Un Coscioni ideologizzato rimprovera l’entusiasmo ed il coraggio di Brunetta


Luca Coscioni risponde all’intervento di Loris Brunetta (l’intervento del signor Brunetta era stato pubblicato da IL FOGLIO in data 2 novembre, ed  è reperibile al link http://www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=article&sid=622 , ndr)


Al direttore – Fin dal momento in cui mi sono messo a scriverle per una replica all’articolo apparso in prima pagina del 2 novembre scorso di Angelo Loris Brunetta, ho sentito forte il bisogno di dedicare un pensiero ai malati di talassemia, ai malati di sclerosi laterale amiotrofica, a quelli che personalmente conosco o che non ho mai incontrato e a quelli di tutto il mondo che lottano contro la loro malattia, per ora incurabile e totalmente invalidante. La mia riflessione mi porta a dire che il Signor Brunetta non dovrebbe parlare come Presidente dell’Associazione Ligure Talassemici ma a titolo strettamente personale.

 Accetto la sua diversità nel vivere la sofferenza come ricchezza e non – come altri – come colpa, o altri ancora come vergogna. Io vivo la mia sofferenza scagliandola contro chi erge barriere per proteggersi da chi rivendica il diritto ad una vita dignitosa, una difesa vigliacca, egoista e cieca. Quella di Brunetta è, evidentemente, una vita dignitosa, ma non lo è quella di molti altri malati, anche talassemici, assetati di diritti irrinunciabili e di un futuro che sia altro che una condanna alla disperazione. Le sue parole sembrano decise, ma permettetemi forse un po’ confuse quando dice che è come se esistesse “soltanto come prova di non diritto alla vita, come esempio di spazzatura di cui liberarsi, qualcosa che disturba la perfezione della non sofferenza, e allora giù per lo scarico del water”; o quando dice di arrabbiarsi “con chi non vuole più ricordarsi di essere stato un embrione, con chi studia le cellule e non vede oltre, con chi ci considera mostri da non far nascere”. Non credo proprio che il problema sia essere mostri o no, o sentirsi tali per la società moderna in cui viviamo.

Dico, semplicemente, che nulla può cambiare nella sua vita se non vuole liberarsi dalla talassemia o da altro, e il suo apparire nei media non può farci credere o convincerci che oggi l’esistenza di coloro che – come i talassemici – vivono grazie al sangue loro trasfuso non sia più in pericolo come lo era in passato. Non è buona e giusta informazione, quella uscita dalle sue parole proprio da quel salotto televisivo dove è stato invitato. L’Associazione che porta il mio nome per la libertà di ricerca scientifica, Radicali Italiani e tutti coloro che hanno sostenuto e firmato il referendum per l’abrogazione della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, vogliono che la ricerca scientifica sia libera da quei condizionamenti ideologici, dogmatici che proibendo, impediscono di ascoltare le sofferenze silenziose di milioni di malati. E’ impossibile non ascoltarle, non essere accanto e dar voce, con una diversa voce, alle loro, alle nostre esistenze.


Luca Coscioni – presidente di Radicali Italiani


© IL FOGLIO 11 novembre 2004, ultima pagina