Le radici della Francia sono cristiane
Una svolta storica per il leader della nazione che, con Giscard d’Estaing, più si è opposta al riferimento alle radici cristiane nel preambolo della Carta Ue. È proprio sul dialogo con la fede e sul contributo che questa può dare alla società che Sarkozy ha giocato la sua giornata tra il Vaticano e il Laterano…
1) E al Papa dice: «Intervenite di più» di Andrea Tornielli
2) “Le radici della Francia sono cristiane” di Giacomo Galeazzi
1)
E al Papa dice: «Intervenite di più»
di Andrea Tornielli
È arrivato con qualche minuto di ritardo e durante i colloqui con Benedetto XVI e poi con il cardinale segretario di Stato ha detto ad entrambi che la Chiesa in Francia deve «essere più coraggiosa» nell’intervenire pubblicamente.
Nicolas Sarkozy è apparso sicuro di se stesso e per nulla emozionato varcando il portone – a lui già noto – del palazzo apostolico. L’udienza con Ratzinger, e il successivo incontro con il suo «primo ministro» Bertone, sono andati decisamente bene.
Con il Papa, Sarko è rimasto a tu per tu, senza interpreti, per venticinque minuti. «Signor presidente, è il benvenuto» ha detto il Pontefice accogliendo il capo di Stato francese nella Sala del Tronetto, prima di introdurlo nella Biblioteca. «Grazie di ricevermi», ha risposto il presidente. «È facile, il francese è simile all’italiano» ha esordito Ratzinger, riscuotendo i complimenti dell’interlocutore: «Parla un francese ammirevole. È molto commovente essere ricevuto da lei».
Sarko si è presentato come il paladino delle religioni, ha ribadito l’importanza del ruolo pubblico della fede, si è mostrato portatore di un concetto diverso di laicità rispetto a quello del predecessore.
«I cordiali colloqui – recita il comunicato diramato ieri dalla sala stampa della Santa Sede – hanno permesso di passare in rassegna alcuni temi di comune interesse riguardanti l’attuale situazione del Paese, evocando i buoni rapporti esistenti tra la Chiesa cattolica e la Repubblica francese, nonché il ruolo delle religioni, in specie della Chiesa cattolica, nel mondo. Particolare attenzione è stata dedicata alla situazione internazionale, con riferimento al futuro dell’Europa, i conflitti in Medio Oriente, i problemi sociali e politici di alcuni Paesi africani e il dramma degli ostaggi».
Sul ruolo della Chiesa in Francia e in Europa, la Santa Sede ha ribadito l’interesse a far crescere il proprio contributo nel dibattito sui valori etici e sull’identità del Vecchio Continente. Sarkozy, ha detto sia al Papa che a Bertone che la Chiesa d’Oltralpe dovrebbe essere più coraggiosa e intervenire di più. Si è dunque presentato molto determinato nel riconoscere il ruolo anche pubblico della fede religiosa in una società come quella francese che vive una crisi di valori.
Si è parlato del futuro dell’Europa dopo il trattato di Lisbona ed è stata apprezzata l’opera che Sarko sta facendo per ricucire il rapporto con gli Stati Uniti. Per quanto riguarda il Medio Oriente, è stata in particolare toccata nel colloquio la situazione del Libano e la necessità di arrivare quanto prima a celebrare le elezioni presidenziali, continuamente rinviate anche a causa del crescente clima di terrore e di attentati.
«Il colloquio con il Papa è stato molto importante per me, abbiamo parlato della situazione internazionale e della vocazione del Pontefice come portatore di pace e riconciliazione. La questione spirituale del senso della vita mi interessa molto – ha poi dichiarato l’inquilino dell’Eliseo conversando con i giornalisti – amo parlare di queste cose con uomini di grande fede, di qualsiasi religione. Io mi sento della famiglia cattolica». Sarko ha spiegato di aver accettato il titolo di canonico onorario del Laterano perché vuole «interpretare la modernità della Francia attraverso la tradizione, e questa del canonicato è una tradizione antica e forte».
