Mitrokhin. Ma bisognerebbe scrivere: la fogna rossa…

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Papa Wojtyla e Moro: del loro sangue sono sporche le mani dei comunisti

DOSSIER MITROKHIN. Ma bisognerebbe scrivere: la fogna rossa, rossa come la bandiera ma anche come il sangue di Aldo Moro e del Papa. In quel dossier c’era e c’è il contratto tra la nostra sinistra comunista e para-comunista con l’impero criminale più duraturo della storia. Il problema è che questa storia dura tuttora. Finché non ci sarà luce, e tutti potranno vedere…
Presentiamo anche una interessantissima lettera del Senatore Paolo Guzzanti, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il “dossier Mitrokhin” e l’attività d’intelligence italiana.

di Renato Farina


Dico subito la parolina: Mitrokhin. Non riesco a cominciare l’articolo con freddezza, sprizza fuori troppo sangue. Ho letto i documenti della Commissione, sono pubblici. Tra poco uscirà il volume con le conclusioni, Paolo Guzzanti ha rischiato la pelle per metterlo insieme. Dico: Mitrokhin. Ma bisognerebbe scrivere: la fogna rossa, rossa come la bandiera ma anche come il sangue di Aldo Moro e del Papa. La picchierò sul tavolo quella parola: Mitrokhin. In quel dossier c’era e c’è il contratto tra la nostra sinistra comunista e para-comunista con l’impero criminale più duraturo della storia. Il problema è che questa storia dura tuttora. Finché non ci sarà luce, e tutti potranno vedere, l’inganno perdurerà. Ora comincio l’articolo per bene. Daccapo. Scusate.
Mitrokhin? I comunisti e la sinistra gridano allo scandalo perché la televisione ha detto la verità in diretta. Orrore. Canale 5 che ha fatto mai? Ha fornito la prova tivù dell’alleanza tra l’Italia di Berlusconi e l’America di Bush (ma anche di Clinton, vedi gli applausi di Hillary). Prodi e i suoi azionisti di maggioranza (D’Alema, Fassino, Bertinotti e Diliberto) chiedono la par condicio. D’accordo.
La nostra idea allora è questa. Bisognerebbe fare una bella scorpacciata televisiva sull’altra alleanza: quella che ha riguardato la sinistra e ha reso orribile la vita di questo Paese. È finita l’alleanza solo perché il partner è morto. Si sa: l’Urss è defunta. Ma l’alleanza continua, come in un film di spettri: la cattiveria dello sguardo e la menzogna della lingua sono quelle là.
Diliberto quando denuncia «le mani grondanti sangue» di Bush e di Berlusconi ristabilisce una specie di giuramento segreto con i compagni di tutto il mondo. Ma sì, quell’alleanza di zombie si protrae. E c’è una logica. Come ogni colpa grave non si ferma al momento del delitto, ma finché non è espiata permea le mosse degli impuniti, i quali ora pretendono di governarci.
Ah, se ci fosse stata la telecamera e la diretta tivù quando voi, compagni comunisti, andavate a Mosca a conferire con i vostri referenti massimi, non ci saremmo opposti alla mondovisione dei passaggi di dollari. Non avremmo ostacolato la diffusione del sonoro con relativa traduzione. E quello accaduto a Mosca tra dirigenti sarebbe ancora poco.
Ora si sa molto di più. E si può ricostruire con precisione come questo rapporto tra il Partito comunista italiano e il Partito comunista dell’Unione Sovietica non sia stato una faccenda folkloristica o di necessaria condizione per la democrazia.
Anche questo ci hanno fatto bere come oro colato: l’America dà i soldi alla Dc, la Russia li consegna al Pci. Pari e patta, non è vero? Balle.
