La Spagna precipita: Zapatero pensa all’eutanasia

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Ecco l’ultima idea di Zapatero:
la "dolce morte" per tutti

Il governo intende concedere il diritto all’eutanasia anche a chi non è malato terminale. Il ministro spagnolo della Salute anticipa le linee guida di una normativa che entrerà in vigore entro la fine della legislatura…

 

Madrid – L’ultimo affondo del governo Zapatero ai valori della Chiesa cattolica si chiama eutanasia e arriva con parole che evocano un’epoca che credevamo superata. «Il proprietario del tuo corpo sei tu e sei tu che decidi. Questo è socialista!». Sembra uno slogan del Sessantotto e in un certo senso lo è. Perché il terreno di coltura che lo ha prodotto è proprio quello, quello dell’autodeterminazione che, rifiutando le regole, assurge paradossalmente a regola essa stessa. L’unica differenza è che non siamo nel Sessantotto, ma quarant’anni dopo, oggi, e che a parlare non è un figlio dei fiori ma Bernat Soria, il cinquantasettenne ministro della Salute spagnolo.
È su questa libertà di decidere del proprio corpo, oltre che della propria vita e della propria morte, che la Spagna guidata dal socialista José Luis Zapatero si avvia a varare una legge che preveda il suicidio assistito. Con un deciso colpo di acceleratore e in barba a tutte le resistenze della società civile, in particolare di quella cattolica, tanto da puntare a realizzare l’obiettivo entro la fine di questa legislatura, vale a dire entro il 2012, e attraverso una modifica del Codice Penale.
In una intervista rilasciata al quotidiano El Paìs, Soria spiega che l’intervento, legislativo e normativo allo stesso tempo, rientrerà nell’ambito di un più ampio progetto che riguarda le norme a garanzia di una “morte degna“.
«La battaglia contro la morte non si può vincere, ma quella contro il dolore sì», ha detto Soria spiegando che la legge attualmente in vigore, voluta dal Partito Popolare, dà la possibilità ai malati di morire senza soffrire, ma la sua applicazione, di fatto, la annulla. «Per questo – dice Soria – abbiamo elaborato una strategia nazionale per le cure palliative, che include la formazione professionale, facilitazioni per l’assistenza domiciliare, regolare le fasi terminali della malattia, la “morte degna” e il diritto di ogni malato di poter decidere di interrompere le terapie». Che, in altre parole, significa che il governo Zapatero intende concedere a tutti, anche a chi non è un malato terminale, di porre fine alla propria vita. Con il placet e l’aiuto dello Stato.
A poco servono le rassicurazioni circa la “collegialità” e la serietà con la quale sarà definito il progetto, aprendo prima di tutto una riflessione in seno al governo: «Il ministero della Salute e quello della Giustizia – ha detto Soria – si apprestano a consultarsi con esperti del settore» per creare una commissione che offra elementi in base ai quali «prendere una decisione politica».
Politica, appunto, perché al di là della presunta difesa del malato e del suo diritto ad autodeterminarsi, questo progetto del governo Zapatero altro non è che l’ennesima mossa volta a smantellare la rete sociale e di diritto costruita dai precedenti governi guidati dal Partito Popolare. In Spagna l’eutanasia non è consentita ma la legge permette ai malati di rifiutare di essere curati. Un’eventuale legislazione sul suicidio assistito potrebbe riguardare le persone gravemente malate ma non in immediato pericolo di vita. Un distinguo fondamentale, che apre scenari inquietanti di arbitrarietà e intorno al quale non c’è alcun dubbio che si scateneranno le polemiche e gli attacchi politici, in primis da parte della Chiesa cattolica, come già avvenuto per le leggi sul matrimonio gay con possibilità di adozione e il divorzio breve. Oltre che sull’apertura di Zapatero verso la fecondazione assistita ai single e la revisione della legge sull’aborto. Ma la reazione della Chiesa cattolica spagnola pare non preoccupare affatto il governo: «Come ministro e deputato socialista – ha detto Soria – l’unico mandato di cui devo rispondere è quello conferitomi dai cittadini. Non so quali strategie terranno la Conferenza Episcopale, il Partito Popolare e altri gruppi, e comunque non è rilevante».

di Barbara Benini
Il Giornale n. 36 del 2008-09-08