Parlamento europeo: via libera alla ricerca sugli embrioni

Staminali, via libera dall’Europa. Ma il voto spacca la Margherita


Il Parlamento europeo ha votato ieri lo stanziamento di 50 miliardi di euro per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza limitazioni riguardo alla data in cui gli embrioni sono stati prodotti. Il regolamento prevede che il finanziamento possa essere concesso solo agli stati in cui la legge consente l’uso delle staminali. A Strasburgo la minoranza dei Dl si esprime a favore della ricerca.


 

Luce verde dell’Europarlamento alla ricerca sulle cellule staminali. L’aula di Strasburgo ha approvato con 284 voti a favore, 249 contrari e 32 astensioni l’emendamento della Commissione europea che apre la strada al finanziamento della ricerca sugli embrioni, prorogando il sistema già in vigore negli ultimi 5 anni.
Il voto si è svolto all’insegna della trasversalità con molte dissociazioni rispetto alla linea adottata dalle singole famiglie politiche europee. Nessun italiano del Ppe, però, ha votato a favore dell’emendamento, nonostante alla vigilia ci si aspettasse il «sì» di un cospicuo drappello di parlamentari di Forza Italia. Nella Margherita ha, invece, destato sorpresa la spaccatura tra la minoranza (compreso il capodelegazione Lapo Pistelli) che ha votato a favore, e il gruppo guidato da Patrizia Toia e da Vittorio Prodi (fratello del premier), decisamente contrario.
La sorpresa rispetto a quest’allineamento di Pistelli, Costa e Cocilovo sulla «linea Mussi» è giustificata anche dal fatto che i tre europarlamentari avevano votato poco prima (insieme agli altri colleghi di partito) a favore dell’emendamento Niebler, che avrebbe posto dei severi limiti all’uso degli embrioni nella ricerca sulle staminali, e che non è passato per soli 19 voti. C’è stato quindi un visibile dietrofront. Tra i gruppi europei, invece, va sottolineato che se il Ppe e il Pse hanno votato in ordine sparso, l’unica formazione che non si è spaccata è stata l’Uen (di cui fa parte An), interamente schierato contro l’emendamento favorevole alla ricerca sugli embrioni.
Il voto, in teoria, non dovrebbe interessare l’Italia visto che l’attuale regolamento comunitario prevede che il finanziamento possa essere concesso solo agli Stati cui la legge consente l’uso delle staminali. Ma le implicazioni politiche sono evidenti. Per questo proprio oggi l’Intergruppo «Persona e Bene comune», costituito da esponenti cattolici dei due poli (tra cui Paola Binetti e Luigi Bobba, Luca Volontè e Domenico Di Virgilio) ha lanciato un appello a Romano Prodi, «affinché garantisca il voto contrario dell’Italia al finanziamento di ricerche che implichino la distruzione di embrioni umani». Prodi, in base all’appello, dovrebbe portare il «no» dell’Italia al Consiglio europeo sulla competitività, convocato il 24 luglio. Una riunione che dovrà decidere su quali settori indirizzare i finanziamenti del Settimo programma quadro. «Se non lo si vuole fare per ragioni etiche – ha spiegato Luigi Bobba della Margherita – lo si faccia in nome dell’interesse nazionale: l’Italia è leader europeo nella ricerca sulle staminali adulte ed è quindi nostro interesse che i fondi europei siano destinati a questo tipo di ricerca».
Il via libera dell’ Europarlamento suscita preoccupazioni nei partiti della Cdl. Ma le sfumature sono diverse e molteplici. Carlo Casini, leader del Movimento per la vita e da pochi giorni eurodeputato dell’Udc, definisce ad esempio il voto «positivamente sorprendente» perché dimostra che la difesa della vita è un’inquietudine che in Europa c’è». Per Alessandra Mussolini, eurodeputato di Alternativa sociale, «la ricerca sulle cellule embrionarie prevede la distruzione degli embrioni o la creazione di nuovi embrioni a scopo di ricerca, il che è gravissimo dal punto di vista etico e discutibile dal punto vista scientifico, in quanto sinora tali sperimentazioni non hanno avuto esiti positivi». Sul fronte della Chiesa cattolica c’è poi da registrare il duro commento di monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita. «La votazione, che a maggioranza autorizza la sperimentazione sugli embrioni umani anche limitandola con un divieto nei confronti della clonazione, rimane una decisione negativa dal punto di vista morale e di civiltà e direi antiumana perché dimentica quanto sia grave il fatto di sperimentare su un essere umano vivente, non solo senza il consenso, ma con la sua distruzione».


«Così Bruxelles viola la sacralità della vita»
«Non esiste nessuna ragione per operare una distinzione morale tra un embrione all’inizio della sua vita e dopo l’impianto nel grembo materno o dopo 14 giorni. La dignità umana non dipende, e non deve essere resa dipendente, da decisioni di altri esseri umani». La Commissione degli Episcopati della Comunità europea (Comece) condanna duramente l’ipotesi di autorizzare la ricerca sulle staminali embrionali. I vescovi europei ricordano che «ogni vita umana comincia dal suo concepimento e ha bisogno di particolari cure se è creata fuori del corpo umano. La vita umana non deve essere strumentalizzata». «L’uso e la distruzione di embrioni umani è materia che tocca l’inviolabilità e la dignità della vita umana e che riguarda le convinzioni di molti cittadini dell’Unione, la Ue stessa ha il dovere morale di astenersi dal promuovere questo tipo di ricerche vietate in molti Stati membri e non interferire con le delicate decisioni nazionali su questa materia violando il principio di sussidiarietà».


di Fabrizio De Feo
Il Giornale n. 141 del 16-06-06 pagina 6