Presidente Uganda: astinenza e matrimonio per sconfiggere l’Aids

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – L’astinenza e la sessualità vissuta all’interno del matrimonio costituiscono la risposta più efficace nella lotta all’Aids. Lo ha detto con forza il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni alla 15/a Conferenza internazionale sull’Hiv/Aids, in corso a Bangkok, dove si tenta di trovare soluzioni per contrastare la terribile malattia globale e impedire che l’Asia diventi la nuova Africa del secondo millennio. Il deciso intervento del leader dell’Uganda, dove il tasso di contagi è calato in maniera vertiginosa, è una proposta alternativa ai tradizionali metodi di prevenzione dell’Aids, basata sull’informazione, il rafforzamento dei legami familiari e il rifiuto della promiscuità.

Nel secondo giorno di lavori, Museveni ha espresso la sua posizione – in linea con quella del presidente americano George W. Bush – affermando che relazioni basate sulla fiducia sono cruciali nella campagna contro l’Hiv/Aids e che “il preservativo non è la soluzione migliore”. Il suo Paese – caso raro nell’Africa sub-sahariana – sta conducendo una campagna di successo nella lotta all’Aids, che ha fatto scendere il tasso di contagi da più del 30% negli anni ’90 al 6% nel 2003. Con l’aiuto dei gruppi religiosi, il governo ugandese ha avviato una campagna di sensibilizzazione e informazione sulla malattia, riassunta in tre punti principali, in ordine di priorità: “astinenza, fedeltà, preservativi”. Malgrado i risultati, alcuni esperti manifestano riserve e perplessità su come essi siano stati raggiunti, evidenziando che non ci sono ancora abbastanza studi per chiarire la situazione. La maggior parte dei ricercatori ha criticato la posizione del presidente dell’Uganda e l’iniziativa dell’amministrazione Bush, che ha destinato un terzo dei fondi a programmi di prevenzione e astinenza pre-matrimoniale.



Anche per la Chiesa cattolica la lotta all’Aids passa per una proposta educativa, informativa e di valori. La Chiesa mira a dare ragioni profonde che conducano all’assunzione di scelte e comportamenti di vita che sradichino alla base il rischio del contagio e la diffusione della malattia, rifiutando soluzioni che risolvono il problema solo nella contingenza.



Nel Messaggio per la giornata mondiale dell’Aids lo scorso 1 dicembre 2003, il card. Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, afferma: “Il pensiero di Giovanni Paolo II si articola attorno alla natura del fenomeno (patologia dello spirito); alla prevenzione, basata sulla sacralità della vita e la sessualità responsabile, sulla trascendenza e l’educazione alla castità, sulla condotta del malato ossia l’amore di Dio, la condotta sessuale, la trasmissione da madre a figlio, l’offerta della sofferenza nel suo rapporto con il mistero della croce e la speranza della risurrezione; il pensiero di Giovanni Paolo II si rivolge in particolare ai professionisti della salute che nel Buon Samaritano trovano il paradigma dell’amore misericordioso che supera le barriere umane; alle autorità civili che devono fornire alle popolazioni una informazione corretta e un aiuto ai poveri; agli scienziati chiamati dal Papa ad una rinnovata solidarietà con i malati, facendo del tutto per fare progredire la ricerca biomedica sull’Hiv/Aids al fine di trovare nuovi ed efficaci medicinali capaci di arginare il fenomeno”.



Il rispetto verso la dignità e la sofferenza dei malati e la missione pastorale della Chiesa nel mondo ha impegnato in prima linea la comunità cattolica nella lotta all’Aids, anche attraverso iniziative concrete di cura e assistenza dei malati e delle loro famiglie.



In tutto il mondo, la Chiesa promuove, a livello diocesano e nazionale, iniziative pastorali, di formazione e informazione sull’Aids; avvia programmi di formazione di operatori sociali e sanitari; costruisce ospedali e centri per malati di Aids; fornisce assistenza domiciliare e ospedaliera ai malati e agli orfani, assicurando loro anche la cura spirituale, pastorale e psichica e il sostegno alle loro famiglie; fornisce aiuti economici per attuare progetti di lotta all’Aids. I contributi medi offerti sul piano sociale da organismi ecclesiali sono del 12% e dalle Ong cattoliche del 13%; un totale del 25% che porta la Chiesa a costituire il primo partner dello Stato in campo sociale. Per gli interventi sanitari, l’impegno della Chiesa è del 19%, un terzo dei contributi statali e il doppio degli interventi delle Ong non cattoliche (10%) e dei privati (11%). (MR)


AsiaNews 12 Luglio 2004


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