“Tagliamo le onde” al Vaticano…

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Lunedì 9 maggio 2005, La sentenza di primo grado del processo contro la Radio Vaticana per presunto inquinamento elettromagnetico

(il comunicato stampa della radio Vaticana)

Disinformazione di regime: Elettrosmog e “Radio Vaticana”

“In relazione al problema delle antenne di Radio Vaticana, poiché quanto i mass media affermano è spesso parziale, quando non inesatto, alcune precisazioni, diffuse dalla stessa emittente, permettono di identificare nell’aggressione mediatica a Radio Vaticana un episodio della guerra condotta dal vigente regime radicale di massa contro il mondo cattolico e i suoi strumenti.”

(un articolo del 2001 di Alleanza Cattolica sulla vicenda)

Dal Comunicato stampa della Radio vaticana del 9 maggio 2005
http://www.vaticanradio.org/archivio/050509_rv_em.html


Il Giudice Luisa Martone, del Tribunale di Roma, ha emesso oggi la sentenza di primo grado del processo intentato contro la Radio Vaticana per presunto inquinamento elettromagnetico.

La sentenza dispone la condanna a 10 giorni di arresto, con sospensione della pena, per il Padre Borgomeo, Direttore Generale della Radio, e per il card. Tucci, presidente del Comitato di gestione della Radio fino al 2000, assolve invece l’ing. Pacifici, vice direttore tecnico. La condanna comprende anche il pagamento delle spese processuali, mentre un risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili dovrebbe essere liquidato in separata sede.

In ogni caso, è opportuno ricordare brevemente gli antefatti che hanno portato alla sentenza odierna.

Nel corso del 2001 l’attività del Centro Trasmittente della Radio Vaticana sito presso Santa Maria di Galeria, a Nord di Roma, era diventata oggetto di vivaci polemiche, a nostro avviso del tutto ingiustificate. Il contenzioso verteva sulla osservanza o meno delle nuove normative italiane sulle emissioni elettromagnetiche. Il problema fu affrontato e risolto prima dell’estate di quell’anno nel quadro delle trattative fra Italia e Santa Sede svolte in una apposita Commissione bilaterale. Ciononostante alcune associazioni ambientalistiche, comitati e persone residenti nella zona introdussero contro la Radio Vaticana una causa penale, con l’accusa di aver diffuso “radiazioni elettromagnetiche atte ad offendere o molestare persone residenti nelle aree circostanti, arrecando alle stesse disagio, disturbo, fastidio e turbamento”.
A tre dirigenti dell’Emittente venne imputato il reato di “getto pericoloso di cose”, in violazione all’art. 674 del Codice Penale.
Di qui il processo, che in una prima fase si concluse il 19 febbraio 2002 con la dichiarazione, da parte del Giudice, di non doversi procedere per difetto di giurisdizione, in forza del Trattato Lateranense, riconoscendo la Radio Vaticana come Ente Centrale della Chiesa Cattolica.

Una successiva sentenza della Corte di Cassazione, il 9 aprile 2003, non accoglieva tuttavia tale interpretazione, e rinviava quindi la causa al Tribunale.

Il 23 ottobre dello stesso anno iniziava quindi una nuova fase del processo, durata un anno e mezzo, che dopo numerose udienze è giunta a conclusione con la sentenza di oggi.

Come da noi spiegato molte volte in questi anni e ribadito dalla difesa nel corso del processo, la Radio Vaticana ha sempre svolto la sua attività nel quadro degli accordi internazionali esistenti con l’Italia relativi al Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria, si è sempre attenuta alle raccomandazioni internazionali in materia di emissioni elettromagnetiche anche prima della esistenza di normative italiane, e dal 2001, in seguito all’accordo con il Governo italiano, rispetta attentamente i limiti previsti dalla nuova normativa italiana, attualmente vigente, come dimostrano le misurazioni svolte per mandato della Commissione bilaterale dalle istituzioni pubbliche italiane più competenti e attrezzate in materia. Essendo tale normativa assai restrittiva, non vi è alcun motivo giustificato di preoccupazione da parte della popolazione.

Confidiamo che la giustizia italiana, nei successivi gradi di giudizio, riconoscerà alla fine la correttezza dei comportamenti della Direzione dell’Emittente, e contribuirà così a sgombrare l’orizzonte dalle ombre che per troppo lungo tempo hanno recato danno alla sua buona reputazione e hanno contribuito ad alimentare nella popolazione timori infondati.

Da Allenaza Cattolica, 31 marzo 2001

http://www.alleanzacattolica.org/comunicati/acnews/acnews004_01.htm

Elettrosmog e “Radio Vaticana”. Quanto i cittadini dovrebbero sapere, ma è sommerso dalla disinformazione


1. Non è vero che le antenne di Radio Vaticana facciano ammalare di tumore gli adulti.

“In sintesi, l’analisi della mortalità nel periodo 1987-95 non ha evidenziato eccessi di mortalità per tutti i tumori e per le cause tumorali”.

