Strategie di Zapatero contro la Spagna cristiana

  • Categoria dell'articolo:Socialismo

Abbasso Zapatero. Meglio Togliatti


Una notizia su una delle più diffuse agenzie cattoliche spagnole: Zapatero presenterà una legge per tassare la celebrazione delle messe e lo svolgimento delle processioni…


di Vittorio Messori

Una notizia su una delle più diffuse agenzie cattoliche spagnole: Zapatero presenterà una legge per tassare la celebrazione delle messe e lo svolgimento delle processioni. Un decreto, spiega l’agenzia, che classifica questi riti come «spettacoli pubblici» e, dunque, sottoposti a tributo. L’imposta, si aggiunge, è volta anche a indennizzare lo Stato delle somme versate alla Chiesa in base a un Concordato che Zapatero si propone di abolire. Ieri l’agenzia ha però rivelato che questa notizia era infondata: un ballon d’essai , per saggiare le reazioni. Le quali sono state immediate: proteste da parte cattolica, compiacimento da parte socialista e comunista. È allarmante, si commentava, che un simile proposito fosse giudicato come del tutto verosimile. Si inquadrava senza fatica un simile provvedimento in una strategia «zapatera» in cui è difficile scorgere dove finisca l’anticlericalismo e inizi una sorta di «cristofobia». Dietro quel sorriso da Bambi, come lo chiamano, sta un’ostilità antireligiosa che suscita allarme anche in non credenti. C’è una Spagna (12 milioni di praticanti) che resiste con energia alla secolarizzazione, che è sfilata di recente per avvertire che i cattolici ci sono e vigilano, che manifesta un’ostilità radicale a questo governo. La storia iberica è inquietante: las dos Espanas, la cristiana e l’anticristiana, si sono spesso affrontate con le armi in pugno. La politica alla Zapatero sta insidiando una pace religiosa che, da noi, Togliatti definì «il bene più grande», facendo inserire il Concordato nella Costituzione italiana. Non si tratta solo di affari spagnoli: quella che molti vescovi cominciano a definire «una ossessione persecutoria» può risvegliare fantasmi pericolosi, di cui l’Europa non ha certo bisogno.


Corriere della Sera, 30 dicembre 05