ISLAM, decapitazioni: quelle notizie non dette…

L’attentato di Nizza, che ha preceduto di poco quello di Vienna non rappresenta un episodio isolato, un gesto estremo, un caso di pazzia.
Nessuno lo crede più. Ed a ragione.

Lo ha detto a chiare lettere anche Toni Capuozzo, noto giornalista televisivo e scrittore, certo non imputabile di “sovranismo”, avendo iniziato la propria carriera a Lotta Continua, prima di transitare presso altre testate e di giungere infine a Mediaset: «Sui barconi non c’è chi scappa dalla guerra – ha scritto – Quello che possiamo e non vogliamo immaginare è la forza e la ferocia, che occorrono per sgozzare una persona fino a decapitarla. L’odio, da sé, non basta», né si tratta semplicemente di un «gesto folle», compiuto da una mente disturbata.

Il perché va cercato altrove, nei fatti.
Anche quelli, che spesso – troppo spesso – “sfuggono” alla grande stampa… Come l’allarme recentemente scattato in Francia per la crescente presenza di musulmani russi – ceceni, in particolare –, pakistani e turchi, ostili a qualsiasi tipo di integrazione e non meno temibili, in termini di radicalizzazione, di quelli maghrebini, africani e mediorientali.
Non a caso è nato a Mosca il diciottenne ceceno, che ha decapitato l’insegnante della scuola di Conflans-Sainte-Honorine, a ovest di Parigi. I suoi genitori ed altri sette familiari sono stati arrestati, poiché sospettati di complicità.

Non solo. In tale ottica vanno interpretati anche i violenti scontri, avvenuti sempre in Francia per diversi giorni, nel giugno scorso, tra bande di immigrati ceceni ed algerini. I disordini hanno avuto come epicentro la periferia di Digione, ma il timore è che possano estendersi anche altrove.

Non diversa la situazione in Spagna, come prova la vicenda dell’imam arrestato a Pasajes (Guipúzcoa) lo scorso 28 ottobre per aver “reclutato” nuove leve per la jihad, ma ora accusato anche di aver finanziato una delle fazioni di Hamas, le brigate Al Kassan, cui avrebbe inviato almeno 100 mila euro.

L’operazione è stata condotta dalla Polizia su ordine della Procura, d’intesa con Europol. Nei guai è finito un 44enne marocchino, Mohamed Charii, ufficialmente disoccupato, con precedenti per maltrattamenti nei confronti della moglie.
Pare che si servisse di un’associazione culturale, peraltro sostenuta economicamente dal governo basco, per radicalizzare i musulmani, soprattutto i giovani, anche minorenni. Di fatto aveva trasformato quei locali in un centro di culto non riconosciuto con l’obiettivo di promuovere la jihad in Europa.
L’uomo era riuscito a riscuotere anche un vasto seguito sui social: due soli suoi account raccoglievano oltre 10 mila fans, cui propinava materiale di propaganda e video dell’Isis, inneggianti alla violenza. Gli accertamenti hanno permesso di evidenziare contatti tra l’uomo ed altri jihadisti residenti in Francia ed in Marocco.

In modo silenzioso, ma già reale si sta tentando d’introdurre in Europa sistemi assolutamente inaccettabili di diffusione dell’islam. Quali il reclutamento di donne, chiamate non solo a divenire madri dei futuri mujahidin, ma anche ad essere inviate in Europa e Turchia come mogli di jihadisti provenienti dalla Siria o dall’Iraq.
È accaduto in Spagna, a Melilla ed a Mogán, dove, per questo, due jihadisti marocchini vicini ad al-Qaeda sono stati arrestati dalla Polizia su ordine della Procura e con la collaborazione dell’Europol. Avevano entrambi già scontato in patria una condanna a sei anni, in quanto membri di una cellula terroristica, smantellata nel 2012.
Secondo fonti di Polizia, almeno due matrimoni “virtuali” erano già stati formalizzati: per questo venivano scelte donne vulnerabili, di scarsa cultura, manipolabili ed influenzabili. Prima che incontrassero il marito loro assegnato, venivano indottrinate e veniva loro imposto di accettare la poligamia. L’operazione ha consentito di smantellare una rete, ch’è risultata avere ramificazioni internazionali e che si sospetta possa aver finanziato il terrorismo con l’obiettivo di formare una sorta di “califfato islamico”. Le forze dell’ordine erano sulle tracce degli jihadisti da oltre un anno.

L’invito di Capuozzo è chiaro: basta ipocrisie, smettiamola di illuderci «di essere i buoni samaritani del pianeta», come l’Occidente ha fatto finora. E prendiamo piuttosto atto di quel che realmente accade. Ecco, è il primo passo per trovare giuste risposte e soluzioni davvero adatte.

(Mauro Faverzani, per https://www.corrispondenzaromana.it/islam-quelle-notizie-non-dette/)

Questo articolo ha un commento

  1. Giovanni

    Temo davvero che chi avrebbe dovuto già da tempo, si stia quasi svegliando solo ora… Temo davvero sia un po’ tardi, in particolare per il nostro Paese.

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