Inutile dirlo: in tutte le classifiche i più colpiti sono i cattolici.
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L’Osservatorio per la libertà religiosa e di coscienza (OLRC) da 14 anni registra la situazione della violenza contro i fedeli in tutta la penisola iberica, ma i dati di quest’anno fanno particolarmente rizzare i capelli e preoccupare: nel report 2019 si contano 55 attacchi a luoghi di culto e quando si parla di attacchi intendiamo incendi o atti vandalici con imbrattamenti o addirittura distruzioni di suppellettili religiose. Più del 90% sono chiese cattoliche (46) e appena 2 moschee, tanto per dare l’idea di quale sia il nemico.
In ben tre casi ci sono stati attacchi di violenza fisica contro i credenti ed erano tutti e tre cattolici. Se passiamo dalla violenza alla vessazione abbiamo 15 episodi, tutti registrati dall’OLRC tramite la stampa locale, e di questi 13 sono a danni di cattolici. Non si contano i motivi di scherno registrati (29, 22 contro i cattolici) e i casi che l’Osservatorio definisce di laicismo belligerante (73 casi, 45 a danno di cattolici).
I dati 2019 preoccupano anzitutto perché sono in crescita rispetto al 2018 (le chiese vandalizzate erano 53), ma sicuramente nel 2020 si assisterà ad un’impennata del laicismo belligerante dato che nel corso del lockdown in molti casi la polizia è entrata nelle poche chiese rimaste aperte per intimidire persino vescovi e fermare le celebrazioni come accaduto a Granada.
A gennaio anche il portale web ReligionEnLiberdad aveva contato casi simili, attribuendone anche la paternità: a fronte di “soli” 8 casi di teppismo urbano, ben 7 attacchi hanno riguardato profanazioni di ostie consacrate, 5 incendi di chiese, come a Cordoba e Almeria, 4 attacchi a presepi, 4 profanazioni a statue e molto altro.
Nell’ottobre scorso la chiesa di Zamora viene imbrattata con scritte inneggianti la repubblica, a Lerida, l’8 novembre ignoti danno fuoco alla chiesa di San Giovanni, bruciando persino le tovaglie dell’altare; il 31 agosto ad Almeria la chiesa viene imbrattata con immagini “pedofile”.
LA POLITICA
Il report si occupa anche di aspetto curioso che dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione su che cosa stia diventando la Libertas ecclesiae in questi anni: le tante dichiarazioni di politici, alcuni anche in Parlamento, o associazioni impegnate in politica. Obiettivo: eliminare l’ora di religione, fermare i finanziamenti dello Stato alle opere religiose, cancellare i simboli della fede e attaccare le scuole paritarie spagnole. A fare la parte da padrone è il partito di Pablo Iglesias (nomen omen), Podemos che è responsabile di ben 19 iniziative dichiaratamente anticattoliche. L’alleato di governo, il Psoe del presidente Sanchez, segue a ruota con una decina di attacchi.
Si tratta di episodi inquietanti che dovrebbero far riflettere su che cosa sia diventato esprimere pubblicamente la fede cattolica al tempo dei “diritti per tutti”: una gogna mediatica e un problema di esistenza. Per questo l’osservatorio ha chiesto il rispetto del diritto alla libertà religiosa ricordando che l’aconfessionalità non significa eliminare tutti i simboli religiosi e proibire ai cittadini di praticare il culto e soprattutto che venga rispettata la legge, si vigili a tutela dei cristiani e si puniscano i colpevoli che, evidentemente, oggi sono impuniti. La situazione della Chiesa spagnola è questa. Non siamo a Mosul.
Fonte: http://www.iltimone.org/news-timone/spagna-ce-un-problema-cattolico-pericolo/
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