Morti per parto, le colpe dell’UNICEF

Ogni anno in Africa circa 270.000 donne muoiono durante la gravidanza e il parto per problemi per lo più riconducibili alle condizioni igieniche in cui vivono, a carenze alimentari e alla mancanza di assistenza medica. Le principali cause di morte sono le emorragie in seguito al parto, le infezioni trasmesse sessualmente e l’ipertensione arteriosa. È quanto è emerso nel corso di un convegno medico continentale svoltosi nella capitale del Benin, Cotonou, lo scorso 15 dicembre 2004.

Le relazioni presentate confermano in sostanza i dati esposti a ottobre, ad Harare, Zimbabwe, durante un vertice organizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità e presieduto da Doyin Oluwolw, responsabile del settore salute familiare e riproduttiva dell’Ufficio regionale per l’Africa dell’Oms.

Aids, mutilazioni genitali femminili e gravidanze in età immatura sono tra i fattori che aumentano il rischio di complicazioni anche mortali per le madri africane e che spesso compromettono la salute e la stessa sopravvivenza dei loro figli.

L’entità del fenomeno in tutto il terzo mondo e in particolare in Africa, e la sua persistenza, sono tali da aver indotto le Nazioni Unite a inserire la lotta alla mortalità materna tra gli otto obiettivi prioritari del programma di sviluppo globale varato nel 2000 e noto come Millenium development Goals.

La responsabilità dei governi dei paesi del terzo mondo che continuano a stanziare fondi insufficienti per le spese sanitarie è ormai universalmente denunciata.

È altrettanto importante verificare l’esito delle strategie elaborate da organismi internazionali quali l’UNICEF che, ai fini di una maggiore “salute riproduttiva”, da anni concentrano in progetti di riduzione della natalità risorse finanziarie e umane che potrebbero essere impiegate per la prevenzione e la cura delle patologie legate alla maternità.

Anna Bono


Da SviPop (Magazine su ambiente, sviluppo e popolazione),
21 Dicembre 2004

http://www.svipop.org