Il volto umano dell’Anticristo
Il vento del pericolo modernista d’inizio Novecento soffia sulle pagine di Robert Hugh Benson che pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza destinato ad avere grandissimo successo: “Lord of the World” ( “Il padrone del mondo”). Lo scrittore cattolico lancia all’albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico, per la fede cattolica e per l’umanità. Cristo è in procinto di essere cacciato dall’Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Benson ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l’Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tesa a rimpiazzare l’antropologia e la cosmologia cristiana con l’umanitarismo. Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai…
Cosa poteva pensare uno scrittore cattolico inglese, all’alba del XX secolo, del futuro che sarebbe toccato alla Chiesa di Roma? Il nuovo secolo era iniziato come il vecchio era finito. L’Europa rimaneva il centro del mondo e specchiava la propria supremazia nel progresso, nelle arti, nel divertimento, nel primato economico. La modernità, inarrestabile, garantiva lussi, ricchezze, viaggi, scoperte, e una pace duratura. Per rintracciare l’ultima vera guerra sul suolo europeo bisognava tornare indietro al 1870. Altri scontri non se ne vedevano all’orizzonte. La Belle Époque, insomma, poteva prosperare tranquilla. In questo clima quanti rischi poteva correre la Chiesa? Eppure non tutti i cattolici erano sereni. Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury, convertitosi al cattolicesimo, pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza destinato ad avere grandissimo successo: “Lord of the World” ( “Il padrone del mondo” , edito in Italia per la prima volta nel 1921, è stato ripubblicato da Jaca Book nel 1987, oggi alla sedicesima ristampa).
LA DECADENZA DELL’OCCIDENTE
Benson vedeva serie minacce addensarsi sul futuro della Chiesa. Nel suo romanzo così descrive il XX secolo. Il Partito del Lavoro, salito al potere nel 1927, aveva dato inizio ad un regime comunista, predicando un materialismo e un socialismo spinti alle estreme conseguenze. Fine ultimo della nuova ideologia era la felicità data dalla soddisfazione dei sensi. Per la Chiesa questo clima aveva schiuso una nuova stagione di persecuzioni. Indebolito al suo interno dalla diffusione del modernismo, il cattolicesimo vedeva diminuire paurosamente la sua influenza. E la psicologia aveva contribuito non poco nella lotta al cristianesimo. L’esoterismo camminava alacremente e favoriva la diffusione di un nuovo culto: l’umanitarismo. Cadute chiese e cattedrali si era imposta la religione del cuore. Non era più Dio il centro di riferimento dell’esistenza, ma l’umanità.
Benson struttura il suo romanzo in tre blocchi. Il primo gli serve per descrivere la decadenza del cristianesimo, relegato ormai ai margini e agonizzante. Nel secondo blocco prende forma l’accentuarsi dello scontro tra cristianesimo e modernità. Benson si serve di alcuni personaggi per sviluppare l’intreccio narrativo. L’influente deputato inglese Oliviero Brand, e sua moglie Mabel. I due, una mite coppia colta e tranquilla, avevano contratto matrimonio a scadenza. Oliviero vede nel cristianesimo una religione barbara e sciocca, pur se era stata la religione della vecchia madre (alla quale in fin di vita viene somministrata, come da regola, l’eutanasia). Oliviero è impegnato in primissimo piano, come politico, a fronteggiare il pericolo distruttivo che incombe su tutta l’umanità: lo scontro dell’Occidente con l’Oriente. A questo punto entra in scena un personaggio affascinante, misterioso e onnipotente: Giuliano Felsemburgh, 33 anni, capelli bianchi. Abilissimo nell’arte della diplomazia, Felsemburgh salva l’umanità, scivolata nel baratro della guerra imminente. Non ci saranno più lotte, violenze. Non scorrerà più sangue. Felsenburg, per acclamazione, viene eletto Presidente d’Europa. È il nuovo messia, agli occhi del mondo, come lo era stato venti secoli prima Gesù di Nazareth. Il Salvatore del mondo parla di una «grande fratellanza universale» che necessita dell’istituzione di un nuovo culto: lo «spirito del mondo». Per il futuro non ci sarà più bisogno di rivolgersi a un Dio che resta nascosto, ma all’uomo, poiché egli ha finalmente appreso la propria divinità. Il soprannaturale è dunque morto, ammesso che sia mai esistito. Anche in politica la distinzione tra destra sinistra e centro non ha più senso. L’umanità deve soltanto affidarsi al suo profeta.
LA BATTAGLIA E LA CADUTA FINALE
Benson, nel terzo e conclusivo blocco, contrappone a Giuliano Felsemburgh un acuto sacerdote, Percy Franklin, anche egli di 33 anni e bianco di capelli. Padre Franklin diffida dell’uomo in grado di parlare perfettamente quindici lingue. Ai suoi occhi è il chiaro segno del Maligno, e capisce che il suo avvento segnerà per la Chiesa ulteriori lutti, distruzioni e il rischio della caduta finale. La vecchia fede cattolica chiedeva di abbracciare il dolore; la nuova, imposta per legge da Felsemburgh, chiede invece di allontanarlo, di eliminarlo. Ma è una illusione. La pace universale garantita e il dolore espunto non sono per i cattolici. Contro di loro cominciano persecuzioni terribili, sino alla distruzione della città di Roma, rasa al suolo da un bombardamento. Franklin, di un cattolicesimo stremato, diverrà pastore. E da papa dovrà scontrarsi con l’antipapa. È l’Armaghedòn. Le legioni di quanto rimasto della Chiesa contro quelle del diavolo. Nella battaglia finale.
