Corruzione in Brasile:
Si dimette Dirceu il braccio destro di Lula
Si allarga lo scandalo corruzione nel governo brasiliano. Josè Dirceu capo gabinetto della presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva si è dimesso a causa delle continue accuse verso il Partito dei lavoratori, anche conosciuto con la sigla Pt, del quale lo stesso Dirceu è stato presidente.
Si allarga lo scandalo corruzione nel governo brasiliano. Josè Dirceu capo gabinetto della presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva si è dimesso a causa delle continue accuse verso il Partito dei lavoratori, anche conosciuto con la sigla Pt, del quale lo stesso Dirceu è stato presidente.
Il braccio di destro di Lula che conserverà la carica di deputato ha giustificato il suo gesto , “una decisione che serva come esempio”. “Voglio confrontarmi in Parlamento – ha dichiarato – Non mi vergogno di nulla, ora difenderò il mio partito, il partito dei lavoratoti da tutte le false accuse di corruzione”.
Un messaggio diretto a Roberto Jefferson deputato e presidente del partito del Lavoro (Ptb) che aveva indicato in Lula uno dei principali responsabili di presunte tangenti ai suoi ministri. Una testimonianza che ha scosso l’opinione pubblica brasiliana e che ha determinato la creazione di un gabinetto di crisi.
Quali gli sviluppi? Al dimissionario Dirceu dovrebbero unirsi anche Aldo Rebelo ministro del coordinamento politico, Eduardo Campos ministro di Scienza e Tecnologia e Ricardo Berzoini ministro del Lavoro. Ma a destare preoccupazione è la situazione economica.
Per evitare pericolose ripercussioni economiche un gruppo di 50 banchieri e i leader dell’opposizione hanno deciso di unire gli sforzi. E di promuovere un tavolo di discussioni.
Alle riuninioni hanno così partecipato gli esecutivi delle banche Itau, Unibanco, Safra, Abn-Amro e Jp Morgan, i vertici di alcune società del settore farmaceutico e industriale e i leader Agripino Maia del Pfl (Partito del fronte liberale) e Arthur Virgilio del Psdb (formazione socialdemocratica). In attesa delle prossime mosse del sempre meno popolare Lula.
di Andrea Pressenda
Affaritaliani 17.06.2005