Toscana: le associazioni cattoliche difendono il diritto naturale

FIRENZE, domenica, 23 gennaio 2005 (ZENIT.org).– Il mondo cattolico e parte della società civile hanno accolto con soddisfazione l’iniziativa del governo di impugnare davanti al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) la legge regionale della Toscana n.63 del 15 novembre 2004, relativa all’identità di genere.

Contro tale legge si erano già mobilitati 165 docenti universitari, sacerdoti, avvocati, insegnanti, responsabili di movimenti ed associazioni cattoliche, i quali avevano sottoscritto un manifesto in cui denunciavano il grave equivoco di confondere “il necessario e dovuto rispetto che deve essere riconosciuto ed assicurato a tutti gli uomini, indipendentemente dall’orientamento sessuale, con la promozione di una antropologia assolutamente contraria alla legge naturale”. ZENIT, che su questa vicenda ha già pubblicato un servizio in passato (“Manifesto civile contro una legge toscana sull’orientamento sessuale” , ZENIT, 13 dicembre 2004), ha voluto approfondire i termini del contendere intervistando Riccardo Novi, membro dell’Unione Giuristi Cattolici (UGCI) di Pisa.


Novi è tra i promotori del Manifesto di protesta oltre che membro del Direttivo Nazionale della Consulta delle Aggregazioni Laicali della Conferenza Episcopale Italiana in rappresentanza dell’UGCI.


Cosa pensa di questa iniziativa del governo di impugnare la legge da voi contestata?


 Riccardo Novi: Per noi è una buona, anzi un’ottima notizia. In realtà dovrebbe esserlo per l’intera società toscana. Il mondo cattolico, sin dall’inizio, ha fatto presente – in maniera decisa – alla Regione che la proposta di legge di cui all’oggetto non perseguiva il bene autentico dei cittadini. L’equivoco di fondo che viziava l’intero impianto normativo era costituito dalla confusione creata tra il necessario rispetto dovuto a tutte le persone umane, indistintamente dal loro orientamento sessuale, con la promozione – invece – di un’antropologia assolutamente contraria alla legge naturale. In questa maniera la Regione Toscana finiva per sancire normativamente il ‘diritto’ alla libera scelta del sesso da parte del soggetto. A ciò seguiva necessariamente il riconoscimento dell’eguale dignità–valore di ogni scelta sessuale (compresa quella omosessuale etc.) e quindi la sua promozione. Questa soluzione normativa costituisce certamente il frutto malato di un approccio ideologico alla realtà. L’utilizzo di categorie astratte che non hanno niente a che vedere con una corretta percezione del reale danno questi devastanti risultati.


Lei ed altri esponenti del mondo cattolico, siete stati i primi ad opporvi alla legge in questione. Perchè?


Riccardo Novi: In effetti il mondo cattolico – cui si sono presto affiancati anche esponenti della società civile – è stato il primo a lanciare l’allarme e ad opporsi all’approvazione della legge regionale in questione. Sin dall’inizio è stato infatti chiaro che la normativa aveva aspetti assai preoccupanti e devastanti. Dopo aver deformato il modo di concepire la nostra storia e le nostre radici, il ruolo da attribuire alla famiglia, l’importanza dei diritti naturali dell’uomo, con questa legge della Regione Toscana l’attacco veniva portato direttamente nei confronti dell’uomo, della sua identità, della retta antropologia. Avevamo chiaro che questa legge costituiva una ‘salto qualitativo’ dell’offensiva portata nei confronti dell’uomo e della sua dignità. Il legislatore si voleva in questa maniera attribuire poteri che non aveva. La legge, infatti, non può modificare a suo piacimento il diritto naturale e l’antropologia umana con disposizioni tese a scardinare ciò che ontologicamente appartiene all’ordine naturale delle cose e all’identità umana. Non si tratta di voler imporre una visione confessionale della società bensì di ricordare semplicemente al legislatore che non può atteggiarsi a modo di tiranno arrogandosi addirittura i poteri di approvare leggi contrarie al diritto naturale che, inscritto nei cuori e nelle menti di tutte le persone, è comprensibile con il retto uso della ragione indipendentemente dalla fede di ciascuno.


Qual è la reazione del mondo cattolico toscano a questa decisione?


Riccardo Novi: Il mondo cattolico segue con grande attenzione l’evolversi della questione e non può che rallegrarsi per la decisione presa dal Governo nazionale. C’era il timore che – in questioni come questa – potesse prevalere l’ipocrita posizione del ‘politically correct’, mentre non è stato
così. Tuttavia, non è possibile cedere a facili ottimismi poiché – come mostrato anche recentemente dalla vicenda dell’impugnazione di disposizioni dello Statuto Regionale toscano – non è ancora maturata una chiara sensibilità su queste tematiche.


Cosa può accadere ora? Avete in mente altre iniziative?


Riccardo Novi: Certamente non staremo a guardare passivamente. La sfida principale si gioca sul piano culturale. In merito posso preannunciare la prossima uscita di un volume – edito da una nota casa editrice – avente ad oggetto un’interessante ed approfondita riflessione proprio in merito alla legge n. 63/2004 impugnata dal Governo. Ci eravamo mossi da tempo in merito. Il volume uscirà nei primi giorni del mese di febbraio. Il nostro impegno è decisamente orientato alla riscoperta del valore e della portata universale della legge naturale che – come tale – deve orientare anche il legislatore nelle sue scelte.


Data pubblicazione: 2005-01-23


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