Unione Europea: Ungheria e Polonia resistono alla dittatura gender


L’ennesimo testo del Consiglio europeo volto a diffondere l’ideologia gender con i soliti motivi pretestuosi: promuovere l’uguaglianza di genere e a contrastare la violenza e il bullismo online.
Ma il governo Orban e quello di Varsavia non ci cascano più: gli LGBT sono persone come le altre, legiferare su di loro sarebbe come tutelare i grassi o i bassi.

Ungheria e Polonia spaccano l’Ue: “No ai privilegi per gli LGBTIQ”

Il web deve essere uno spazio sicuro e non discriminatorio. Ma le discriminazioni a danno di chi sostiene la vita umana e la famiglia naturale sono quotidiane e, guardando anche solo Facebook, in aumento.

Con quale pretesto si contrasta l’identità occidentale?

Sempre lo stesso: i presunti “diritti” per la lobby LGBT, che in realtà sono privilegi con i quali si vuole reprimere chi pensa in modo conforme alla natura.

È per questo che la Polonia e l’Ungheria dell’indomito Viktor Orban, stanno di fatto bloccando l’ultima proposta di legge sul tavolo del Consiglio Affari sociali dell’Ue, che si sta svolgendo a Bruxelles. Anche questa, come tutte le precedenti, mira a promuovere l’“uguaglianza di genere”, i giovani e la digitalizzazione, con una particolare attenzione alla violenza e al bullismo online.

Proprio su questo punto, Budapest e Varsavia hanno chiesto e ottenuto che la bozza elaborata dall’Austria (Paese che presiede il Consiglio) non contenesse riferimenti alla comunità LGBTIQ.Il precedente testo elencava “giovani di basso status socio-economico, giovani appartenenti a minoranze etniche tra cui Rom, giovani con disabilità, giovani nelle aree rurali, giovani con un background migratorio e giovani LGBTIQ” tra quelli che hanno bisogno di protezione.cMa l’ultima parte è scomparsa grazie alla coraggiosa opposizione di Polonia e Ungheria.
Una decisione che sarebbe dovuta servire a raggiungere un consenso sul testo. Ma l’effetto è stato opposto. 

Malta, Belgio e Olanda, più di tutti, hanno alzato le barricate. Proprio su alcuni passaggi controversi dove è stato escluso il riferimento al genere, introducendo invece un richiamo alle “caratteristiche genetiche”. “C’è un momento in cui devi dire basta. Per noi è arrivato”, ha detto al blog “Politico” un diplomatico social-comunista infuriato con i colleghi ungheresi e polacchi. 

Per convincere Budapest e Varsavia a reintrodurre le tematiche usate dalla lobby LGBTIQ, i Paesi del Benelux e Malta hanno minacciato di bloccare tutti i testi in discussione al Consiglio. In contemporanea, un largo gruppo di Stati membri (tra cui l’Italia) ha presentato un testo da inviare alla Commissione europea affinché elabori una strategia Ue che privilegi la comunità LGBTIQ. Naturalmente, in esso, non c’è menzione dei diritti della famiglia e della vita umana.

Ci si augura che, almeno in Europa, il centro-destra tenga fede ai suoi impegni elettorali. Diversamente, continuando con la tattica da ciechi, segheranno il ramo su cui siedono… e noi ce ne ricorderemo. Compito di ognuno è dare la sveglia ai parlamentari europei del proprio territorio.

Tratto da https://www.politico.eu/article/hungary-and-poland-say-no-to-lgbtiq/ con correzioni e integrazioni.

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