La Moratti, gli scimpanzé e la sinistra anti-scientifica

Darwin non é Marx. La sinistra non lo usi come bandiera.


Nella nota in cui il ministro Moratti precisa la propria posizione troviamo: «La discussione delle teorie darwiniane, fondamento della moderna scienza biologica, è assicurata nella formazione di tutti i ragazzi dai 6 ai 18 anni, secondo criteri didattici graduali».

di GIANFRANCO MORRA


Nella scuola italiana, dalla quale non sempre i giovani escono educati e istruiti, è esplosa una forte polemica, riassunta nell’alternativa: “Darwin o non Darwin?”. Una domanda demenziale, che ha spinto il giornale degli intelligentoni di sinistra a raccogliere 50mila firme in difesa del biologo inglese vissuto un secolo e mezzo fa. Sarebbe un danno per l’intelligenza (ha scritto “Repubblica“) se nelle scuole non si parlasse dell’evoluzione, teoria scientifica che ha distrutto il vecchio creazionismo cristiano. L’universo non è stato creato da Dio, ma da un big bang casuale, divenuto poi necessario. L’uomo non è stato prodotto sul modello di Dio, ma si è evoluto dalla scimmia. Il nome moderno della Provvidenza è Dna. È bene che i bambini, dai cinque anni e mezzo, se lo mettano bene in testa. «Male ha fatto il ministro Moratti a togliere l’evoluzione dai programmi delle scuole medie»: la sinistra che, orfana di Marx, ormai ha solo Darwin, ha accerchiato Letizia. E alla fine, “la sventurata rispose”: non solo non tolgo Darwin dalle medie, ma lo metto pure nelle elementari. E per giunta nomino una commissione di cervelloni, tutti scienziati, per sorvegliare l’operazione: senza pensare che forse era meglio affidarsi a conoscitori della scuola, dato che non si tratta di giudicare l’evoluzione, ma di stabilire le modalità adatte per insegnarla nelle fasi evolutive degli scolari. Darwin, dunque, di nuovo nei programmi. Per decreto ministeriale e in barba alla libertà di insegnamento. Di cui lo Stato dovrebbe definire solo le finalità, non i contenuti. L’educazione scientifica è necessaria, ma dovrebbe essere la comunità educativa a decidere su quali argomenti soffermarsi, come avviene in molti Paesi europei e nordamericani.
L’evoluzionismo di Darwin è stato un’importante scoperta, comprensibile nel clima imperialistico dell’Ottocento, mentre le nazioni europee compivano una massiccia conquista coloniale (i neri, si diceva, sono più simili alle scimmie e meno evoluti degli inglesi, come le donne rispetto agli uomini, dato che il loro cervello pesa meno). Ma come tutte le teorie scientifiche è solo una ipotesi, che spiega alcune cose e non ne spiega altre. Da Darwin a oggi molto è cambiato, anche nell’evoluzionismo. E la pretesa di estendere l’ipotesi dell’evoluzione a tutta la realtà, anche spirituale e sociale, è stata rifiutata. Come pure l’idea che evoluzione significhi progresso.


Del resto, il famoso “anello mancante” tra scimmia e uomo non è mai stato trovato; la spiegazione del passaggio dalla materia inorganica a quella vivente rimane un enigma. Un limitato evoluzionismo è compatibile con la religione cristiana, come hanno mostrato S.Agostino e Fogazzaro – ma riguarda solo il corpo e la psiche, non lo spirito: le creazioni proprie dell’uomo (morale, filosofia, scienza, diritto, arte, religione) rappresentano un salto rispetto al mondo animale. L’affare-Darwin, tuttavia, ha avuto il merito di mostrare quale sia il tipo di scuola prediletto dalla sinistra. Prima il modello era umanistico-cristiano. Vi si insegnava tutto, anche Darwin, ma dentro la scoperta dell’Europa: il primato della spiritualità. La contestazione delle sinistre lo ha distrutto, lo voleva sostituire con una scuola marxista, mentre invece i cattivi maestri hanno creato la scuola del nulla, ch’essi difendono contro ogni riforma. Le colonne portanti di questa scuola sono lo scientismo tecnologico e il relativismo morale. La scienza vi diviene il sapere privilegiato, come strumento dell’agire tecnico: proprio ieri, su “Repubblica“, quello stimato cerusico che è Umberto Veronesi scriveva che “la scienza è la forma suprema di razionalità” (frase vecchia di più di un secolo, che né Newton né Einstein sottoscriverebbero). In questa scuola dello scientismo i valori del passato (Dio, patria, famiglia) sono dissolti in un relativismo morale, che nulla vieta e tutto ammette purché conforme alla cornice dogmatica del regime tecnosociale. Il vero problema non è Darwin o no, è, invece, quello di avere una scuola che offra una educazione integrale della mente e del cuore. Nella quale ci può stare tutto. Anche quella ormai traballante e poco seguita teoria dell’evoluzione, che è figlia della scienza totalitaria dell’Ottocento, da cui l’epistemologia attuale ci ha liberati.


Libero, 30 aprile 2004