È quanto afferma testualmente la ricerca dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, da molti citata per sostenere la falsa accusa che le antenne di Radio Vaticana provocano un aumento dei tumori negli adulti e leucemie infantili. L’area esaminata si estende per un raggio di 10 km intorno al Centro trasmittente e presenta dati nella media di Roma. I mass media hanno invece accreditato l’immagine distorta di una vera e propria epidemia di tumori.


2. Non è vero che le antenne di Radio Vaticana facciano ammalare di leucemia i bambini.

La stessa ricerca afferma: “L’analisi dell’incidenza di leucemia infantile evidenzia che nell’area in studio (raggio=10 Km) il tasso di incidenza non si discosta da quello osservato nel Comune di Roma”. (si parla di 8 casi in 13 anni su circa 10 mila bambini)

La falsa informazione che i bambini si ammalino sei volte più che a Roma deriva da questa sola riga: “Il rischio massimo si osserva nell’area 0-2 km dalla stazione di Radio Vaticana ed è dovuto ad un solo caso osservato”.

Poiché la media di Roma è di 0,16 casi di bambini leucemici, per arrivare ad un caso unico (un bambino intero) bisogna moltiplicare 0,16 per 6. Da qui la deduzione errata: vicino alle antenne di Radio Vaticana i bambini si ammalano di leucemia 6 volte di più rispetto a Roma. Con tutto il rispetto per il dolore della famiglia del bambino, non stiamo parlando di centinaia di malati, ma di uno.

Gran parte dei mass media hanno fatto ripetere al dottor Carlo Perucci, responsabile della ricerca, il rischio “sei volte maggiore”: ma questi ci ha detto di aver visto tagliata una sua frase, fondamentale, citata subito dopo: “Parlando di un solo caso, il dato non è statisticamente significativo!”.

Lo studio comunque, basandosi su questo piccolo numero di casi, nota un aumento di leucemie man mano che ci si avvicina alle antenne. Ma anche questo aumento “geografico” è poco significativo in quanto non prende in considerazione il fattore molto più importante degli effettivi campi elettromagnetici: e c’è da segnalare, che il caso di leucemia più vicino al Centro trasmittente è in una zona dove le antenne della Radio irradiano da anni emissioni elettromagnetiche inferiori ai livelli più restrittivi stabiliti oggi dalla legge italiana.

La ricerca afferma infine: “Ad oggi la cancerogenità delle radiofrequenze risulta ben lontana dall’essere dimostrata”.


3. Non è vero che Radio Vaticana si sia disinteressata e si disinteressi della salute dei cittadini.

Per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche Radio Vaticana, molto prima che l’Italia si desse qualsiasi normativa, ha seguito scrupolosamente dai primi anni ’90 i livelli indicati dalla Commissione internazionale competente in materia (ICNIRP). Da allora ha compiuto periodicamente adeguate misurazioni per tutelare anche i propri dipendenti operativi nel centro trasmittente, che in 44 anni non hanno mai segnalato conseguenze negative per l’elettrosmog. Le indicazioni della Commissione, aggiornate nel 1994, sono state fatte proprie nel 1999 dal Consiglio dell’Unione Europea, con la sola eccezione dell’Italia che nel 1998 aveva stabilito norme più restrittive. Le indicazioni della Commissione sono state sempre ritenute sicure per la salute delle persone dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Le radiofrequenze di Radio Vaticana, dobbiamo dedurre, non fanno male in tutto il mondo: tranne che in Italia.

Radio Vaticana è in linea con i parametri europei.


4. Non è vero che Radio Vaticana disprezzi le leggi italiane e si nasconda dietro la extraterritorialità.

Radio Vaticana non intende prescindere dalla legge italiana in merito ai tetti di radiofrequenza. Per questo ha chiesto la costituzione di una Commissione con l’Italia per discutere la situazione che si è venuta a creare. La Radio ha già dimezzato unilateralmente dal 1° febbraio la potenza della sua antenna “principale” e ha ridotto anche altre emissioni, prima di qualsiasi ultimatum.

La Commissione bilaterale Italia-Santa Sede sta lavorando proficuamente, con la massima collaborazione delle due parti, proprio per risolvere i complessi problemi connessi con le misurazioni dei campi elettromagnetici, che si fanno con strumenti sofisticati e adeguatamente tarati e non con gli apparecchietti-giocattolo che abbiamo visto in alcune trasmissioni, tanto strillate quanto calunniose e superficiali. Bisogna stabilire la fonte effettiva delle emissioni (ci sono in zona altri impianti che producono emissioni elettromagnetiche) nonché gli ambienti interessati da queste emissioni (secondo la legge italiana devono essere presi in considerazione non il muro di cinta di Radio Vaticana, come è stato fatto da alcuni, ma gli ambienti abitativi).

