L’Emilia-Romagna: no agli assegni per il secondo figlio

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Il ricorso della Giunta Errani contro i bonus statali per il secondo figlio è un atto “irresponsabile”. Le motivazioni del ricorso, relative alla violazione delle prerogative regionali, sono un pretesto e lo prova il fatto che poi si sia aggiunto pretestuosamente anche il tema dell’immigrazione. Il tema dei figli è troppo serio per farne l’ennesimo oggetto di scontro politico-istituzionale


Ricorso dell’Emilia Romagna alla Consulta: no agli assegni per il secondo figlio
Un sì dell’Alta Corte potrebbe bloccare l’erogazione degli aiuti alle famiglie in tutta Italia


Roma – L’Emilia Romagna vuole bloccare l’assegno di mille euro destinato a tutte le famiglie italiane per la nascita del secondo figlio.


La Regione ha presentato ricorso alla Consulta contro il decreto, messo a punto dal ministero del Welfare che eroga direttamente alla madre mille euro per tutti i secondogeniti (anche in caso di adozione) nati dal primo dicembre 2003 al 31 dicembre 2004.


Oltretutto il provvedimento è già in vigore e, se il ricorso fosse accolto dai giudici costituzionali, non è chiaro che cosa accadrebbe. Se dichiarato incostituzionale infatti potrebbe addirittura profilarsi l’ipotesi della restituzione da parte delle famiglie che lo hanno già ricevuto. E sicuramente già speso visti i costi della nascita di un figlio.


Un’ipotesi che indigna la sottosegretaria al Welfare, la senatrice Grazia Sestini, che definisce l’iniziativa dell’Emilia Romagna “un ricorso strumentale che p culturalmente e ideologicamente contrario alla politica a favore della natalità intrapresa dal governo e ampiamente caldeggiata al capo dello Stato.”


Ma come mai la regine rossa per eccellenza ricorre contro una disposizione chiaramente a favore della famiglia proprio mentre il centrosinistra polemizza aspramente con il governo accusandolo per l’appunto di fare troppo poco a favore delle madri?


Nel ricorso, accolto dalla Corte costituzionale che lo discuterà in udienza pubblica l’11 maggio prossimo, l’Emilia Romagna contesta la legittimità del decreto per una serie di motivi. Il primo è l’esclusione delle famiglie di extracomunitari regolari perché nel decreto si parla soltanto di cittadini italiani. Ma la questione che costituisce il vero nodo del provvedimento e che potrebbe costare davvero la bocciatura del provvedimento da parte della Consulta è quella delle competenze sui servizi sociali, perché le Regioni avrebbero dovuto essere coinvolte nella decisione dello Stato sulla destinazione dei fondi.


Nel mirino del ricorso infatti c’è il Fondo nazionale per le politiche sociali, istituito appositamente presso l’Inps per gestire l’iniziativa. Un fondo di 287 milioni di euro per il 2003 e di 253 per il 2004. Per l’Emilia lo Stato “decide unilateralmente in quale direzione svolgere l’intervento pubblico”, scavalcando così le competenze delle Regioni. Oltretutto gli interventi previsti sono contestabili, prosegue il ricorso sia “per l’esclusione dalle provvidenze delle famiglie di cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia” sia per “l’attribuzione indistinta dell’assegno in cui non si tengono in alcun conto le condizioni sociali ed economiche dei beneficiari” perché in questo modo non si mette in atto una situazione di equità. […]


“In questo caso si parla non di soldi destinati all’erogazione di servizi, che sicuramente spettano alle Regioni,” chiarisce la Sestini, “ma di un trasferimento monetario diretto alle famiglie che quindi lo Stato può fare.” […]


© il Giornale 9 marzo 2004 p 6