In Italia sta per arrivare l’ISLAM AD ALTA VELOCITÀ…

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L’ATTO DI NASCITA DEL PARTITO ISLAMICO ITALIANO
È VICINO


Con il taglio da 10 a 5 anni il tempo necessario agli immigrati per diventare “italiani” e potere quindi votare, si apre la possibilità della nascita di una formazione politica islamica. Sono lì che aspettano, gli oltranzisti come Adel Smith, i fratelli musulmani riuniti nell’Ucoii guidata da Hamza Piccardo e Mohammed Nour Dachan e, tra i filosauditi, l’ex presidente della Lega Musulmana Mondiale Mario Scialoja. Quando e se sarà approvata la legge sulla cittadinanza voluta dal governo Prodi, potranno fondarlo anche subito…Intanto nel Comune calabrese di Isola Capo Rizzato (Crotone) si giunge all’assurdo.


Intervista a La Repubblica di U. Bossi
La mano di Allah sulla nuova legge
Crotone onora il persecutore dei cristiani


 

Il leader del Carroccio Umberto Bossi attacca il ddl sull’immigrazione:
“Spazzeremo via questa legge, è il primo problema”
“Cittadinanza, se la Cdl tradisce la Lega andrà avanti da sola”


GEMONIO – “Tutta la Casa delle libertà scenderà in piazza contro la riforma Amato. Me l’ha promesso Berlusconi”. Umberto Bossi è appena rientrato dalle vacanze. Dieci giorni ad Alassio, con il figlio Sirio, il piccolo di casa, l’hanno tonificato nello spirito e nel fisico. Le passeggiate sul molo, le cene a base di pesce, l’abbraccio dei militanti liguri e, l’altra sera, l’immancabile ospitata alle selezioni di miss Padania. La voglia di mare al Senatur gli è rimasta addosso come il sottile velo di abbronzatura che gli regala un’aria rilassata. “Tra qualche giorno magari torno giù, però da solo!”, sorride. Ma il richiamo della politica è una specie di onda magnetica. E il momento, per la Lega, è di quelli che richiedono la vigilanza del Capo.
Il giudizio di Bossi sulle nuove norme che consentono agli stranieri di diventare cittadini italiani dopo cinque anni, è tranciante. “Una cazz…”. La cosa che più lo preoccupa è la reazione della gente: “Il furor di popolo spazzerà via questo passo falso di un governo che ha già perso ogni credibilità. Ma li sente in giro? Sono tutti furibondi. Questa cosa agli italiani proprio non va giù. Ecco perché, adesso, andremo in piazza. Bloccheremo la legge. Con o senza referendum, non importa”.
Andremo chi? Solo la Lega, o anche i vostri alleati?
“Tutta la Cdl. Compatta”.
Ne è sicuro?
“Me l’ha promesso Berlusconi. Abbiamo parlato a lungo di questo assurdo ddl del governo. Lui mi ha garantito che sarà una battaglia comune di tutto il centrodestra. E se l’ha detto, non ho motivo per non crederlo. Faremo una grande manifestazione”.
Lei sta dicendo che Forza Italia, An, Udc e Lega si batteranno, all’unisono, anche in piazza, contro la cittadinanza agli stranieri?
“Sì. È un impegno di tutti noi. Non possiamo far passare una legge che incentiva gli stranieri a venire in Italia quando bisogna invece convincerli a stare a casa loro: non possiamo farci dettare le regole dagli ultimi arrivati”.
Lei parla di “battaglia comune”, ma An e Udc sono perplesse sul referendum. Non pensa che qualcuno degli alleati potrebbe non seguirvi?
“Berlusconi, che è e resta il capo della coalizione, mi ha dato garanzie precise. Se qualcuno tradisce, e lo farebbe su un passaggio politico importantissimo dove sono in gioco i diritti e la libertà degli italiani. A quel punto ne prenderemo atto. E faremo delle scelte precise”.
Quali?
“Andare per conto nostro. Non abbiamo paura di continuare da soli il nostro cammino”.
Il solito gioco del tira e molla con Berlusconi? O mi dai quello che voglio, o ti lascio?
“No. La politica sull’immigrazione è una cosa troppo importante. Il primo problema sentito oggi dalla gente è l’invasione degli immigrati. Toccali su tutto, ma non su questo. Ecco perché sono sicuro che ci sarà un impegno forte e comune da parte della Cdl”.
Non più solo la Lega “xenofoba”, ma tutto il centrodestra.
“Xenofobo, semmai, è chi non si preoccupa dei tanti problemi che deve affrontare chi viene in Italia. Casa, lavoro…”.
Sulla lotta dura all’immigrazione, l’invasione islamica, i “padroni a casa nostra” avevate impostato anche la campagna elettorale per il referendum. E avete perso…
“Che c’entra. Lì si doveva scegliere un nuovo modello di Stato, più snello e conveniente per tutti. È stata un’occasione mancata. Ma sul federalismo mica ci siamo arresi”.
Cosa dirà al popolo padano a settembre a Venezia?
“Che finché il Nord non sarà libero, la Lega andrà avanti a lottare”.
E su quale progetto politico?
“C’è ancora tempo per deciderlo. Di certo per prima cosa chiederemo al governo di applicare la Costituzione, che prevede la possibilità per le regioni di chiedere il federalismo”.
Ma Pontida ci sarà, oppure no?
“Sì che ci sarà. A settembre. Prima giuriamo sul nostro prato, e poi andiamo tutti a Venezia. Da lì inizierà l’autunno caldo della Lega”.
Sempre a braccetto con Berlusconi?
“Finché i legami funzionano, mai spezzarli”.
I maligni continuano a dire che state con Forza Italia solo per interesse economico.
“Il primo a dirlo è stato D’Alema. Magari, fosse così. Magari fossi bravo come lui a fare i soldi. La verità è che Berlusconi non mi ha mai dato nemmeno una lira”.


