di Simonetta Fiorio
Non si può spacciare un guazzabuglio incomprensibile per dati scientifici. Non si può partire da un minestrone senza senso per arrivare a dire, come fa Chiara Valentini nel suo articolo sull’Espresso, che la legge 40 sulla procreazione assistita “ha fatto più danni, in campo medico, di qualunque altra legge mai approvata in Italia”. Non si possono dare i numeri senza rigore statistico per confondere la gente!». La dottoressa Eleonora Porcu, ginecologa e ricercatrice del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, autorità in materia di fecondazione assistita, contesta con fermezza i «primi dati» pubblicati ieri dal settimanale per dimostrare «il fallimento totale» della legge.
Ma cosa c’è di così impreciso in questi dati? «Si mettono insieme problemi di infertilità maschile, che riguarda uomini con pochi spermatozoi, con i problemi di chi di spermatozoi non ne ha affatto – replica Eleonora Porcu –. Si parla di operazioni chirurgiche da fare e rifare, come se la scarsa abilità dipendesse dalla legge e non da chi opera. Con la legge 40 gli spermatozoi si possono congelare, quindi… Si vuol far credere che non esistano tecniche funzionanti oltre a quelle proibite per legge. Sono almeno sette anni che esiste la possibilità di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita combinando le due tecniche del congelamento di ovociti e del congelamento di spermatozoi (presi o meno da un testicolo a seconda del problema), lavorando quindi sulla crioconservazione dei gameti e non degli embrioni». Anche sull’affermazione che le donne sarebbero in fuga verso l’estero per ottenere quello che in Italia non possono più avere la dottoressa Porcu ha molto da ridire: «La donazione di seme e di ovociti dall’esterno della coppia è proibita, ma parliamoci chiaro: i casi in cui si hanno problemi così gravi da dover ricorrere alla fecondazione eterologa sono talmente rari che non riesco nemmeno a immaginare chi siano queste “moltitudini” che si trasferiscono all’estero per poter essere curate».
Torniamo al dunque: i dati sull’aiuto della medicina all’infertilità pubblicati dall’Espresso sono significativi? «No, perché quella che ho letto non è una discussione seria su una possibile riduzione delle percentuali di gravidanza causata da questa legge: si tratta solo di un gran fumo messo in circolazione per non far capire di cosa si parla. Sono quattro i problemi dibattuti in questo periodo: l’aver ridotto l’uso della fecondazione a soli tre ovociti, l’aver proibito il congelamento degli embrioni, l’aver vietato la fecondazione eterologa (cioè con seme od ovocita di donatore), l’opposizione alla diagnosi pre-impianto. Tutti i discorsi che esulano da questi nodi sono chiacchiere».
Andiamoli a vedere i dati, allora. Si chiama «Impatto della legge 40/2004 sulla percentuale di successo dei cicli di fecondazione in vitro. Primi risultati» ed è uno studio pubblicato su Repronews del settembre 2004 dal gruppo «Procreazione medicalmente assistita» della Società italiana per la riproduzione. Il dossier riporta i risultati di 7 centri italiani di fecondazione artificiale: due a Palermo, uno a Genova, Bari, Milano, Bologna e Roma nei periodi dal 10 marzo al 10 luglio del 2003 (ante-legge 40) e dal 10 marzo al 10 luglio del 2004 (post-legge 40). Bene: le gravidanze sono passate dal 27% al 24,2% sul totale dei centri. Quindi la differenza è di 2,8 per cento, molto, molto meno del 15% sbandierato dalla Valentini.
Ecco cosa dicono le conclusioni della Società italiana per la riproduzione: «La percentuale di gravidanza clinica per ciclo di trasferimento embrionale è stata del 30,5% e del 27,2%» nei due periodi analizzati. «Questa riduzione è risultata simile in tutte le classi d’età. In nessuno dei sette centri coinvolti è stata osservata una riduzione della probabilità di successo statisticamente significativa». Ecco i dati certi, quelli statisticamente significativi.
«Nel centro dove lavoro io, a Bologna – commenta ancora Eleonora Porcu –, dopo l’introduzione della legge 40 abbiamo aumentato il numero dei trattamenti (da 500 a 600), non abbiamo avuto flessioni nell’ingresso delle pazienti, non c’è stata riduzione nella percentuale delle gravidanze, e nelle gravidanze sui cicli freschi (cioè con i tre ovociti inseminati appena prelevati dalla paziente) la percentuale è del 25-26%: Dunque, nessun calo rispetto all’epoca precedente all’entrata in vigore della legge. In più, aggiungiamo le gravidanze ottenute con congelamento e scongelamento degli ovociti al posto degli embrioni: parlo di un altro 17%».
Anche i risultati ottenuti al centro dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia dal professor Giovanni Battista La Sala proprio con il congelamento degli ovociti danno torto a chi sostiene che certe metodologie siano “disastrose” e che il solo modo per risalire la china sia lasciare mano libera ai centri di fecondazione artificiale. Nel centro clinico reggiano le gravidanze sono addirittura aumentate: confrontando il periodo dal 10 marzo al 31 ottobre 2003 e dal 10 marzo 31 ottobre 2004 le gravidanze totali sono passate dal 18,4 per cento al 21,4 per cento. Il solo dato che ha fatto registrare una diminuzione è quello relativo alle donne sopra i quarant’anni, ma è un fatto arcinoto che oltre questa soglia di età la fertilità vada rapidamente diminuendo: se prima dei quaranta i risultati parlano di un 20% di gravidanze, in seguito non si va oltre il 5-8%.
E le temute gravidanze multiple, esibite dall’Espresso come un altro segno del presunto disastro? A Reggio Emilia le gravidanze singole sono passate dal 40,3% al 78%, le gemellari dal 34,3 al 19,8, le trigemine dal 16,4% al 2,2%. La smentita non poteva essere più clamorosa.
A Eleonora Porcu l’incarico di tirare le somme: «Smettiamola di mettere in piedi inchieste approssimative – è la sua conclusione –, rivolgiamoci piuttosto a chi sta lavorando sul serio per avere dati certi e per capire come aiutare davvero chi ha problemi di sterilità».
05 marzo 2005
http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/4A24519E-C10D-46BE-A345-67E25D518FCD.htm