Nello stesso tempo bisogna ricordare che il Centro esiste in base all’accordo bilaterale ratificato nel 1952, con il quale l’Italia si impegna ad “assicurare alla Santa Sede di effettuare trasmissione dirette a tutto il mondo cattolico”.


5. Non è vero che il Centro di Santa Maria di Galeria sia il più grande del mondo e i suoi trasmettitori i più potenti.

Le antenne sono solo 33 e non 90 come è stato detto; inoltre non possono funzionare tutte insieme e in tutte le direzioni. Ci sono centri trasmittenti molto più potenti in Germania, Inghilterra e Francia per non parlare degli Stati Uniti e della Russia. Ma non fa niente: lo si ripete perché fa effetto.


6. Le case sono state costruite e continuano ad essere costruite vicino al Centro e non viceversa.

Un tempo, era il 1957, le antenne di Radio Vaticana si ergevano solitarie in aperta campagna. Oggi si vuole a furor di popolo costringere Radio Vaticana a spostarsi. Ma la situazione si è creata anche per responsabilità delle competenti autorità italiane: non è stata Radio Vaticana a costruire un Centro Trasmittente in città, ma la città a crescere vicino al Centro.

Anche le Autorità italiane devono dunque collaborare a trovare le soluzioni soddisfacenti per tutti: cittadini e Radio Vaticana.


7. Chi difende con più coraggio Radio Vaticana? Risposta: gli scienziati.

Gran parte dei mass media e alcuni politici sono riusciti ad influenzare l’opinione pubblica facendo leva sulle preoccupazioni per la salute stravolgendo la verità dei fatti. Un gruppo di scienziati, piccola ma autorevole voce, ha scritto una lettera a Ciampi, Amato, Prodi e Veronesi in cui affermano testualmente che “la scienza nel nostro Paese rischia di essere non solo incatenata ma anche calpestata”. Questi scienziati sostengono che “le norme sull’elettrosmog sono destituite di ogni fondamento scientifico” e “sono contrarie agli interessi del Paese”. Denunciano quindi il tentativo di “creare dannosi allarmismi mediante la diffusione di notizie totalmente contrastanti coi più recenti rapporti scientifici”; sospettano che si stia commettendo il reato di “procurato allarme” in relazione alla “irresponsabile” campagna che alimenta un panico che non ha ragione di essere. Inoltre affermano che in questo modo vengono sottratti soldi per risolvere questioni più importanti come l’inquinamento provocato dal traffico che, questo sì, provoca certamente tumori!


8. Altri esempi di disinformazione: il Rapporto Doll.

Certa stampa per dar credito a quanti affermano la pericolosità delle antenne di Radio Vaticana ha citato il più recente rapporto sulle emissioni elettromagnetiche, quello dello scienziato inglese Richard Doll.

Clamoroso errore in quanto Doll prende in esame le emissioni dei cavi dell’alta tensione che sono molto differenti dalle radiofrequenze. Ma non solo.

Sulla stampa si è letto che Doll avrebbe sostenuto nel suo rapporto che “vi sono prove che prolungate esposizioni a livelli più alti di campi elettromagnetici sarebbero associate ad un modesto rischio di leucemia nei bambini”. Doll ha smentito seccamente questa frase a lui attribuita: “È assolutamente falsa”.


9. Perché non vengono considerate altre possibili fonti inquinanti presenti in zona?

Nella zona di Santa Maria di Galeria ci sono anche: il principale centro di raccolta di scorie radioattive in Italia dell’Enea (Nucleco di Casaccia) che ha immagazzinati circa 7mila metri cubi di rifiuti radioattivi; un grande elettrodotto; un grande impianto della Marina militare (e due degli otto casi di leucemia infantile sono vicini a questi impianti). In più il terreno vulcanico della zona emette naturalmente il radon, sostanza radioattiva. Nella zona c’è tutto questo. Perché non si studiano anche questi problemi?


10. Perché tante bugie e tanta disinformazione proprio ora?

Ci sono precisi interessi che sono venuti a coincidere in questo momento particolare:

— Interessi edilizi: si continua a costruire anche adesso vicino alle antenne.

— Interessi economici: migliaia di miliardi sono in gioco per la paura dell’elettrosmog. Messa a norma di elettrodotti, centrali elettriche, antenne radio-televisive e telefoniche, rete ferroviaria, elettrodomestici…

— Maggiore visibilità in campagna elettorale. Diversi politici, pure in disaccordo con questa campagna diffamatoria, ci hanno detto di non voler intervenire perché “in questa fase” non bisogna contraddire l’opinione pubblica.

— I mass media fanno più audience con gli allarmismi che parlando con obiettività e ragionevolezza.


11. Radio Vaticana ha a cuore la salute delle persone e ribadisce la chiara coscienza di non fare del male a nessuno.