VENERDÌ SANTO
Donna cristiana difende la Croce, musulmani la accusano di blasfemia
Naseem Bibi è in cella di isolamento: mentre infuriavano le proteste musulmane contro le vignette su Maometto, ha litigato con dei dimostranti che stavano dissacrando il cristianesimo.
Kasur (AsiaNews/Ans) – Per aver difeso la croce da una dissacrazione, una donna cristiana è in prigione con l’accusa di blasfemia. Naseem Bibi è detenuta in isolamento con l’imputazione di aver offeso un’immagine della Kabaah, il luogo più sacro dell’Islam in Arabia Saudita. Lo scorso 7 aprile i giudici le hanno negato il rilascio su cauzione. Il marito e i tre figli, intanto, hanno dovuto lasciare la loro casa e nascondersi altrove per paura di ritorsioni da parte di estremisti islamici.
Secondo la sua famiglia, la donna ha protestato contro un gruppo di musulmani che disegnavano una croce sopra un mucchio di spazzatura. Le autorità carcerarie hanno negato a membri dello Sharing Life Ministry Pakistan (Slmp), un’organizzazione protestante, di visitare la detenuta. Lo Slmp ha diffuso un comunicato di Gulzar Masih, marito della donna, in cui l’uomo racconta la storia di Naseem.
Tutto risale al 3 marzo scorso, quando numerosi musulmani vicino alla casa di Naseem, a Kasur, stavano protestando contro le vignette blasfeme su Maometto. “Gridavano slogan contro Bush e contro il cristianesimo” racconta Gulzar. L’uomo aggiunge: “Naseem ha visto che i dimostranti disegnavano una croce sopra un mucchio di spazzatura, così è uscita a protestare contro questo gesto dissacratore”. La donna ha discusso con i manifestanti facendo notare che stavano violando un simbolo sacro al cristianesimo, mentre protestavano proprio per la stessa offesa alla loro religione.
Secondo il racconto del marito, Naseem è stata percossa e le sono stati strappati i vestiti di dosso. Il gruppo di musulmani si è allontanato per poi ritornare dopo qualche ora con un’immagine della Kabah sporcata da escrementi. Gli uomini hanno accusato Naseem di blasfemia e la polizia, accorsa sul posto, l’ha portata al comando locale. Gulzar confessa di non essere intervenuto a difesa della moglie per paura.
Lo Slmp ha reso noto che contro la donna è stato aperto un caso di blasfemia e che il marito, dopo più di un mese, non l’ha ancora potuta visitare.
La cosiddetta legge sulla blasfemia (ovvero l’articolo 295 b e c del Codice penale pakistano) punisce con l’ergastolo le offese al Corano e stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Da tempo Chiesa cattolica e gruppi per i diritti umani chiedono la totale abrogazione della legge. Finora il governo ha apportato solo deboli emendamenti.
AsiaNews 13 Aprile 2006