IL CARDINALE TRUJILLO sul matrimonio-gay approvato in Spagna
«Obiezione di coscienza per dire no a leggi inique»
Il Congresso dei deputati ha approvato ieri, 21 aprile, il progetto di legge che farà della Spagna il terzo Paese del mondo (dopo Olanda e Belgio) ad autorizzare i matrimoni fra persone dello stesso sesso e il primo a permettere l’adozione di figli da parte delle coppie gay. Dopo l’eventuale passaggio al Senato, il testo sul matrimonio fra omosessuali, approvato con 183 voti a favore, 136 contrari e sei astensioni (hanno votato contro il Partito popolare di centro-destra, e una formazione catalana democristiana), dovrebbe diventare legge dello Stato entro luglio…
Il Cardinal Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha rilasciato un’interessante intervista al Corriere della sera su questo tema. La riportiamo integralmente.
Eminenza, in Spagna la Camera ha appena approvato la legge che autorizza i matrimoni gay. Qual è il suo giudizio?
«Che io sappia, dal nostro osservatorio, ci sono solo tre nazioni che hanno votato questo tipo di legge disumana e iniqua: il Belgio, l’Olanda e adesso la Spagna. Ora, mi faccia capire: tutti gli uomini di tutte le culture e fedi in tutti i tempi che hanno pensato la famiglia come l’unione di un uomo e di una donna si erano forse sbagliati?» Il cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo, 69 anni, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, lavora da anni a fianco di Joseph Ratzinger. La dolcezza dell’accento spagnolo non può velare l’incredulità, «come si può cadere in una disumanizzazione simile?».
Ma dove sta la «disumanità?»
«L’uomo si disumanizza se perde il senso dei valori essenziali che nascono dalla Rivelazione ma anche come frutto della ragione. La verità, come si dice nella Fides et Ratio , vola su due ali. Insisto: per millenni si sono sbagliati tutti?».
L’allora cardinale Ratzinger, pochi mesi fa, parlò di una legge «distruttiva». Cosa distrugge?
«Quello che stanno compiendo in Spagna, per di più con una maggioranza abbastanza risicata, è la distruzione della famiglia mattone dopo mattone. L’hanno mai domandato, alle famiglie spagnole? Hanno fatto un’indagine in profondità? Perché la famiglia è un dono reciproco totale fra uomo e donna che esige la fedeltà nel tempo, l’esclusività e l’apertura alla nuova vita, ai figli».
E quando si è cominciato?
«Una strana idea di modernità, il senso di un “progresso” senza limiti ha iniziato a modificare la definizione del matrimonio in diverse nazioni europee e con le cosiddette “coppie di fatto” si è cominciato a mettere in circolazione una moneta falsa, una finzione giuridica: considerare come un matrimonio persone che il matrimonio non lo vogliono! Ma si può? Poi è venuto di moda parlare di gender, genere , come se l’essere maschio o femmina non fosse per natura ma per una specie di consenso acquisito nel tempo, un effetto della società! E così si preparava il terreno alle coppie omosessuali…».
E adesso?
«E adesso pare che qualsiasi modello di aggregazione, come un club, possa essere una famiglia. Chiedono: ma perché non si può fare? E guardano la Chiesa come fosse retrograda, senza capire che la Chiesa non inventa niente ma è fedele a ciò che ha detto il Signore, principii che peraltro sono comuni a tutta l’umanità da sempre».
Cosa farà la Chiesa?
«Giovanni Paolo II protestò per amore dell’uomo, della famiglia, dei figli, e anche il Papa attuale, Benedetto XVI, ha parlato con grande chiarezza di quanto fosse distruttiva questa legge che apre la via alla disumanizzazione. La Chiesa è unita in questa verità che non si può cambiare e che i giuristi invece vorrebbero modificare senza una ragione profonda. Ma una legge di grandissima iniquità come questa non obbliga, non può obbligare».
In che senso, eminenza?
«Non è che una legge abbia ragione per il solo fatto di essere una legge e non perché sia buona o faccia del bene, sarebbe una forma di positivismo giuridico che non ha senso. Non si possono imporre cose inique ai popoli. Anzi: proprio perché sono inique, la Chiesa chiama con urgenza alla libertà di coscienza e al dovere di opporsi».
E in questo caso per chi varrebbe, per i consiglieri comunali che dovessero celebrare le nozze?
«Parlo di tutte le professioni che in qualche modo possono avere a che fare con la sua applicazione: la stessa obiezione di coscienza che si richiede a medici e infermieri contro un crimine come l’aborto. Non è facoltativo: tutti i cristiani, come dice la Evangelium Vitae , devono essere pronti anche a pagare il prezzo più alto, fosse anche la perdita del lavoro. E poi non c’è solo il problema delle nozze…».
La legge autorizza di fatto anche le adozioni, no?
«In un crescendo di assurdità, si arriva alla parte più insensata e negativa di tutte. Ricordo che nell’89 le Nazioni Unite hanno riunito un congresso importantissimo sull’infanzia nel quale si è detto: il principio fondamentale è che l’adozione faccia bene ai bambini e non a quelli che li adottano. Il bambino non è un giocattolo, una cosa che deve dare piacere ai vecchi o alle famiglie. Al contrario, sono le famiglie a dover aprire con amore un futuro per il bene di questi bambini».
E qual è il rischio più grave, secondo lei?
«Dicono: i bambini che crescono nelle famiglie omosessuali sono felici! Ma chi può dirlo? Oggi sono bimbi, ma fra cinque o dieci anni saranno adolescenti e cosa diranno ai coetanei quando chiederanno loro dei genitori? Come si sentiranno dal punto di vista psicologico? Di più: i bambini tendono a imitare i genitori, il padre e la madre diventano un modello di complementarità, di ricchezza. Anche gli psicologi hanno sempre detto che uomo e donna si completano. Come faranno invece i ragazzini cresciuti da due donne o due uomini? Magari riprodurranno quel modello falso e non per scelta, ma perché è l’unico che conoscono».
Come vede la situazione in Italia?
«Grazie a Dio l’Italia ha la testa alta e ancora sostiene la vera antropologia e il rispetto di ogni uomo. Anche il caso Usa è interessante, un grande impero che mostra come i valori morali siano fondamentali. Quanto alla Spagna, è chiamata a una riflessione profonda, del resto non c’è cosa al mondo più flessibile e accidentale della politica…».
Cosa risponde a chi accusa la Chiesa di discriminazione?
«Che la Chiesa non discrimina, mai! La Chiesa non accetta che le persone omosessuali siano oggetto di scherzi o insulti o espressioni disumane. Sono persone che meritano tutto il nostro amore, accompagnamento e aiuto, guai a chi facesse altrimenti».
Cosa direbbe a un fedele omosessuale, eminenza?
«Un credente sa che non è un problema della Chiesa o del Papa, ma di sentire ciò che ha detto il Signore. Nessuno di noi ha inventato nuove teorie: non siamo qui in sostituzione di Gesù, ma al servizio della verità e della legge naturale».
Corriere della sera 22 aprile 2005