Quel carosello di star stracciate dal prof. Vescovi

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(c) Avvenire 15/06/2005
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Il mondo dello spettacolo in posa per il sì


Tommaso Gomez


Il professor Angelo Vescovi se n’era levate tante di soddisfazioni in vita sua. Ma questa chi l’avrebbe immaginata? Sbaragliare Sabrina Ferilli con uno share di 74 a 26. Gli esperti di comunicazione avranno di che trapanarsi i cervelloni. E i divi dell’establishment dello spettacolo, tutti compatti – con rare eccezioni – per il sì, in un allegro conformismo farcito di luoghi comuni?

Traditi dal fedele pubblico. L’elenco dei divi sgominati, dei grandi seduttori bidonati dal gentile pubblico, è una locandina lunga così. Possiamo cominciare dalle tre soprane di Vanity Fair, Sabrina Ferilli, Afef Jnifen e Simona Ventura. Per proseguire con Monica Bellucci («Una legge che neanche Torquemada»), senza veli in un eccesso di generosità. E ancora: Luca Barbareschi («Vergognoso l’inginocchiamento della politica davanti al Vaticano»), Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, Daria Bignardi, Paolo Bonolis, Piero Chiambretti, Maurizio Costanzo, Lella Costa («Una legge medievale, offensiva e violenta»), Lucio Dalla, Ilaria D’Amico («Una legge efferata»), Barbara D’Urso, Fabio Fazio, Max Gazzè, Sabina Guzzanti, Paolo Hendel («Questa legge è una schifezza»), Anna Kanakis, Simona Izzo e Ricky Tognazzi, Enzo Jannacci, Fiorella Mannoia, Valeria Marini, Silvio Muccino, Silvio Orlando, Federica Panicucci, Alba Parietti, Gigi Proietti, Patrizio Roversi, Gian Marco Tognazzi, Antonello Venditti. Battuti da Angelo Vescovi, che figura. Tra le tante cose che non hanno funzionato, pure il testimonial nazional-popolare. Il ragionamento filava: la materia è complessa; anche la buonanima del maestro Alberto Manzi, armato di gessetto, faticherebbe a renderla digeribile. E allora trattiamo il referendum come un prodotto qualsiasi. Il consumatore non va fatto ragionare. Al contrario, il consumatore deve sospendere il giudizio critico e agire d’istinto. Il consumatore va sedotto. Mostrandogli qualcuno capace di sedurlo: con il suo aspetto, la sua musica, la sua arguzia, la sua interpretazione, la sua aut orevolezza… Il consumatore-elettore andrà al seggio con l’immagine del divo preferito che gli sorride, per imitarlo. Ci andrà contento di andarci. Non ha funzionato, ha stravinto il professor Vescovi. Il pubblico ha tradito i suoi divi? Ahi ahi, ma allora è un vizio. Allora non capite proprio che cos’è successo. Non è il pubblico ad aver tradito i suoi divi, ma i divi ad aver tradito il loro pubblico. Hanno commesso lo stesso peccato di presunzione di molti politici e di troppi giornalisti, intellettuali, editorialisti. Che da tempo hanno smesso, se mai l’hanno fatto davvero, di ascoltare la gente con almeno la metà della passione con cui la gente consegna loro il proprio tempo e i propri denari. Passione… Ci sono testimonial che neppure hanno votato: erano in vacanza. Ritenevano fosse superfluo farsi vedere alle urne. Pensavano bastasse una copertina con sorrisone d’ordinanza. Li ha stracciati il professor Vescovi. E ben gli sta.