dal nostro inviato Paolo Berizzi
La Repubblica (9 agosto 2006)



I MUSULMANI CI STANNO LAVORANDO DA TEMPO
La mano di Allah sulla nuova legge
Il 14 giugno Amato incontrò la Consulta islamica: velocizzate le vostre proposte… Con la nuova legge di Prodi in 5 anni gli immigrati potrebbero arrivare al 10% della popolazione


Ce la fanno sotto il naso. Senza che nessuno se ne accorga minimamente.
14 giugno 2006. Ministero dell’Interno. Ore 11. Il nuovo titolare del Viminale Giuliano Amato incontra i sedici membri della Consulta islamica. E’ il primo incontro Stato-Islam targato centrosinistra. Il quarto da quando l’organismo è stato costituto dall’ex ministro Pisanu.
All’ordine del giorno un tema che due mesi dopo farà esplodere preoccupazioni e dubbi nell’opposizione e tra gli stessi italiani: la legge sulla cittadinanza e il diritto di voto agli stranieri. Aprendo i lavori il ministro annota come «la riforma della normativa sulla cittadinanza» costituisca «il primo obiettivo del suo ministero e dell’intero governo, come del resto annunciato nel programma dell’unione». Anche perché «la cittadinanza è un elemento fondamentale per una reale integrazione e per il radicamento delle comunità immigrate in Italia, delle quali la componente di cultura e religione islamica è parte consistente».
Tutti i membri della consulta applaudono: nessuno di loro ha mai nascosto la necessità di una riforma della legge sulla cittadinanza che consideri, tra l’altro, un riequilibrio tra il principio dello jus sanguinis e quello dello jus soli. Il ministro, in chiusura della seduta, darà mandato a un gruppo di lavoro, da costituire – si legge nella nota del Viminale – «in seno alla Consulta», di formulare in tempi rapidi «concrete proposte di cui si terrà conto, insieme ad altri contributi, in sede di elaborazione legislativa». Tradotto: sarà la Consulta islamica a dettare le linee guida della riforma sulla cittadinanza e sul diritto di voto agli extracomunitari.
Ma non finisce qui. Perchè Amato darà notizia della costituzione di un’unità di missione al gabinetto del ministro per il supporto alla Consulta, unitamente alla segreteria tecnica. Quest’ultima, «ulteriormente integrata da componenti della consulta, si avvarrà della disponibilità di un’apposita sede».
La riunione, piuttosto breve, si concluderà con la determinazione di un calendario di lavori, che prevede due nuove convocazioni dell’organismo per il prossimo autunno. Ma prima che le foglie inizino a cadere dagli alberi, la macchina è già partita. E ben avviata. Ma le perplessità aumentano. Stando alla tempistica del Viminale sembra proprio che la Consulta avesse le idee fin troppo chiare in caso di vittoria dell’Unione alle ultime elezioni politiche. E cioè chiedere un’immediata convocazione al Ministero dell’Interno per affrontare la questione della cittadinanza. Detto e fatto. Amato telefona e la Consulta risponde. Con il risultato di lavorare in «tempi rapidi» per l’elaborazione di un testo di riforma. L’Islam avrà tutto quello che serve per lavorare nel migliore dei modi: «un’apposita sede e strumenti tecnici necessari».
Adesso è tutto più nitido: toccherà ai componenti della Consulta islamica «formulare proposte in merito alla nuova legge». Gli stessi che all’inizio dell’anno, durante le prime due riunioni dell’organismo, presentarono due diversi documenti in cui venivano messe nero su bianco le iniziative che lo Stato italiano avrebbe dovuto adottare al fine di migliorare «la rappresentatività islamica nel Paese» e gli stessi «rapporti tra la comunità italiana e quella straniera».
