Unione Europea: l’Olanda, a nome della UE, nega l’istituto della famiglia
L’Olanda, presidente di turno dell’UE, ha schierato l’Unione Europea contro una risoluzione ONU in difesa della famiglia. Cosa intende fare ora il Governo italiano per dissociarsi da questa posizione?
L’Olanda, presidente di turno dell’UE, ha schierato l’Unione Europea contro una risoluzione ONU in difesa della famiglia, presentata dal Governo del Qatar (General Assembly Resolution 59/111) e approvata per consensus il 6 dicembre dello scorso anno dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La risoluzione è meglio conosciuta come “Doha Declaration“, dal nome della capitale del Qatar dove i rappresentanti dei governi, del mondo accademico e della società civile di tutto il globo si sono riuniti il 29 e 30 novembre scorsi per celebrare il decimo anniversario dell’anno Internazionale della Famiglia.
La Dichiarazione di Doha, in cui, tra l’altro, si afferma che la famiglia è “il nucleo naturale e fondamentale della società (che) ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”, ha trovato ampio consenso alle Nazioni Unite, con la sola eccezione dei rappresentanti della Comunità Europea che, guidati dall’Olanda, si sono opposti al riconoscimento e, quindi, alla tutela della famiglia come istituto naturale. In questa occasione l’Olanda, presidente di turno del Semestre europeo, è intervenuta ben due volte protestando in nome dell'”European Union Group” che include gli Stati associati. La prima volta l’olandese Peter-Derrick Hof ha affermato che “le famiglie e le strutture familiari sono cambiate nel corso degli anni” e che perciò “l’Unione Europea deve dissociarsi dal testo”. La seconda protesta è stata formulata da Dirk Jan Van Den Berg che ha sostenuto “che il concetto e la composizione” della famiglia sono “mutati nel tempo” e, citando come esempio di famiglie anche i single, ha spiegato che non si può riconoscere ad essa alcuna identità, dato lo Stato non può porre alcun distinguo o limitazione, tanto meno quelle basate, per esempio, su “l’orientamento sessuale”. In che misura questa presa posizione è veramente rappresentativa dei governi che compongono l’Unione Europea? Esiste davvero questo accordo intergovernativo tra gli Stati Europei a danno della famiglia; e quando, e in che occasione, l’Italia vi avrebbe aderito; e perché continua a sostenere questo (presunto) accordo che non risulta essere stato mai promulgato da nessun organo della Comunità, ma che invece viene imposto come dato certo.
Comunque stiano le cose, cosa intende fare ora il Governo italiano per dissociarsi da questa posizione e, quindi, rilanciare seriamente la promozione e la difesa della famiglia, e dei suoi membri, come esplicitamente richiesto dalla Comunità internazionale con l’approvazione della “Dichiarazione di Doha“?
Corrispondenza Romana 19/02/05