A parte che il primo fatto non è vero, e l’America i dollari li ha dati all’Italia intera, comunisti compresi, grazie al piano Marshall, il paragone non tiene proprio. Infatti l’intreccio tra il Cremlino e le Botteghe Oscure non era la generosa offerta ad un amico, ma la paga del complice. Era in funzione di un progetto di occupazione di questa Italia. Serviva all’assassinio. Non diciamo che i compagni di periferia sapessero, le anime belle ci sono sempre. Ma ormai è palese come le vicende più gravi degli anni ’70 e ’80 – il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, l’attentato al Papa, la consegna dei piani di difesa della Nato al patto di Varsavia – abbiano avuto la regia di Mosca che ha potuto godere del supporto logistico di spioni italiani, incardinati nel Pci, mentre tutto il partito di Togliatti, di Longo e di Berlinguer aveva sì il supporto dell’idealità operaia, ma anche dell’oro di Mosca.
Oro in cambio non di un’adesione all’idea ma di un tradimento fattivo.
Si sa tutto. Non c’è mistero.
Nel 1999 venne alla luce dell’opinione pubblica il dossier Mitrokhin.
Ridiciamo questo nome, buttiamolo lì, insistiamo. In tutto il mondo fu preso sul serio. L’Italia era il vero centro delle rivelazioni messe insieme dall’archivista Vasilij Mitrokhin con pazienza certosina. Nomi di spie, di confidenti, ma soprattutto la chiave per capire – attraverso quei nomi – alcuni fatti decisivi della nostra vita. Berlusconi, che non è un fesso, stette zitto. Poi venuto al governo lanciò una commissione d’inchiesta guidata dal senatore Guzzanti. Si è avvalso di consulenti. Ha sentito molti personaggi. Ha cercato di capire perché i servizi segreti al guinzaglio dell’Ulivo abbiano tenuto nell’ombra queste carte fatte arrivare a Roma dagli inglesi. Poi è andato a fotocopiare fascicoli segreti in Germania e in Ungheria. Sono saltate fuori chiare come il sole le trame comuniste italo-sovietiche. Commuovono e fanno venire rabbia le pagine dedicate da Guzzanti a Moro. Ci sono comunisti italiani al soldo di Mosca. Non si sfugge. Sono sorprendenti le rivelazioni sui piani di invasione dell’Urss, valevoli negli anni ’50, ma pronti ad essere praticati mentre il mostro russo era moribondo. Sarebbero dovuti entrare dal Brennero, i carri sovietici: segno palese che contavano sulle quinte colonne italiane. Chi? I compagni del Pci. In Italia invece a rimetterci sono stati i gladiatori della Nato. Ricordate? Furono additati al pubblico disprezzo come servi degli americani.
Qualcuno dice: il mistero delle spie sovietiche in Italia. Mistero?
In realtà si sa tutto.
Il mistero italiano è piuttosto un altro. Ed è perché questa vicenda resti nell’ombra, per una specie di tacito accordo, si stia tutti zitti. E quando ne accenna qualcosa Berlusconi sia trattato come un fissato. Il mistero è del perché non ci mettiamo insieme a strappare via questa coperta nera che soffoca la voce di chi ha ricostruito questa verità. Poi se la prendono perché in tivù Berlusconi dice viva l’America e ricorda la visita al cimitero dei militari americani caduti per liberarci dal nazifascismo.
Noi aspettiamo con impazienza e un po’ di schifo l’altro film, quello della Mitrokhin.
Per ora in Italia questo macigno sulla coscienza dei comunisti e dei loro amichetti è servito soltanto a condannare Feltri aunanno emezzodi carcere per la denuncia di un comunista citato per sbaglio in un rendiconto. Sarebbe come se dopo la fine del nazismo l’unico condannato fosse un giornalista che ha sbagliato il nome di un capo delle Ss.
Questa è l’Italia. Che rischia di essere occupata post mortem dall’Unione Sovietica che vive nelle teste e negli atti di gente come Diliberto.
Mitrokhin!


