L\’ipocrisia e le bugie sulla pillola abortiva
Ho scritto più volte della pillola abortiva, la famigerata Ru486 che sta per essere commercializzata in Italia. Già in partenza sbaglio: mi sto adeguando con le poche righe che ho scritto all\’ipocrisia comune di quando si parla di questo argomento. In realtà la pillola abortiva è già utilizzata, e da anni, in Italia, con degli stratagemmi da alcune regioni, in particolare quelle più rosse. La capolista, non a caso, è l\’Emilia Romagna. Migliaia di donne hanno abortito con questo cocktail di pillole, molte volte l\’espulsione del feto è avvenuto in casa, in perfetta solitudine, in alcuni casi ci sono state conseguenze fisiche antipatiche, quasi sempre ci sono conseguenze psicologiche devastanti. Eppure siamo davanti al trionfo dell\’ipocrisia, dicevo. Cioè: qui si continua a chiacchierare e chiacchiarare e non si tiene conto della realtà. Adesso l\’Aifa (l\’agenzia del farmaco) che ieri si è riunita per ore e ore (chissà che si diranno in quelle stanze per tutte quelle ore…) ha ripetuto che le linee guida per la commercializzazione verranno date il 19 ottobre. E guai se qualcuno usa sconfessare quest\’Aifa, guai se la politica si mette di mezzo: ma lo sapete che di questo benedetto consiglio dell\’Aifa, in realtà, il membro più importante è Giovanni Bissoni, assessore alla sanità dell\’Emilia Romagna? Più politica di così.. Ma funziona così: i giornali, quando vogliono avere un parere tecnico sulla pillola, nove volte su dieci si rivolgono a Silvio Viale, medico attivista radicale, più radicale di Pannella. Potete immaginarvi le risposte che arrivano: eppure il suo è il vangelo per molti giornali. Di parte sono solo quei medici, tanti, che mettono all\’erta sul pericolo e il rischio (soprattutto psicologico) che comporta l\’assunzione di queste pillole.
Ed ecco allora che si finisce per girare sempre attorno al nodo del discorso senza arrivare al fulcro. Che è il seguente. Uno: bisognerebbe fare una verifica (mai fatto in modo serio) sulle vere complicanze fisiche extra aborto con la Ru486 nei casi (migliaia) finora registrati in Italia. Due: controllare, sempre in modo serio, come è andata nel mondo (decine di donne sono morte e chissà quante sono decedute, in silenzio, nei paesi della censura: penso alla Cina). E poi l\’uovo di colombo: ma se la legge 194 prevede che l\’aborto debba avvenire in una struttura pubblica, è regolare la pillola Ru486 che ti fa nove volte su dieci espellere il feto a casa, magari nel wc? Bissoni sostiene: la pillola va presa in ospedale. Balle. Nel senso che per aborto si intende l\’uccisione ma anche l\’espulsione del feto. E anche quando va a casa (e il feto non è stato ancora espulso) la donna non sa se il suo bambino che non nascerà mai è già morto o è ancora vivo. Vive in diretta l\’agonia del suo figlio indesiderato.
Sarebbe più serio dire: la Ru486 non rispetta la legge sull\’aborto (194) che ora quindi va modificata. Ma Bissoni e soci non possono dirlo, perchè facendo ciò ammetterebbero di aver operato per alcuni anni in modo irregolare.
E allora avanti con l\’ipocrisia.
(Massimo Pandolfi)
(01/10/09 – (C) Vite Spericolate)