Italia e neo-comunismo

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TENTAZIONE SQUADRISTA


L’Italia è di colpo diventata, salvando le forme esterne, il primo Paese neo-comunista del post comunismo…


di Paolo Guzzanti

Gioco per l’estate: l’Italia si sta avviando verso un regime neo-comunista? A porre la questione non sono dei forsennati di destra, ma gente che, almeno in Forza Italia, viene dalla sinistra laica. Guardiamoci attorno: vedete davvero una destra? Vedete un partito conservatore? No, esistono soltanto riformatori di varie razze perché, a parte il valore fondamentale della libertà, non c’è molto da conservare in questo Paese e tutto da riformare. Dunque non esiste un conflitto sano da democrazia compiuta fra riformisti e conservatori, perché in Italia i riformisti sono a destra e non perché siano di destra, ma soltanto perché si oppongono all’antico disegno egemonico del solito ed eterno partito comunista con tutte le sue derivazioni. Non viviamo in Gran Bretagna, o in Germania o in America. Qui da noi vanno al potere i Rizzo, i Diliberto, coloro che senza vergogna chiamano se stessi comunisti.
C’è qualcosa di male a chiamarsi comunisti? La risposta per tutto il mondo civile è sì. A gennaio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che equipara moralmente nazismo e comunismo e impegna i nuovi comunisti a cambiare nome, bandiera e riferimento storico. Soltanto in Italia ben due partiti che chiamano se stessi comunisti sono al governo e il vecchio Pci guida la coalizione e colloca le sue pedine, come negli scacchi. I nostri comunisti non hanno voluto rinnegare il passato come quelli tedeschi a Bad Godesberg, erano in mezzo al guado e lì sono rimasti. E per questo non vincono mai con i loro mezzi: nel 1996 la coalizione da loro guidata vinse grazie al sostegno dell’estrema destra di Pino Rauti e nel 2006 ha vinto scippando 50mila voti leghisti dissidenti. I numeri legalizzano ma non legittimano. Il resto è storia di ieri: per la prima volta le cariche istituzionali sono state giocate ai dadi elettorali: al primo classificato della coalizione va il Quirinale, al secondo il Senato e al terzo la Camera. Il primo e il terzo premio sono andati a due comunisti, uno storico e uno rifondarolo. La Camera a un sindacalista che un tempo stava con Donat Cattin e che sottoscriveva il «preambolo» contro il Pci, ma che oggi si trova benissimo con la sinistra.
I giornali stranieri che hanno tenuto alla gogna Berlusconi ora si chiedono con preoccupazione dove stia andando l’Italia, ma intanto constatano che il preteso regime berlusconiano padrone e signore dei mezzi di comunicazione, era una balla. Anche il disastro economico era una balla. Il tasso di manifestazioni di odio e di insulti in strada per chi non è schierato a sinistra aumenta angosciosamente mentre diminuisce la protezione per chi è minacciato. Serpeggia intanto una voglia di squadrismo, un desiderio di farla pagare, un revanchismo di sinistra pieno di rabbia, scomposto. L’Italia è di colpo diventata, salvando le forme esterne, il primo Paese neo-comunista del post comunismo. E subirà rapidamente una profonda occupazione e una radicale trasformazione. Ecco dunque l’attualità del gioco per l’estate: c’è il rischio del regime? Si stanno già stringendo gli spazi dell’esercizio della libertà? Come nella favola, intanto, il lupo cattivo, dopo essersi mangiato non soltanto la nonna, ma tutte le cariche istituzionali, a pancia piena offre a Cappuccetto Rosso nientemeno che il dialogo. E ulula sulle gazzette che questa ragazzina è veramente maleducata e rozza, perché ha sbattuto la porta.


Il Giornale n. 120 del 23-05-06 pagina 1