Il Giornale, 21 dicembre 2007
2)
“Le radici della Francia sono cristiane”
Nessun leader della République laica aveva usato espressioni così calorose
di Giacomo Galeazzi
«La Repubblica laica ha sottostimato l’importanza dell’aspirazione spirituale. Io e il Papa abbiamo la stessa vocazione. La Chiesa è necessaria al nostro futuro». Nicolas Sarkozy fa breccia in Vaticano rievocando «le radici della Francia essenzialmente cristiane» e il «legame indefettibile che dai tempi di Carlo Magno unisce la Francia alla Città Eterna».
E poiché «non basta rendere omaggio al passato, per quanto prestigioso esso sia», la sua «missione» a Roma è un «passo che testimonia la fedeltà della Francia alla sua storia e a una delle fonti maggiori della sua civilizzazione». Il manifesto per la «laicità nuova e matura» di Sarkozy conquista la Santa Sede. Nella sua prima visita ufficiale a Benedetto XVI, nel «faccia a faccia» più politico con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e nel discorso alla Basilica di San Giovanni in Laterano di cui da ieri è «canonico onorario», il presidente francese scalda i cuori della Curia esaltando i sacerdoti d’Oltralpe che hanno «disarmato l’anticlericalismo» e facendo «mea culpa» per le «sofferenze» vissute dai cattolici in Francia «prima e dopo la legge del 1905» sulla separazione della Chiesa dallo Stato.
Una svolta storica per il leader della nazione che, con Giscard d’Estaing, più si è opposta al riferimento alle radici cristiane nel preambolo della Carta Ue. È proprio sul dialogo con la fede e sul contributo che questa può dare alla società che Sarkozy ha giocato la sua giornata tra il Vaticano e il Laterano: «Voglio interpretare la modernità della Francia attraverso la tradizione». Rilancia la «laicità positiva», definizione cara a Ratzinger. Il comunicato della Santa Sede pone l’accento sulle tematiche internazionali, come, del resto, fa l’Osservatore romano, titolando «Uno sguardo comune sulla situazione internazionale», ma la sua mezz’ora di colloquio privato e senza interprete con il Pontefice, Sarkozy la sintetizza all’uscita dal Palazzo Apostolico in una battuta che fa pensare a contenuti più intimi e spunti di confronto personale: «Amo parlare del senso della vita con persone di grande fede». Un Sarkozy esuberante che ha travolto il cerimoniale facendo attendere il Papa per 18 minuti, che prima di entrare nelle stanze vaticane si è tolto il cappotto, lo ha gettato in auto e si è presentato in giacca e cravatta soltanto.
Nel pomeriggio, ricevuto nella cattedrale di Roma dal cardinale vicario Camillo Ruini, Sarkozy proclama la «libertà di credere o di non credere, di praticare una religione e di cambiarla, di non essere urtato nella propria coscienza da pratiche ostentatorie, libertà per i genitori di far dare ai loro figli un’educazione conforme alle loro convinzioni, libertà di non essere discriminati dall’amministrazione in ragione della propria fede». Parole anticipate in mattinata nel «vis-à-vis» con il Pontefice (il cui viaggio in Francia è stato confermato per il secondo semestre del 2008) e nel colloquio con Bertone, incentrato sulla legislazione francese e sull’omissione dell’eredità del cristianesimo nella Costituzione europea. Nel seguito presidenziale, lo storico Max Gallo e l’attore Jean-Marie Bigard.
Rilevando che la Francia tiene ancora sotto tutela le congregazioni religiose, non riconosce un carattere di culto alle attività caritative della Chiesa, né riconosce il valore dei diplomi rilanciati dagli istituti cattolici, Sarkozy ammette che «questa situazione è dannosa per il nostro paese», in quanto è «evidente come la disaffezione progressiva delle parrocchie rurali, il deserto spirituale delle banlieues non abbiano reso i francesi più felici».
E la laicità non deve essere «negazione del passato» e «non ha il potere di tagliare la Francia dalle sue radici cristiane», sottolinea. Per questo è necessario «tenere insieme i due estremi della catena: assumere le radici cristiane della Francia, e anche valorizzarle, difendendo al tempo stesso la laicità divenuta matura». Anzi, «le diverse religioni e in primo luogo il messaggio cristiano possono «contribuire a illuminare le nostre scelte e costruire il nostro futuro».
La Stampa 21 dicembre 2007