LO SCONTRO CON I TOTALITARISMI
Il vento del pericolo modernista d’inizio Novecento soffia sulle pagine di Benson. Egli lancia all’albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico. Per la fede cattolica e per l’umanità. Cristo è in procinto di essere cacciato dall’Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Un anestetico capace di rassicurare e non di guarire. Dio ormai è ridotto ad un contenuto della coscienza umana. Vede molto lontano Benson. Mette a fuoco, uno dopo l’altro, tutti i tasselli delle fasi della secolarizzazione. Prima politica; poi, esaurito lo scontro con il totalitarismo come ideologia del male, individualista, con l’affermazione del Dio-uomo e con la dolce rivoluzione di consumismo e relativismo. Benson in “Il padrone del mondo” costruisce un’anti-utopia cattolica di grande efficacia narrativa, ricorrendo all’impianto apocalittico. Ma la sua non è da intendersi come una visione pessimistico-apocalittica. In realtà “L’Apocalisse” di Giovanni è un libro affascinante, la cui interpretazione da secoli è questione controversa. Non vi viene annunciata, come molti erroneamente ritengono, la fine del mondo. Bensì viene tratteggiato un affresco teologico teso ad indicare il fine della storia (non la fine della storia), cioè il senso trascendente della vicenda umana. Benson intendeva parlare agli uomini del suo tempo, e metterli in guardia da un pericolo grave: l’imposizione di una cultura anti-cristiana. Lo scrittore cattolico ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l’Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tesa a rimpiazzare l’antropologia e la cosmologia cristiana con l’umanitarismo. Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai.
di Claudio Siniscalchi
LIBERO 20 marzo 07
PROFILO BIOGRAFICO:
Robert Hugh Benson (1871-1914) è una figura straordinaria. Cattolico convertito dall’anglicanesimo, era il quarto figlio dell’arcivescovo anglicano di Canterbury. Animato da un sincero zelo per Dio cercò nella comunione anglicana una vita religiosa che potesse appagare il suo desiderio di compiere la volontà di Dio. Entrò nella Comunità della Risurrezione e fu ordinato sacerdote anglicano nel 1901. Ma continuando nei suoi studi era insoddisfatto della posizione dottrinale della comunione anglicana e maturò la decisione di abbracciare la fede cattolica. Fu ordinato sacerdote cattolico nel 1904.
Nel 1907 scrisse lo straordinario romanzo Lord of the World (Il Padrone del Mondo). E’ un libro incredibilmente attuale perchè descrive il mondo di oggi, con le sue realtà e le sue inquietanti ipotesi. Leggere oggi Il Padrone del Mondo fa venire i brividi.
Comunicazioni istantanee in tutto il mondo. Autostrade a quattro corsie. Trasporti aerei e sotterranei. Luce solare artificiale. Eutanasia legalizzata e assistita. Un Parlamento europeo. Attentati a catena, con attentatori kamikaze. Il crollo del colosso russo. La minaccia (sventata) di una guerra mondiale con scontri tra America, Russia e Cina. Un papa di nome Giovanni dopo cinque secoli. La crisi delle religioni, sotto l’avanzare di una nuova religione universale stile New Age. Preti che lasciano il ministero. Laici consacrati che agiscono nel mondo senza divise o distintivi. La minaccia di un “Grande Fratello” destinato a governare su scala mondiale. Tutto questo è descritto nel romanzo.
Il grande filosofo Augusto Del Noce all’apparire della prima edizione (oggi ha raggiunto la sedicesima) in lingua italiana della Jaca Book scrisse:
“Dire che per i cattolici la cosa che più è da temere è “la forza immensa che sa esercitare l’umanitarismo” con la sostituzione della filantropia alla carità e della soddisfazione alla speranza, e condurre l’intero libro sul fondamento di quest’idea, appariva anche in anno prossimi una sorta di paradosso di scarso volo; umanitarismo era parola che sapeva di università popolari di tipo arcaico. Eppure oggi che il marxismo è in un declino irreversibile, sino al punto che si rischia di essere ingiusti rispetto alla sua reale potenza filosofica, e che la rivoluzione sessuale e la combinazione marx-freudiana segnano il passo, la lotta contro il cattolicesimo avviene proprio sotto il segno dell’umanitarismo.
Che cosa si chiede ai cattolici, oggi, da qualsiasi parte, se non la riduzione del cristianesimo ad una morale, in se separata da ogni metafisica e da ogni teologia, capace nella sua autonomia e nella sua autosufficienza di raggiungere l’universalità e fondare una società giusta? Anzi questa morale sarebbe pure capace, come vien detto nel passo pubblicato nelle pagine che seguono, di “porre fine alla secolare divisione tra Occidente e Oriente”, come infatti si sta tentando. Questa morale universale è tollerante: ammette che qualcuno, il cattolico appunto, possa aggiungere una speranza oltremondana, specificamente religiosa in senso trascendente; e se se ne sente vitalizzato nell’esplicare la sua azione pratica, umana, bene; essere cattolici per gli umanitari è questo. Ma gli viene posta una condizione, quella di riconoscere che la sua fede e la sua speranza sono appunto un’”aggiunta”; etica e politica prescindono da ogni professione religiosa; l’essere consapevoli significa lavorare per l’unione degli uomini di buona volontà; la fede, insomma, rischia di dividere, mentre l’amore, associato a una scienza valida per tutti, unisce. Tale communis opinio, ricordata come tesi massonica essenziale anche in questo libro e che fu già luogo comune dei professori di filosofia morale del tardo Ottocento, ritorna oggi. Ancora una volta viene riaffermata la celebre distinzione tra cattolici integristi e progressisti“.
VEDI ANCHE:
Intervento di Del Noce sul romanzo di Benson