La notizia è questa: il presidente russo Vladimir Putin e quello cubano Miguel Díaz-Canel hanno inaugurato insieme una statua in bronzo di Fidel Castro a Mosca, al culmine di una visita che ha sottolineato la sintonia politica fra Mosca e L’Avana contro le sanzioni occidentali.
Díaz-Canel, primo presidente cubano a non essere un membro della famiglia Castro, è succeduto il 19 aprile 2021 a Raul Castro, fratello di Fidel, come primo segretario del Partito Comunista di Cuba. “Entrambi i paesi, Russia e Cuba, sono soggetti a sanzioni ingiuste”, ha detto Díaz-Canel, citato dalla Tass. Putin, da parte sua, ha ricordato le “ore di conversazione” con il defunto leader cubano, per il quale “ogni paese aveva diritto a svilupparsi liberamente, a scegliere la sua strada, e che le dittature, il saccheggio e il neocolonialismo non hanno posto in un mondo giusto”.
Díaz-Canel, che ha incontrato anche il patriarca Kirill e l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, ha affermato che “l’impero yankee” è un “nemico comune di Cuba e la Russia. Capiamo che questo conflitto deriva dalle macchinazioni americane”, ha detto il leader cubano, aggiungendo che Putin “aveva avvertito da molto tempo il mondo che l’espansione della Nato verso la Russia era semplicemente inaccettabile”. “Condanniamo le sanzioni anti russe e l’origine dell’attuale conflitto, in modo che la gente non venga ingannata nel dare la colpa alla Russia”, ha detto ancora.
Quando papa Francesco incontrò Fidel Castro a Cuba, il 21 settembre 2015, suscitò un coro unanime di proteste fra gli esponenti dell’opposizione, in larga misura cattolici, feriti da questo incontro. Nel luglio 2021 migliaia di persone scesero in piazza a Cuba, in quella che è stata definita la più grande protesta di massa mai vista sull’isola negli ultimi 30 anni. A questa manifestazione seguì una violenta repressione da parte del presidente Díaz-Canel.
Castro morì a novant’anni il 25 novembre 2016. Il 19 aprile dello stesso anno, nel suo ultimo discorso politico, a conclusione del VII Congresso nazionale del Partito Comunista di Cuba, invitò i presenti a mantenere vivi i propri ideali comunisti. Oggi Putin e Díaz-Canel mantengono vivi questi ideali, inaugurando un monumento in onore di Fidel Castro.
C’è chi ritiene che non sia adeguato attribuire a Putin l’appellativo di post-comunista o post-stalinista, perché egli si sarebbe totalmente affrancato dal comunismo. Però Putin ha inaugurato assieme al Presidente e segretario comunista cubano una statua a Fidel Castro, che è stato l’icona della rivoluzione comunista nel mondo.
In un articolo sul “Corriere della Sera” del 23 novembre, Paolo Lepri ha osservato che l’inaugurazione del monumento a Fidel Castro sarebbe soltanto un episodio-simbolo in uno scenario nel quale l’ex superpotenza tenta di esercitare la propria influenza, se però non ci fosse una guerra in corso in cui esistono chiaramente un aggredito e un aggressore. Ma per i due “compagni” l’invasione dell’Ucraina è una guerra difensiva. Infatti, per Díaz-Canel — che ha parlato alla Duma, il Parlamento di Mosca — “le cause del conflitto in Ucraina devono essere trovate nella politica aggressiva degli Stati Uniti e nell’allargamento della Nato ai confini con la Russia”.
Ciò che lega Putin e Díaz-Canel è l’odio radicale verso gli Stati Uniti, la Nato e l’Occidente, contro i quali la Russia combatte una guerra di liberazione, che riscuote l’adesione incondizionata di Cuba. Come dimenticare l’aspetto ideologico di quest’alleanza, cioè il comune richiamo agli ideali comunisti, implicito nell’incontro tra il Presidente della Repubblica di Cuba e quello della Federazione Russa? Come negare che la Russia, trent’anni dopo l’auto-dissoluzione dell’Unione Sovietica, continui a promuovere e a diffondere, anche con le armi, i suoi errori nel mondo, e come ignorare che questi errori, a cui non solo Cuba e Russia, ma anche la Cina si richiama ufficialmente, affondano le loro radici nella Rivoluzione bolscevica del 1917?
(Roberto de Mattei, https://www.radioromalibera.org/fidel-castro-onorato-a-mosca-da-putin/)