LA SPLENDIDA STORIA DI SIMONA

15 febbraio 2005


Simona Atzori è venuta al mondo senza braccia. La madre l’ha dovuta accettare due volte: la prima quando ha saputo che l’aveva concepita, la seconda quando è venuta a conoscenza del grave handicap che avrebbe avuto sua figlia. Quando capita una cosa simile, per la cultura dominante, incapace di accettare il dolore e la fatica della vita, è una vera e propria disgrazia, una tragedia. L’orribile mentalità eugenetica con la quale tranquillamente conviviamo, impone che tutti i figli nascano sani e belli, normali. Poi magari li chiamiamo Erika e Omar, ma questo è un altro discorso…

Come si fa a vivere senza braccia nel mondo di oggi? Noi siamo convinti, ma convinti nell’intimo, che chi incappa in una tale sfortuna va inevitabilmente incontro al dolore. Del resto una ragazza senza braccia è l’esatto contrario dei modelli televisivi. Una ragazza senza braccia ha preclusa la strada del successo, della realizzazione, dell’amore.


Sono sempre più le donne in gravidanza che si sottopongono a pratiche quali l’amniocentesi. Stupidamente, perché si tratta di un’analisi che può identificare solo alcune patologie (quindi non mette al sicuro chi vuole il figlio “sano”) e che ha controindicazioni rilevanti. In altre parole, con l’amniocentesi il rischio di danneggiare il figlio è molto più elevato della possibilità di avere, per esempio, un figlio down. In ogni caso quell’esame serve a vedere come sta il bimbo ed, eventualmente, a decidere della sua vita.


Simona Atzori, secondo questa mentalità, andava eliminata. Invece c’è, è felice e realizzata, tanto da andare in giro a raccontare a tutti la sua esperienza (un personaggio straordinario, nella sua fragilità; andate a consultare il suo sito: www.simonarte.com).


L’ho invitata nella mia scuola ad un incontro con gli studenti. Un’ora e mezza che è volata via, tra il silenzio partecipe, l’attenzione più completa e le domande di un centinaio di ragazzi delle superiori. Si è seduta su un tavolo e ha parlato al microfono, che reggeva con le dita del piede. Simona fa tutto coi piedi (dallo scrivere, al telefonare, perfino, da non crederci, al guidare la macchina). E soprattutto dipinge (una delle sue passioni, insieme alla danza); si è diplomata in Visual Arts in Canada. I suoi quadri la ritraggono mentre danza oppure (e sono i più poetici) ti mettono di fronte ad un abbraccio tra mani e piedi. Il suo handicap non l’ha chiusa alla vita, anzi, paradossalmente gliel’ha spalancata davanti. Ha ballato con grandi etoile e coreografi, è stata più volte in televisione e sui giornali, è, insomma, un personaggio. Ha un fidanzato che le vuole veramente bene e una carica di simpatia, una tranquillità, una capacità anche di scherzare sul proprio handicap che ti lasciano disarmato. Incontra spesso i ragazzi delle scuole, perché sa benissimo che la sua esperienza contiene un forte messaggio motivazionale.


“Un incontro illuminante”: definizione di una mia studente che era presente quel giorno.


Mi sono convinto sempre di più che la felicità, e la realizzazione di una persona, dipendono solo dall’amore che essa incontra e che la circonda. Si può essere “normali” e profondamente infelici. Quella madre che l’ha accettata due volte, che si è spesa per lei, che si è sacrificata, che ha inventato strade per sua figlia, quella madre è l’eroe del nostro tempo, è il modello da seguire. Quella è la persona forte a cui guardare, la “superdonna”. Se ne trovano sempre di meno in giro: è più facile gettare un feto malformato nei rifiuti, si fa in un attimo. Ma ci si condanna a non sperimentare il vero amore, quello, come ci ha insegnato Gesù Cristo, di chi dà letteralmente la propria vita per gli altri.


Siamo immersi in una mentalità molto pericolosa, che non sappiamo dove ci potrà condurre. L’antisemitismo in Germania non lo introdusse Hitler: era nell’aria, tra la gente, già all’inizio del secolo, come un morbo, un’infezione che aspettava il momento giusto per esplodere. Ed esplose.


Noi siamo affetti dal virus dell’eugenetica, lo stiamo accrescendo, nutrendo dentro di noi. E’ una malattia che fa trionfare l’egoismo, la pretesa, la profonda debolezza e grettezza dell’essere umano.


Simona e la sua dolorosa-splendida storia sono un esempio di forza, di coraggio, di amore, di fede.


Nel ringraziarla da questo blog, l’addito a tutti come un esempio e come la dimostrazione che la vita è molto più grande delle nostre anguste visioni.


Gianluca Zappa



http://www.lacittadella.splinder.com