«Tutto giudicava ”sub lumine Christi”»…

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“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima?”
 
Omelia di Mons. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, per il II anniversario della morte di Mons. Luigi Giussani, fondatore di “Comunione e Liberazione”

Genova, Chiesa di Santa Marta,
16 febbraio 2007

Carissimi!
 
Siamo qui per pregare nella memoria del secondo anniversario della nascita al Cielo di Don Luigi Giussani, anima grande e cara a noi, alla Chiesa, e, soprattutto, al cuore di Dio.
 
La sua memoria è sempre viva, non solo perché i nostri morti vivono nel seno del Padre, ma anche perché ognuno di voi – cari amici di Comunione e Liberazione – si sente in qualche modo generato ad una fede più forte e bella grazie alla sua paternità spirituale. Quella paternità sacerdotale e apostolica da cui è sgorgato, zampillante e fresco, il suo carisma.
 
“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima?”
 
1. Le parole di Gesù ci invitano a sollevare alto lo sguardo. Richiamano ad una visione superiore e sovrana delle cose: una visione che permette di vivere facendo ordine nella vita, nei valori, nel mondo. Se l’anima è destinata all’eternità, allora le cose terrene – lungi dallo svilirsi – assumono la loro verità, prendono misura e significato. Come non pensare al grande criterio dell’uomo medievale che tutto giudicava “sub lumine aeternitais”?  I beni materiali, le situazioni, la storia erano visti non con languido distacco, o con represso desiderio, ma rapportati al Cielo, all’eterno. Questo sguardo permette di vivere meglio: abbiamo tutti bisogno di sgonfiare tante cose per le quali troppo ci spendiamo e soffriamo e che, in realtà, non meritano tanto di noi!
 
Pensando a Don Giussani, dovremmo meglio dire che tutto giudicava “sub lumine Christi”, nella calda e penetrante luce di Cristo: della sua Parola, della sua vita. Egli era cosciente che il Cristianesimo non è un’ideologia – cioè una somma di idee, di dogmi, un moralismo – ma l’incontro con una Persona viva, Cristo, che ha calcato la terra della Palestina e ne ha mangiato il pane; che ha vissuto la morte come noi ed è risorto; che continua ad esser vivo tra noi nel suo Vangelo e nei Sacramenti, nella sua Chiesa.
Sì, il Vangelo non è un’ideologia: questa – rispetto alla vita – è stringente e mortificante; la fede – cioè il rapporto con Gesù – è esigente ma esaltante.
 
E ciò vale non solo nella vita individuale; ma anche per l’agire pubblico, per costruire una società che sia il più possibile una compagnia di fratelli, cioè degna dell’umanità dell’uomo, sapendo che “chi non dà Dio, da troppo poco” (Card. J. Ratzinger). Solo Cristo, infatti, rivelando il volto di Dio rivela il vero e compiuto volto dell’uomo.
 
2. Don Giussani – negli anni della rivoluzione culturale – colse la duplice istanza
 che pervadeva come impazzita ogni mondo vitale, ogni strato sociale, soprattutto i giovani: il bisogno di libertà e di relazione. E questi bisogni li ha illuminati con la luce di Gesù, anzi li ha cercati nella vita di Gesù. Ovviamente già li conosceva come cristiano e sacerdote, ma le sfide a volte furenti di quel momento storico hanno costretto la sua passione apostolica ed educativa a metterli in particolare rilievo, a farle emergere con più forza, e a farne il cuore del carisma: la libertà e la relazione comunionale.
 
* Gesù solo è sorgente della vera liberazione, quella dalla schiavitù dei nostri peccati, sorgente di ogni altro male. Il peccato è il male dei mali. Egli ci ha liberati non con un teorema ideologico, ma con il sacrificio della sua vita. Così l’uomo, liberato dai suoi egoismi, può incontrare gli altri senza usarli, e creare così attorno a sé dei vincoli di vera libertà perché vincoli d’amore e di dono.
 
* Nello stesso tempo, Don Giussani mise in evidenza un’altra realtà: se la libertà dello spirito è premessa e condizione per creare rapporti veri, per sprigionare una compagnia non di sbandati ma di fratelli, è anche vero che la relazione e la comunione con il mondo e con gli altri difende la libertà stessa perché la preserva dalla tentazione della propria utopica e liberticida assolutezza. Per questo la Chiesa – trama umana e divina di legami fraterni e organici – garantisce la nostra libertà in Cristo e quindi la nostra umanità.
 
L’intercessione di Don Giussani ci ottenga dal Signore, Pastore grande delle nostre anime, di crescere nel rapporto con Lui – cuore a cuore, ragione a ragione ( Egli che è il Logos divino e eterno!). Crescerà la capacità di seguirLo per amore e con amore, fino a perdere la vita come ci ricorda il Vangelo. E’ l’unico modo per non perderci per sempre e per assaporare – più vera e intensa – la gioia cristiana. E’ meglio perdere la vita che perdere noi stessi.
 
+ Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova


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