Rusconi e Sartori, due colpi fuori bersaglio


di Andrea Galli


Professor Dallapiccola, scrive Gian Enrico Rusconi su “La Stampa” di ieri che il manifesto del Comitato Scienza & Vita che lei presiede «non è un serrato confronto di idee come mi sarei aspettato dalle stimatissime personalità firmatarie». Cosa risponde?
Mi dispiace che qualcuno pensi che i firmatari del manifesto non siano disposti al dialogo, che non abbiano ponderato tutti gli aspetti del problema e non abbiano fatto riferimento a tutte le conoscenze scientifiche oggi a disposizione. Piuttosto direi che molti politologi e filosofi che intervengono su questi problemi dimostrano di non avere ben chiari i termini scientifici della questione.


 

Lo stesso Rusconi vi accusa di un militantismo pregiudiziale.
Guardi, nel manifesto del comitato “Scienza & Vita” si fa semplicemente riferimento all’articolo 1 della legge 40, il quale dice che la legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti nella fecondazione, compreso il concepito. Dopo di che siamo disponibilissimi a entrare nel merito dei singoli aspetti che Rusconi considera discutibili nel nostro comportamento.


Se la denominazione di «pre-embione non è scientifica», sostiene Rusconi, non può esserlo nemmeno quella di «concepito».
Il termine “concepito” nasce dalla traduzione dell’inglese “fertilization”, ovvero fecondazione. Questa definizione si appella a dozzine di libri, compresi quelli che vengono maggiormente utilizzati nelle scuole americane, dove si dice espressamente “fertilization: beginning of a new organism”, cioè la fecondazione è l’inizio del nuovo organismo. Quello che alcuni chiamano fertilizzazione è il processo da cui viene fuori il concepito. Ora non c’è dubbio che dal punto di vista strettamente biologico – e la biologia è aliena dai sofismi della filosofia – l’atto in cui lo spermatozoo entra nell’ovocita, è ciò che si chiama “fertilization”, ovvero “inizio di una nuova vita”. E che la singola cellula rappresenti l’embrione non l’ho inventato certamente io, né il Comitato Scienza & Vita: ci si rifà a una serie di definizioni della letteratura scientifica anglosassone, come “One cell embryo”, che vuol dire embrione unicellulare. C’è ampio accordo sul fatto che questo processo porti alla formazione di un soggetto che è un nuovo individuo».


Secondo Rusconi chi sostiene il referendum parte dalla constatazione che «lo sviluppo genetico si articola, in particolare nei primmissmi stadi, con continuità e discontinuità che legittimano una tutela differenziata e ragionata della vita stessa». La sua risposta?
Se Rusconi ci taccia di non scientificità, vorrei chiedergli cosa intende con due argomenti che si elidono reciprocamente, nel senso che ciò che è continuo per definizione non può essere discontinuo. A questo riguardo possiamo citare non le parole del sottoscritto ma quelle del professor Boncinelli, secondo il quale “dal punto di vista biologico, non c’è in sostanza nessuna discontinuità dal concepimento alla nascita e oltre”. Giustamente Boncinelli dice che ogni spartiacque successivo alla fecondazione umana lo decidiamo noi. A questo punto non parliamo più di confini biologici ma di tipo convenzionale, che nulla hanno a che fare con la biologia. L’embrione, l’uovo fecondato o fertilizzato, è un programma biologico unico e irripetibile. Ritengo che generare embrioni umani per poi distruggerli sia un delirio, non dal punto di vista cristiano ma umano, come sostiene anche il professor Angelo Vescovi.


Giovanni Sartori, sempre ieri ma sul «Corriere della Sera» scrive: «La vita umana comincia a diventare diversa, radicalmente diversa da quella di ogni altro animale superiore quando comincia a “rendersi conto”. Non certo da quando sta ancora nell’utero della madre». Cosa ne pensa?
Direi che con lo stesso ragionamento possiamo sostenere il diritto di ammazzare qualsiasi malato di Alzheimer, o handicappato mentale grave che non abbia coscienza di sé, e dunque di sopprimere tutti coloro che non manifestano la capacità di ragionamento e di autoconsapevolezza citate da Sartori. Occorre un minimo di prudenza. Tra coloro che si sentono distanti dalla parte del mondo scientifico che considera l’embrione un essere umano dovrebbe per lo meno prevalere il principio di precauzione. In altri termini, non capisco come proprio una fetta importante di coloro che hanno promosso il referendum e che impongono il principio di precauzione quando si tratta di proteggere dalle biotecnologie pomodori o granoturco, non prendano minimamente in considerazione l’idea di applicare lo stesso principio all’embrione, quando nessuno può negare che l’embrione sia un programma biologico unico e irripetibile, qualcosa che può dare origine a quello che un giorno si chiamerà persona. L’Emilia Romagna ha varato una legge, la numero 20 del 1° agosto 2001, che proclama che “la Regione promuove la tutela degli animali dall’uso a fini sperimentali”. Sono lieto che la Regione Emilia Romagna abbia varato una simile legge per la protezione degli animali, ma non ho capito perché nessuno debba proteggere l’embrione. Ben venga allora la legge 40, che all’articolo 1 parla della tutela dei diritti di tutti, compreso il concepito.


Sempre Sartori scrive: «È sorprendente che i firmatari del manifesto (specialmente i biologi) non abbiano preso conoscenza delle tesi scientifiche e delle preoccupazione etiche non già in un fantomatico “Far West procreativo” ma dalla commissione Warnock della civilissima Inghilterra. Essa consente una rigorosa controllata sperimentazione delle cellule embrionali a fini terapeutici»…
Personalmente rimango un po’ stupito che un Paese che ha sottoscritto la convenzione di Oviedo, la quale tra la varie cose vietava i procedimenti di clonazione umana, abbia autorizzato questo genere di pratica. Vorrei sapere come può un Paese che aderisce a un certo tipo di legislazione adottarne poi una totalmente opposta. Sono certo che se non ci fossero forti interessi di tipo commerciale dietro a tutto ciò, l’argomento si sarebbe sgonfiato.


Può fare qualche esempio specifico?
Prenda gli embrioni soprannumerari, chiamati in causa anche da Rusconi, su cui vorrei dire un paio di cose. La prima è che il comitato nazionale di bioetica da mesi sta discutendo il tema e non è giunto ancora alla conclusione. Mi fa piacere che ci sia qualcun altro che pensa che questo argomento sia semplice e lo si possa liquidare su un articolo di una colonna. Punto secondo: il Regno Unito ha autorizzato uno scienziato di fama mondiale come Ian Wilmut a fare la clonazione terapeutica. Perché Wilmut non si è messo a lavorare con le decine di migliaia di embrioni congelati che esistono in Inghilterra? Per una ragione molto semplice: perché quello degli embrioni è probabilmente un problema gonfiato in termini scientifici. Se si scongelassero tutti questi embrioni, oltre al fatto che si produrrebbe una strage agli occhi di chi considera l’embrione una vita umana, si otterrebbe pochissimo dal punto di vista scientifico. Ed è questa la ragione per cui Wilmut si è fatto autorizzare a creare nuovi embrioni. Da ultimo vorrei ricordare che tutti coloro che continuano ad accecare l’opinione pubblica con il concetto che siano solo le cellule staminali embrionali a poter risolvere certe malattie dimenticano come in 30 anni di esperienza hanno prodotto risultati solo le staminali adulte».


 (01 marzo 2005)


http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/BCF13729-DE67-4DD1-9790-25F3974D6DEA.htm