Tornielli mette KO lo storico ”pataccaro”

Ecco il vero documento su Pio XII e i bimbi ebrei


Tornielli presenta il dibattuto documento nella sua versione integrale. Il Prof. Alberto Melloni non solo ha piazzato una “bufala” sul mercato, ma ha infamato il Servo di Dio Pio XII. Questo è moralmente grave anche per un catto-progr dell’Officina di Bologna

di Andrea Tornielli


È un documento di tre pagine, non di una soltanto, e come già ricostruito dal nostro quotidiano la scorsa settimana riguardava le richieste di restituzione dei bambini ebrei salvati dalla Chiesa, avanzate non dalle famiglie o dai parenti sopravvissuti, ma dalle “istituzioni ebraiche” che proprio in quei mesi del 1946 lavoravano a Parigi e in tutta Europa per trasferire quei piccoli in Palestina in vista della fondazione del nuovo Stato d’Israele.
La storia del controverso documento “agghiacciante” presentato dal professor Alberto Melloni sul Corriere della Sera lo scorso 28 dicembre è, insomma, ancora tutta da scrivere e soprattutto da riportare alle sue giuste proporzioni: quel testo che è stato presentato e ampiamente commentato era monco, privo del contesto necessario per comprenderlo. Le vere direttive vaticane sono infatti contenute negli ordini trasmessi da Roma al nunzio apostolico e attraverso questi all’episcopato francese.
Mancava dunque di una parte essenziale, e nonostante ciò quel testo è stato accreditato come la prova di un presunto atteggiamento antisemita di Pio XII.
L’originale del documento, composto da tre fogli, che né lo studioso né gli altri ricercatori francesi coinvolti nel caso avevano potuto fino ad oggi esibire, si trova proprio al “Centre National des Archives de l’Église de France”, nell’Archivio della Segreteria dell’episcopato francese, posizione “7 CE 131”. Il Giornale, che lo ha avuto in esclusiva, ne riproduce l’immagine e il testo completo. Un testo che getta una luce ben diversa sull’intera vicenda e sulle polemiche relative ai cosiddetti “battesimi forzati” così come si è andata sviluppando in queste settimane, circoscrivendo la questione ai casi dei piccoli reclamati da organizzazioni che non avevano diritti legali su di loro.
I cinque punti sintetici in lingua francese preparati dalla nunziatura di Parigi – quelli già noti e riguardanti l’atteggiamento da tenere di fronte alle richieste di restituzione dei bambini ebrei salvati dalle istituzioni cattoliche durante la persecuzione – erano dunque accompagnati da altri due fogli dattiloscritti, questa volta in italiano e contenenti le famose “istruzioni” del “ministro degli Esteri” vaticano Domenico Tardini al nunzio Roncalli. Domenica scorsa, accennando proprio a questo dispaccio, il professor Melloni sul Corriere ha puntualizzato: “Di quest’ultimo atto ignoro il contenuto” specificando di non averne avuto accesso nemmeno quando aveva collaborato alla Positio historica della causa di beatificazione di Giovanni XXIII. Quello stesso dispaccio, così utile per ricostruire storicamente i termini della vicenda, non era però gelosamente custodito negli archivi vaticani (dove ovviamente esiste la copia originale), ma era allegato al documento “agghiacciante” con il testo in francese che il professor Melloni ha presentato e ampiamente commentato fin dal primo giorno.
Il primo dei due fogli “scomparsi” porta la stessa annotazione manoscritta del testo già reso noto: “Documento comunicato il 30 aprile 1947 a Sua Eminenza il cardinale Gerlier”. Pierre Gerlier era l’arcivescovo di Lione, “primate delle Gallie” nonché presidente della Conferenza episcopale francese. Nella nota si precisa che il Sant’Uffizio aveva suggerito di non rispondere per iscritto alle richieste del Rabbino capo di Gerusalemme Isaac Herzog, per evitare che le risposte potessero essere in qualche modo strumentalizzate. Si dice che bisogna discernere caso per caso, “essendo evidente che i bambini che furono eventualmente battezzati non potrebbero essere affidati ad istituzioni che non possono garantire l’educazione cristiana di essi”. “Del resto – continua il dispaccio – anche quei bambini che non fossero stati battezzati e che non avessero più parenti, essendo stati affidati alla Chiesa che li ha presi in consegna, non possono ora finché non sono in grado di disporre di se stessi, essere dalla Chiesa abbandonati o consegnati a chi non ne avesse diritto”.
Decisivo è il passaggio che viene subito dopo, in queste istruzioni romane al nunzio Angelo Roncalli e all’episcopato francese: “Altra cosa sarebbe se i bambini fossero richiesti dai parenti”. Questi sono gli ordini che ottennero “l’augusta approvazione” di Pio XII e la chiusa finale, inequivocabile, spazza via buona parte delle polemiche: vi furono certo in Francia dei casi clamorosi e contestati (uno di questi, la storia di Wladimir Zandt, l’ha raccontata il Giornale la settimana scorsa), ma si è trattato di pochi, pochissimi episodi dolorosi, peraltro risoltisi con la riconsegna dei bambini – anche se battezzati – alle famiglie. Casi dolorosi provocati da chi aveva disobbedito alle indicazioni della Chiesa di Roma e dell’episcopato di Francia, che avevano esplicitamente ordinato di non battezzare i piccoli. L’origine del documento contestato e delle istruzioni a Roncalli non riguarda però queste vicende, ma quella, circoscritta, della richiesta di riavere i piccoli ebrei rimasti senza parenti e accolti da famiglie o istituzioni cattoliche, da parte di organizzazioni ebraiche. Il terzo foglio “scomparso”, che il nostro quotidiano oggi riproduce, trascrive ancora una volta le indicazioni di monsignor Tardini, con un’intestazione in francese che ripropone i termini del problema: quest’ultimo testo è la minuta del dispaccio n. 4516 inviato dalla nunziatura di Francia il 23 ottobre 1946.
Come si evince dalle carte complete, non si trattava assolutamente di sottrarre i piccoli ai loro legittimi parenti, come si è spesso ripetuto in questi giorni.
I termini del dibattito andrebbero dunque riformulati. E di molto.
TRASCRIZIONE DEL DISPACCIO:
“Gli Eminentissimi Padri decisero che alla richiesta del Gran Rabbino di Gerusalemme non si dovesse rispondere, se ciò fosse possibile; in ogni caso, se qualche cosa fosse necessario dire in proposito, ciò doveva essere fatto oralmente dato il pericolo di abuso e di distorsione che potrebbe essere fatto di un qualsiasi scritto in merito proveniente dalla Santa Sede. Eventualmente dovrebbe dirsi che la Chiesa deve fare le sue inchieste e osservazioni per discernere caso da caso essendo evidente che i bambini che furono eventualmente battezzati non potrebbero essere affidati ad istituzioni che non possano garantire l’educazione cristiana di essi. Del resto anche quei bambini che non fossero battezzati e che non avessero più parenti, essendo stati affidati alla Chiesa che gli ha presi in consegna, non possono ora finché non sono in grado di disporre di se stessi, essere dalla Chiesa abbandonati o consegnati a chi non ne avesse diritto. Altra cosa sarebbe se i bambini fossero richiesti dai parenti. La decisione degli Eminentissimi Padri e i criteri ora esposti furono riferiti al Santo Padre nell’udienza del 28 marzo ultimo scorso e Sua Santità si degnò accordare la Sua augusta approvazione”


Il Giornale 11.1.2005