discussioni di fronte ad un dato che assumo come simbolico: in quattro anni l’indebitamento netto della pubblica amministrazione sul prodotto interno lordo è passato dal 7,1 all’1,9 per cento. Questo giustifica gli apprezzamenti dell’OCSE, questo giustifica il senso di stabilità che è derivato dalla nostra adesione all’Euro e dall’adempimento delle condizioni previste dal trattato di Maastricht.
Certamente, vi è anche una filosofia in questo equilibrio tra risanamento e sviluppo. La filosofia consiste nel fatto di aver rovesciato a favore delle famiglie due terzi di questa cosiddetta restituzione. Non amo la parola restituzione, perché ciò che si restituisce è il maltolto, è quello che si è preso indebitamente, mentre qui si è trattato di adeguarsi, di volta in volta, alle quantità disponibili di entrata rispetto alla spesa. La filosofia, comunque, consiste nel fatto che nella cosiddetta restituzione i due terzi sono andati a favore delle famiglie e un terzo a favore delle imprese.
Questo ribaltamento, rispetto alla situazione precedente in cui i due terzi andavano a favore delle imprese e un terzo o anche meno a favore della famiglia, mi ricorda un po’ la logica della ricostruzione tedesca in cui si dette la precedenza alla ricostruzione delle industrie rispetto all’edilizia civile. È un’analogia ma fa pensare allo sviluppo della tendenza a favorire la famiglia. Questo è un problema che noi avvertiamo particolarmente.
Il Partito Popolare, che rivendica l’eredità della migliore Democrazia Cristiana, sa che quello del trattamento tributario della famiglia è un problema di estrema delicatezza. Ricorderò l’illustre polemica tra il segretario della Democrazia Cristiana Fanfani e il professor Visentini a proposito del cumulo dei redditi: cumulo tra i due coniugi sostenuto e propugnato dal professor Visentini e contestato e oppugnato dal segretario Fanfani. La Corte costituzionale dette ragione a Fanfani e la storia ulteriore dei rapporti economici ha confermato questa soluzione.
Non è vero che la famiglia si favorisce semplicemente considerandola un blocco, un’unità, come in certe tesi di parte cattolica è stato sostenuto. Per difendere la famiglia in taluni casi bisogna distinguere e rendere indipendenti i redditi dei due coniugi, altrimenti si favoriscono le unioni di fatto, si svantaggia la famiglia legittima rispetto alle altre unioni che, comunque, non vanno demonizzate.
Ebbene, questa vicenda dimostra la difficoltà dei sottili equilibri nella disciplina tributaria della famiglia. È giusto che la vedova o il vedovo per avere l’integrazione al minimo, come è stato stabilito, non risenta della quantità di reddito dell’altro coniuge, perché altrimenti si verrebbe a determinare uno squilibrio fortunatamente evitato con le ultime misure che hanno stabilito una situazione più equa rispetto a quella precedente.
Il cardinale Martini, in un suo recente intervento che invito a leggere integralmente per la sua profondità, ha affermato che non si tratta di penalizzare le unioni di fatto, ma piuttosto di dare un riconoscimento di trattamento preferenziale alle unioni familiari fondate sul matrimonio in base alla nostra Costituzione.
Anche nella questione relativa ai giochi, non abbiamo accettato vecchi criteri da Stato etico, ma piuttosto un criterio di etica politica richiesto dalla società civile, che esprime le esigenze e le istanze delle famiglie. Questa è stata la ratio che ci ha guidato sia nel rifiutare l’esasperazione dei videopoker, sia nel rifiutare l’apertura di nuove case da gioco.
L’elettoralismo che ci è stato contestato non esiste perché nulla è stato compromesso delle soluzioni e degli equilibri futuri. Il Patto di stabilità è stato rispettato, i grandi saldi tra le quantità di entrata e di spesa sono stati rispettati, ma – a parte le schermaglie su questo punto – credo che effettivamente abbiamo posto le premesse per uno sviluppo, si spera sostenibile, che si svolgerà in condizioni necessariamente almeno in parte condizionate dal passato.
Infatti, vorrei sottolineare che ciò che è importante di questa discussione è la parte che riguarda l’avvenire. L’opposizione fa proposte di grandi interventi sui lavori pubblici, sulle infrastrutture, ma quello che non ci dice è il risvolto operativo, come si troveranno i mezzi per compiere questi interventi.
Anch’io ho letto l’articolo dell’onorevole Berlusconi sulla rivista “Idezione” di settembre-ottobre. Anch’io so che l’onorevole Berlusconi punta su quella che in dottrina si chiama la curva di Laffer (meno imposte, più progresso economico). Ma tutto questo ha dei limiti. Dobbiamo entrare – e lo faremo nella campagna elettorale – nel discorso del risvolto, delle vie e dei mezzi che l’onorevole Berlusconi propone per raggiungere i suoi obiettivi. Si deve rivelare a chi farebbe pagare queste diminuzioni delle imposte, chi sarebbero i laissés pour compte rispetto alla riforma delle pensioni che egli delinea, basata esclusivamente sulla capitalizzazione privata.


http://www.parlamento.it/ppi/attualita/testi/2000-12-20.htm