Canal Jimmy: «Ritiriamo
il cartoon satirico sul Papa»
Giusto Toni, direttore della tv satellitare: «È una nostra scelta di responsabilità: siamo una rete libera».
Dopo le critiche del Copercom (il coordinamento delle Associazioni per la comunicazione, in gran parte cattoliche) su Popetown, il cartone animato inglese che ironizza pesantemente sul Papa e che Canal Jimmy aveva in programma di trasmettere ad aprile in Italia, il direttore della rete satellitare presente su Sky ha cambiato idea. «Per ora – ci dice Giusto Toni – non lo trasmetteremo».
Di Gigio Rancilio
Direttore, cosa significa «per ora»?
«Che almeno per tutto il 2005 non lo manderemo in onda. Visto che questa serie è legata a dei contratti che ci impegnano a trasmetterla, dobbiamo cercare una via d’uscita con i produttori. Per questo, al momento, non posso garantire che mai andrà in onda».
Così però sembra un modo per placare le critiche e intanto salvare la faccia. In compenso avete avuto una bella pubblicità.
Guardi che questa querelle non è partita da noi. L’ha scatenata un’intervista al giornale inglese Independent di uno dei produttori del cartone animato che, commentando la decisione della Bbc di non trasmetterlo più dopo le proteste di alcune associazioni cattoliche, sottolineava la curiosità del fatto che in Italia fosse stato comprato da una tv con sede a Roma, cioè noi, e nessuno avesse mai protestato. Qualcuno deve averla letta ed è scoppiata la bagarre.
Quando avete comprato questo cartone animato, però, sapevate che il suo contenuto avrebbe offeso molti.
Ci hanno perfino accusati di avere comprato questa serie per sfruttare l’eco mediatico sulla salute del Papa: una follia. Non siamo degli avvoltoi e non abbiamo alcuna intenzione di offendere la religione cattolica. Quindi non trasmetteremo Popetown. Ci spiace solo che chi ha scatenato questa guerra contro Canal Jimmy non abbia nemmeno visto il cartone animato in questione. Perfino noi l’abbiamo comprato nel 2003 dalla Bbc solo sulla base di una sceneggiatura e di poche sequenze.
D’accordo, ma per criticarlo non serve vederlo. Se anche la laicissima Bbc ha deciso di ritirarlo, tanto soft non deve certo essere.
Ma loro sono come Raiuno, con i doveri e gli equilibri di una grande rete generalista, mentre noi siamo una tv di nicchia. Le televisioni satellitari dovrebbero essere come un’edicola: dare spazio a tutti, lasciando scegliere gli acquirenti.
E sul mercato voi di Canal Jimmy puntate ad essere la rete “scandalosa”, visto che mandate in onda serie come «Ali-G», «Queer As Folk» e «The L-Word». Come stupirvi allora se vi criticano?
Perché saremo provocatori ma non blasfemi. Oltretutto le serie che trasmettiamo negli altri paesi vanno in onda in prima serata. Noi invece L-Word la mandiamo alle 23.15. Questo è uno dei tanti paradossi della tv italiana: noi che proponiamo «cose estreme» ci poniamo il problema dell’orario di programmazione, mentre i reality o i programmi della De Filippi, che secondo me sono molto più pericolosi, vanno in onda su Rai e Mediaset a qualsiasi ora. Una cosa però voglio che sia chiara a tutti: il palinsesto di Canal Jimmy non può essere deciso dalle associazioni.
Ci faccia capire: lei vuole la libertà di proporre qualsiasi cosa, ma non accetta che un gruppo di telespettatori possa protestare liberamente.
Mi va benissimo che chiunque possa protestare. Ma vorrei che lo facessero con toni più equilibrati e non a priori. A me piace il modo che usano certe associazioni cattoliche in America: non chiedono il sequestro di una pellicola o di un programma tv, ma invitano i cittadini a boicottarlo non andandolo a vedere.
Si tratta di un bel suggerimento, direttore.
Avvenire 8 febbraio 2005