La confezione è di quelle regalo. Attori simpatici, colori gradevoli, battute spiritose, e un protagonista bonario che, popolarissimo come nonno d’Italia, con la sua sola presenza garantirebbe l’innocuità di tutta l’operazione. Ma Il padre delle spose è una fiction meno innocua di quanto sembri. E la confezione non è proprio un regalo, per i telespettatori di Raiuno che la vedranno lunedì in prima serata […], per un paio di messaggi […] che ambiguamente trasmette.
«La storia l’ho pensata, scritta e voluta io – racconta il protagonista, Lino Banfi -. Tempo fa un giornalista mi chiese: “Se lei scoprisse di avere un figlio gay, che cosa farebbe?”. Risposi che non avrei certo dato una festa da ballo per la contentezza, ma che avrei cercato di capirlo. E di amarlo comunque. Questo è il tema della nostra fiction».
Peccato solo che la morale finale del film (come ribellione al gretto pregiudizio del suo paese il padre accetta non solo l’omosessualità della figlia, ma anche la sua situazione «familiare») faccia passare come nulla fosse un paio di particolari tutt’altro che pacifici. Primo: che la figlia sia «sposata» con un’altra donna. Secondo: che con le due lesbiche viva anche la figlia naturale d’una delle due, una bambina di dieci anni appena. Come se il matrimonio fra gay e la convivenza di un minore con una coppia gay fossero temi […]condivisibili. «Ma quella bambina è già figlia di una delle due donne. Se fosse stata adottata dopo la loro unione, non avrei fatto il film», sottilizza Banfi; come se la sostanza della cosa cambiasse. E come se non esistesse un padre, magari contrario al fatto che sua figlia debba vivere con due lesbiche.
«Quanto al matrimonio fra omosessuali, noi non entriamo nel merito – ribatte la sceneggiatrice Paola Pascolini -. Volendo raccontare una storia moderna, però, se ne cercano le punte; e non potevamo ignorare un fatto oggettivo come quello del matrimonio gay che nella Spagna di Zapatero è legge». E, a mo’ di contentino, ricorda la battuta di un altro personaggio, la sorella del protagonista, che sconsolata dichiara alla «moglie» di sua nipote: «Non mi convincerai mai del fatto che anch’io mi possa innamorare di una donna. Però ti vorrò bene lo stesso».
Realizzato secondo uno schema tranquillizzante e inoffensivo (produce Carlo Bixio, lo stesso di Medico in famiglia) e con tutti i crismi del politically correct (all’anteprima Rai presenzia l’onorevole Grillini dell’Arcigay) Il padre delle spose si fa dichiaratamente scudo della presenza di Banfi: «Con la sua copertura rassicurante passano temi anche fortissimi», dice la Pascolini. Temi che non andrebbero in onda in prima serata su Raiuno solo perché al governo c’è il centro-sinistra […]
(C) Il Giornale – 18 novembre 2006 – Paolo Scotti
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Lobbies all’attacco della libertà di espressione
COMUNICATO STAMPA del sito www.culturacattolica.it
Certo chi non ha problemi di famiglia regolare con i figli a carico, per cui conta soltanto «l’amore», ha molto tempo per impedire con tutti i mezzi di esprimersi a chi vuole invece difendere un tipo di famiglia che invece i figli li genera e desidera educarli!
Ci è capitato questo: abbiamo pubblicato sul sito www.culturacattolica.it un intervento critico sulla fiction televisiva di Lino Banfi, Il Padre delle spose, in onda da lunedì 20 novembre 2006 su RaiUno. Abbiamo chiesto come minimo di spostare lo spettacolo in seconda serata (mentre non abbiamo chiesto di «oscurare» la fiction, come ci accusa Repubblica sul suo sito). Abbiamo ricevuto un mare di insulti e di accuse gratuite, ma quello che è più grave un attacco al sito che lo ha reso inutilizzabile per molto tempo. Così ci ha scritto il responsabile del servizio: «Da ieri sera il server *** è sotto un attacco DDOS che interessa solo la visibilità dei siti in rete. […] Dopo una pausa di circa 8 ore, nelle quali avevamo filtrato tutti gli IP attaccanti, questa mattina è ripreso un nuovo attacco. I nostri tecnici sono all’opera per filtrare tutti i nuovi indirizzi IP relativi all’attacco e riportare alla visibilità i siti presenti sul server».
Ci chiediamo (e lo chiediamo a tutti coloro che ci hanno accusato di volere mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente): ma non c’è altro modo per esprimere il proprio dissenso da chi ha altre opinioni che quello di bloccare la sua capacità espressiva? Ci hanno detto che è ora che la Chiesa non interferisca nelle questioni della vita civile, e perché allora c’è chi interferisce sul diritto degli uomini di esprimere il proprio parere? Voltaire diceva: «non condivido nulla di quanto tu dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo». Dobbiamo essere proprio noi a ricordarlo ai paladini della libertà di espressione?
Da troppo tempo si accusano i cattolici di imporre le loro idee, e poi, quando si è a corto di idee e di ragioni, si fa di tutto per oscurare e impedire la loro capacità di presenza e di espressione.
Chiediamo solidarietà a chi ha a cuore il diritto di tutti di potersi esprimere liberamente.
Grazie di cuore. La difesa della libertà di uno significa la difesa della libertà di tutti.
CulturaCattolica.it