Libero 2 marzo 2006



LA VERITÀ


di Paolo Guzzanti*
*Presidente della Commissione Mitrokhin

Signor Direttore,
è ormai tradizione che io mi rivolga a lei quando informo i lettori del suo giornale di eventi importanti che riguardano la Commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin, giunta ormai alla sua conclusione con risultati che il senatore a vita Giulio Andreotti ha considerato devastanti quanto basta per suggerire un momentaneo congelamento della Commissione stessa per non destabilizzare il Paese alla vigilia delle elezioni.
Oggi dunque voglio informarla di un fondamentale sviluppo rappresentato dal fatto che il magistrato anti terrorismo d’Europa, il francese Jean-Luis Bruguière, ha confermato ieri che la decisione di assassinare papa Giovanni Paolo II e la pianificazione del delitto furono prese dal servizio militare sovietico GRU. Il magistrato che indaga sulle trame terroristiche da 25 anni ha così confermato ciò che mi disse al Palais de Justice di Parigi nell’ottobre 2004, durante una rogatoria internazionale. Bruguière avrebbe voluto venire a testimoniare direttamente davanti alla Commissione Mitrokhin ma non ha potuto perché il suo ruolo di giudice istruttore nel processo contro il terrorista Carlos glielo impediva, ma ha voluto confermare.
Ieri l’altro l’ultimo capo del Kgb sovietico dal 1988 al 1991, e cioè Vladimir Kriuchkov, ha definito «una montatura, una provocazione e un’assurdità promossa da chi non è intenzionato a sviluppare i rapporti Italia-Russia» l’inchiesta che il Parlamento italiano ha svolto anche sull’attentato al Papa. ^
Chi è Vladimir Kriuchkov?
È il capo della congiura che tentò un colpo di Stato contro Michail Gorbaciov nell’agosto 1991 quando tutto il mondo tremò all’idea che la fragile apertura democratica nell’Unione Sovietica potesse essere spazzata via e che una nuova cappa di piombo comunista ci riportasse tutti alle angosce della guerra fredda. Kriuchkov fu sconfitto, licenziato, blandamente punito e infine riabilitato.
Ma c’è un importante circostanza che lega questo signore alle nostre vicende e sta nella intervista che il professor Romano Prodi, allora presidente dell’Iri, concesse al Corriere della Sera mentre era in corso il golpe nell’agosto del 1991. L’intervistatore chiese a Prodi che cosa pensasse del golpe e lui disse prima di tutto che se l’aspettava, poi che conosceva bene il signor Kriuchkov e che avrebbe atteso ancora un po’ per valutare il nuovo corso economico della nuova Unione Sovietica.
Quindi: comprensione per il golpe, un apprezzamento per il capo del Kgb e attesa fiduciosa nel nuovo corso da guerra fredda.
Nella stessa pagina del Corriere c’era poi una lista delle imprese italiane che lavoravano in Unione Sovietica e fra queste anche la famosa Nomisma, in joint-venture con un istituto economico sovietico, il Plehanov, che in realtà era la sezione economica del Kgb.
Quindi, l’uomo che con il giochetto del piattino finì con l’informare le Br del fatto che il loro covo era scoperto, era lo stesso che più tardi confesserà di essere in buoni rapporti con il capo del golpe Kgb, mentre Nomisma faceva affari con un istituto che era anche una delle facciate rispettabili del Kgb.
È quindi molto istruttivo apprendere che Kriuchkov sia oggi così schierato contro la Commissione, così come lo sono, alle nostre latitudini, gli amici di Prodi.
Se a questo si aggiunge il ruolo attivo che ebbe il Sismi sotto la presidenza del Consiglio Prodi nel rendere illeggibili le informazioni prelevate dal Kgb e portate a Londra da Vasilij Mitrokhin, si può intuire quanto tutta questa vicenda sia ancora ricca di possibili sviluppi.
Grazie dell’ospitalità.

p.guzzanti@mclink.it


Il Giornale n. 54 del 05-03-06