LA STORIA DELLA DISCRIMINAZIONE DI CARRIE PREJEAN
di Diana Zancheddu
Fosse stata politicamente corretta e consapevole di vivere nell’era obamiana forse oggi sarebbe Miss America. Invece deve accontentarsi di essere soltanto Miss California. In effetti sono problemi anche questi, in più Carrie Prejean, stangona bionda di anni ventuno e almeno trentaquattro denti da mostrare, non è diventata la più bella degli Stati Uniti perché discriminata, azzarda qualcuno: il suo problema è che non crede nel matrimonio omosessuale. Pare che lo scettro della più bella d’America le sia stato sfilato da una domanda in finalissima. “Nel Vermont hanno legalizzato il matrimonio gay (è il quarto, negli Stati Uniti, ndr). Secondo lei tutti gli stati dovrebbero seguirne l’esempio?”, le domanda il giudice Perez Hilton, un ragazzetto appena più vecchio di lei. E domanda più politicamente corretta non poteva essere posta. “E’ bello che uno possa scegliere – risponde lei – Ma nel mio paese e nella mia famiglia il matrimonio è tra un uomo e una donna”. E si gioca così la vittoria, la corona in testa, i fiori in braccio e le lacrime piagnone di tutte le prime miss della terra.
Hai voglia poi ad aggiungere, cara la mia Carrie, che tua sorella è nell’aeronautica americana e che è un’attivista pro gay, che ti ha consolata in albergo, quella sera, dicendoti che non si era offesa per niente, che ognuno ha le sue idee, ma che rispetta le tue e che ti vuole bene e basta. Hai voglia a dire che con tuo padre se ne discute molto, a casa, di queste visioni del mondo. Hai voglia a rilasciare interviste in cui dici che in realtà ti sembra di aver vinto tu, davvero, visti i mille messaggi di solidarietà ricevuti e le duemila richieste di amicizia su Facebook. La verità è che ti meriti di restare una Miss California qualsiasi perché non hai capito che l’aria adesso è cambiata, vivi nella fiorita era obamiana, era in cui è candidamente richiesto di essere pro gay, pro choice, pro islam, e tra poco magari pure pro Ahmadinejad. Per la cronaca, la corona è finita sulla testa di tale Kristen Dalton, Miss Carolina del nord, bionda come Carrie, ma forse appena meno gnocca. Anche lei, naturalmente, piagnucola storcendo la faccia in modo orribile quando viene emesso il verdetto.
La storia della discriminazione di Carrie sta scaldando il grande popolo dei telespettatori di concorsi di bellezza, ma non solo. Larry King, quello del “Larry King live”, lunedì sera ha intervistato il controverso giudice che ha posto la domanda trabocchetto. Il giudice dice che non pensa di aver posto una domanda ingiusta, sbagliata o trabocchetto. Però insulta Carrie, dice che ha dato la risposta sbagliata e comunque ha perso perché è un’idiota sgualdrina. Quindi c’è chi gli dà di cafone.
Lui, forse pensando di auscultare il polmone vero del popolo americano, forse pensando di poter iniziare il post successivo sul suo blog rosa con: “We, the people… crediamo nel matrimonio omo” eccetera, ha postato il video dell’intervista integrale al Larry King Live. Alla richiesta di: “Pensieri?”, ha avuto in cambio ben 983 messaggi. Il tono dei commenti è molto americano, americano da primo emendamento, si intende, del tipo: ognuno è libero di pensare e dire quello che crede, ognuno ha le sue idee ma questo non c’entra con un concorso di bellezza, sei uno stupido, discriminare lei perché ha risposto così è peggio che discriminare i gay, lei ha ragione e tu hai torto, e infine il più bello di tutti: “Much adieu about nothing. 85% of americans believe marriage is between a man and a woman (tanto casino per niente. L’85 per cento degli americani pensa che il matrimonio sia tra un uomo e una donna)”.
La verità è che la biografia di Carrie sembra studiata e scritta per un’era che non c’è più, quella del presidente George W. Bush. Comincia così: “Carrie è una vera californiana” (ce ne devono essere anche molte finte, evidentemente). Si prosegue con l’elenco dei desideri di Carrie, che vuole diventare insegnante delle elementari, che fa la volontaria tra ragazzi disabili, che ha una grande famiglia italiana, che ha un’energia e un buon carattere che attira i più piccoli, che ha un chihuahua di nome Biggie con cui passa la gran parte del suo tempo.
Nel frattempo Carrie ha avuto anche il modo di partecipare a innumerevoli spettacolini, promozioni, di prestare il volto a campagne pubblicitarie e televisive, ma non è per questo che vuole essere ricordata. La sua forza le viene da un passo della Bibbia, citato per intero nella sua biografia ufficiale. Si tratta della lettera di san Paolo ai Filippesi, 4:13: “I can do all things through Christ who strengthens me” (posso fare tutto attraverso Cristo che mi sostiene).
Carrie vorrebbe che la gente la ricordasse per essere vera e compassionevole. E invece ora tutti la ricorderanno perché è stata ed è rimasta una bella bionda e abbronzata Miss California, sconfitta nella corsa per la più bella d’America per aver dato la risposta sbagliata nell’era sbagliata, e aver candidamente sostenuto che bè, nella sua famiglia e nel suo paese, il matrimonio è tra un uomo e una donna.
Il Foglio, 26 aprile 2009