Il vescovo della diocesi dice di essere “preoccupato” perché le violenze contro i cristiani nel Rajasthan “aumentano sempre di più”.
Il portavoce della Conferenza episcopale: “Mai infranto la legge, le accuse di proselitismo sono infondate”.
Delhi (AsiaNews) – “Un attacco premeditato che mira a colpire i missionari”, reso ancora più grave dal fatto che “la violenza era contro delle donne”. Il vescovo della diocesi di Udaipur, mons. Joseph Pathalil, commenta così ad AsiaNews la violenza perpetrata contro le 5 suore della congregazione delle Vergini del Signore.
Le religiose sono state bastonate per strada il 25 ottobre mentre aspettavano l’autobus a Bhandaria, cittadina che si trova nella parte sud dello Stato occidentale del Rajasthan. Una di loro, madre Rosario (68 anni), è gravemente ferita mentre le altre hanno riportato ferite minori.
“Queste religiose – continua il presule – danno la loro vita per migliorare quella di poveri ed emarginati di ogni fede o casta. Lavorano nel silenzio in campo sanitario ed educativo per offrire le basi che servono a migliorare la vita di gente molto simile a quella che le ha attaccate”.
“Siamo preoccupati – sottolinea – perché l’aumento delle violenze anti-cristiane nel Rajasthan è innegabile ed inspiegabile”. “Queste nobili, venerabili suore – conclude – cercano solo di fare del loro meglio per la popolazione locale, ma i fondamentalisti proprio non ci vogliono qui. Godono di una tacita protezione da parte del governo e nessuno riesce a fermarli”.
I problemi nella diocesi nascono il 16 ottobre, quando viene annunciata una processione eucaristica nella zona. Alcuni esponenti del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss – formazione paramilitare di fondamentalisti nazionalisti ndr) protestano con le autorità ed accusano i cattolici di voler effettuare conversioni forzate verso i tribali. La polizia fornisce alla processione una scorta e la manifestazione si svolge regolarmente. Per protesta i fondamentalisti bloccano l’automobile del vescovo che si allontana dal luogo per tornare a casa ed iniziano a lanciare pietre, ma il presule riesce a fuggire indenne.
“Sconvolti e sbigottiti” dalle violenze in aumento nello Stato anche alla Conferenza episcopale indiana (Cbci), perché “i missionari e le religiose cattoliche hanno sempre offerto un servizio disinteressato agli strati più bassi della società indiana”.
P. Babu Joseph, portavoce della Conferenza dei vescovi, sottolinea ad AsiaNews che “la comunità cristiana è nota per il suo rispetto della legge. Le accuse di conversione che ci muovono i fondamentalisti, con cui giustificano le loro violenze, sono infondate”. “Solo una piccola parte della popolazione dello Stato – sottolinea il portavoce – ha abbracciato la fede cristiana ed inoltre non vi è alcuna prova, e non vi è mai stata, che le nostre conversioni siano state estorte con la forza o con la coercizione”.
John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union e membro del Consiglio nazionale per l’integrazione dice: “Ho scritto al primo ministro indiano, perché le proteste contro questo stato di cose non hanno prodotto effetti nella politica statale”.
“Le Commissioni nazionali per i diritti delle minoranze – continua – non sono in grado di trovare una via per impedire questi continui soprusi, soprattutto nel Rajasthan”. “Domandiamo quindi alla Federazione – conclude – di far cessare questi atti e di punire una volta per tutte i colpevoli”.
Da AsiaNews del 28 ottobre 2005