Ecco la verità sul “martire” Enzo Biagi.
Una liquidazione da 3 miliardi di lire
In questi giorni abbiamo assistito all’avvilente spettacolo di una sinistra che dopo averci ammorbato con un’estenuante campagna per le primarie ha avuto il coraggio, l’ardire, di deplorare la scarsa attenzione da parte di giornali e tv…
di Davide Caparini*
*Vicepresidente della commissione Vigilanza Rai
In questi giorni abbiamo assistito all’avvilente spettacolo di una sinistra che dopo averci ammorbato con un’estenuante campagna per le primarie ha avuto il coraggio, l’ardire, di deplorare la scarsa attenzione da parte di giornali e tv.
Non entro nel merito della discutibile operazione politica e mi limito ad evidenziare come, ancora una volta, l’Unione sia riuscita contemporaneamente a polarizzare l’attenzione dei media prima e lamentarsene poi. Prodi e compagni grazie alla connivenza dei principali media sono una volta di più riusciti a costruire un caso sul nulla, se non dalla menzogna.
Il teorema dell’ostracismo nei confronti della sinistra si basa sulla tesi che Biagi, Luttazzi e Santoro siano stati malamente cacciati da un oscuro potere.
E’ giunto il momento di fare chiarezza e meritare una visione oggettiva di ciò che è accaduto in Rai. Una visione basata sui fatti e non sull’abile manipolazione operata dalla propaganda di sinistra. Torniamo al 2002: il Fatto condotto da Enzo Biagi non regge più il confronto degli ascolti e la rete è messa in grande difficoltà dall’allora corazzata “Striscia la Notizia”il tg satirico di Antonio Ricci. Il direttore di Raiuno Fabrizio del Noce deve correre ai ripari cercando un’alternativa che consenta alla rete ammiraglia di reggere il peso della concorrenza. Ricordo l’enorme pressione psicologica che in quel periodo le minoranze esercitavano sui vertici Rai accusati ad ogni piè sospinto di essere fiancheggiatori di Mediaset.
Il direttore generale Agostino Saccà per correre ai ripari dell’emorragia di ascolti (e di mancato incasso pubblicitario) trova con Biagi un accordo sulla realizzazione di un programma biennale di ben dieci speciali in prima serata e venti puntate in seconda serata. Alla faccia della censura! Un accordo molto vantaggioso tantè che il presunto epurato rilascia alle agenzie compiaciute dichiarazioni per l’accordo raggiunto. Contrariamente a quanto dichiarato, al momento della firma del contratto, Biagi decide di non accettare perché, cito testualmente, “differente da quella relativa a il Fatto“.
La Rai tenta un’ulteriore mediazione proponendo a Biagi di mandare in onda il Fatto sulla terza rete. Inutilmente. «Io faccio il mio mestiere e colgo l’occasione per ringraziare Raitre per la proposta di accogliere il Fatto, da me rifiutata per motivi personali», dichiara il conduttore il 3 gennaio 2003 all’ANSA.
Due offerte molto allettanti che il giornalista declina preferendo una transazione per chiudere ogni rapporto con l’Azienda. Una conclusione di contratto “effettuata con il pieno consenso dell’interessato e con di lui piena soddisfazione” citando le parole del suo legale. E ci credo! La Rai anche in questo caso ha dimostrato la sua generosità coi soldi dei cittadini elargendo qualcosa come 3 miliardi di lire più le spese a Biagi che sull’ANSA ha successivamente precisato di non essere stato “buttato fuori” dalla Rai. Al contrario con la stessa ho raggiunto, di mia iniziativa, un accordo pienamente soddisfacente che gratifica, sotto tutti i profili, morali e materiali, i miei 41 anni dedicati alla Rai alla quale ho dato tanto e altrettanto ho ricevuto“.
Alla luce dei fatti è evidente la strumentalizzazione, la mistificazione fatta dalla sinistra che ha creato un martire del libero pensiero, caduto sotto i colpi di un presunto regime.
Ricapitolando:
1) il Fatto di Biagi è in calo di ascolti;
2) i vertici Rai accusati di fare gli interessi di Berlusconi non possono permettersi di perdere nemmeno un ascoltatore contro ’Striscia’;
3) la Rai propone 10 prime serate e 10 seconde serate per due anni e Biagi non accetta;
4) la Rai propone di spostare il Fatto su Raitre e Biagi non accetta;
5) la Rai propone una buonuscita di 1,5 milioni di euro e Biagi, gratificato sotto tutti i profili, morali e materiali, incassa e se ne va a sparare contro la Lega da un’altra parte.
Quindi la verità è un’altra rispetto alla vulgata della stampa di regime come lo stesso Biagi ha dichiarato in quel periodo su L’Espresso . «Non ho deciso di smettere di lavorare con la Rai, ma di lavorare con le persone che allora la dirigevano». Di questo non smetteremo mai di essergliene grati.
La Padania [Data pubblicazione: 03/11/2005]