La mentalità eugenetica alle radici dell’antisemitismo

Intervista a Lucetta Scaraffia, docente di Storia Contemporanea ed esperta di teorie eugenetiche


ROMA, domenica, 30 gennaio 2005 (ZENIT.org).- La richiesta di perdono elevata al cielo dal Pontefice Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000, è stata da molti equivocata. Diversi critici hanno infatti sostenuto che la diffusione delle teorie antisemite che hanno portato alla Shoah, siano state il risultato dell’antigiudaismo cristiano.

Ma a questo proposito padre Remi Hoeckman, già Segretario della Commissione della Santa Sede per le Relazioni con gli Ebrei, ha più volte precisato che si fa spesso confusione tra antigiudaismo e antisemitismo.


L’antisemitismo implica, infatti, una precisa caratteristica razziale di carattere eugenetico, mentre l’antigiudaismo ha piuttosto una connotazione religiosa e riguarda i rapporti tra ebrei e cristiani nel corso della storia.


Per chiarire i termini del dibattito, ZENIT ha intervistato la professoressa Lucetta Scaraffia, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Roma “La Sapienza”, esperta anche delle teorie eugenetiche, un tema su cui ha concluso recentemente una trasmissione radiofonica.


È abbastanza diffusa l’idea che l’antigiudaismo cristiano abbia favorito l’antisemitismo degli anni Trenta e Quaranta. Qual è il suo parere in proposito?


Scaraffia: Come ha detto Giovanni Paolo II chiedendo perdono, una certa diffidenza nei confronti degli ebrei trasmessa nei secoli dall’antigiudaismo cristiano – non bisogna infatti dimenticare che ancora più forti dell’antigiudaismo cattolico sono stati quello ortodosso e quello protestante (in proposito basta leggere l’invettiva di Lutero contro gli ebrei) – ha contribuito all’affermazione dell’antisemitismo, creando un terreno favorevole alla sua accettazione da parte della cultura europea.


Che ruolo hanno avuto nella diffusione delle teorie razziali le società eugenetiche? In che modo riuscirono a conquistare le élites e a diffondere le loro teorie ascientifiche sulla razza?


Scaraffia: L’antisemitismo è una teoria “scientifica”, fondata sull’idea che gli uomini non siano tutti uguali, ma che si possano distinguere razze diversamente evolute: che esistano, quindi, razze inferiori e razze superiori, e che le razze superiori abbiano il diritto, se non il dovere, di favorire la propria espansione e di impedirla alle altre.


Sempre nel nome dell’evoluzione dell’umanità. Il razzismo infatti nasce da una deformazione dell’evoluzionismo darwiniano, sostenuta da Herbert Spencer, che individuava l’evoluzione del genere umano, ancora in atto, nella differenza fra le razze.


Naturalmente, la razza più evoluta era quella ariana, mentre le altre costituivano un ostacolo al miglioramento dell’umanità: da questa teoria è nata la giustificazione delle peggiori oppressioni coloniali e naturalmente dell’antisemitismo.


Il miglioramento dell’umanità, secondo gli evoluzionisti razzisti, si poteva accelerare in due modi: impedendo incroci fra la razza ariana e quelle inferiori, e favorendo un controllo eugenetico, cioè permettendo la procreazione solo agli ariani sani e benestanti. Questa ideologia razzista ed eugenetica ha conquistato una credibilità presso le élites di molti paesi occidentali perché sembrava fondata su una evidenza scientifica. C’è voluta la tragedia nazista per capire che era fondata invece su uno spaventoso pregiudizio.


In che misura la mentalità eugenetica riuscì ad influire e a condizionare l’antisemitismo? E soprattutto, quanto le misure di selezione della razza di stampo eugenetico influirono sulle politiche del regime nazista?


Scaraffia: Alla mentalità eugenetica di stampo “scientifico” si è affiancata, a partire dalla fine dell’Ottocento, una analoga teoria di tipo esoterico, sostenuta dalla fondatrice della Società Teosofica Hélène Blavatskij. La Blavatskij sosteneva che esistevano anche le razze spirituali – naturalmente di qualità diversa – che erano cinque, e che corrispondevano alle religioni esistenti nel mondo. Da questa classificazione veniva escluso l’ebraismo, cioè la “razza spirituale” ebraica.


Nella politica del regime nazista sono confluite sia le teorie del razzismo “scientifico” sia quelle del razzismo esoterico, influenzandone e giustificandone l’agire. Ma l’affacciarsi nella cultura tedesca della giustificazione allo sterminio degli esseri umani ritenuti inferiori è precedente, e in parte indipendente, rispetto alla nascita del nazismo: nel 1920 uscì un libro – a cura di un giurista, K. Binding, e di un medico, A. Hoche – che sosteneva l’autorizzazione all’annientamento della “vita indegna di essere vissuta”. Binding e Hoche sono stati i primi a formulare questo concetto.


Quale fu la posizione della Chiesa cattolica nei confronti delle politiche eugenetiche?


Scaraffia: La Chiesa cattolica condannò subito le teorie evoluzioniste, cogliendo le conseguenze che potevano nascere dalla loro accettazione: se gli esseri umani non sono più figli di Dio, creati da lui a sua somiglianza, e quindi fratelli, si può distinguere fra esseri degni di vivere e altri indegni. E può nascere il concetto di “vita indegna di essere vissuta”, che si nasconde anche in molte delle attuali politiche di tipo eugenetico relative alla procreazione assistita.


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