Vediamo come: perchè tra i punti salienti del documento presentato dall’Ucoi (Unione delle Comunità e delle organizzazioni islamiche d’Italia), alcune meritano particolare attenzione. Giusto per capire chi potrebbe, a breve, dare indicazioni sulla stesura della nuova legge sulla cittadinanza.
«Alle donne musulmane che ne facciano richiesta – scrive l’Ucoii – è riconosciuta la facoltà di utilizzare, per tutti i documenti ufficiali, foto tessere che le ritraggano a capo coperto». E ancora: «Gli edifici destinati all’esercizio pubblico del culto islamico, anche se appartengono a privati, non possono essere sottratti alla loro destinazione fino a che la destinazione stessa non sia cessata con il consenso della Comunità competente o dell’Unione». Tali edifici «non possono esser requisiti, occupati espropriati o demoliti, previo accordo con l’Unione».
Si richiedono inoltre spazi televisivi sulla tv pubblica, l’ora di religione islamica nelle scuole statali con docenti scelti da loro e stipendiati dalla pubblica amministrazione, la possibilità ad un equipè di specialisti musulmani di prendere in mano i testi su cui dovranno studiare i loro figli per evitare che ci siano falsità contro l’Islam fino a maggiori libertà per quel barbaro rito della macellazione islamica. Ci fermiamo qui.
Dunque, non una riga di condanna del terrorismo islamico, non una riga in cui si sottolineano i doveri dello straniero che sceglie liberamente di vivere in un altro Paese. Solo diritti: dallo studio all’assistenza medica, dal lavoro alla religione fino ai matrimoni. Oggi i due documenti (l’altro, più blando, firmato dai restanti membri della Consulta) sono in mano al ministro dell’Interno. Al momento sono ancora carta straccia. Ma viste le intenzioni del governo di centrosinistra è facile pensare che il ruolo di indirizzo del documento dell’Ucoii diventi, a ridosso dell’elaborazione della legge sulla cittadinanza, una brutta realtà. Va ricordato che in Italia tutte le moschee presenti sul territorio nazionale sono iscritte all’Ucoii. Il che vuol dire avere centinaia di migliaia di iscritti. Gente che ha sottoscritto quel documento e che non vede l’ora di poter votare. Magari per il loro partito e così chiudere definitivamente la partita delle richieste avanzate allo Stato italiano forse non ancora del tutto attuate.
Siamo così sicuri di volergli dare il diritto di voto?


di Simone Girardin
La Padania  [Data pubblicazione: 09/08/2006] 



Statua, documentari e seminari per celebrare le gesta di un calabrese convertito all’islam
Crotone onora il persecutore dei cristiani


Succede che a Le Castella, nel Comune calabrese di Isola Capo Rizzuto, la calura estiva e il fondamentalismo rosso – abbinamento pazzesco – giochino brutti scherzi. Come, per esempio, commissionare allo scultore Giuseppe Rito un busto bronzeo in onore di un certo Giovanni Dionigi Galeni. O batter cassa alla Regione per un finanziamento da oltre un milione e mezzo di euro per realizzare, lungometraggi, documentari, opuscoletti, santini e via dicendo alla memoria del cinquecentesco eroe turco-calabrese. Lo scopo: far conoscere il personaggio storico le cui gesta non sono riportate nei libri di storia.
Per avere un’idea del don Giovanni calabrese bisogna fare un salto indietro nel lontano 1519, quando nel Meridione italiano dominavano gli spagnoli e nel Mediterraneo le navi corsare turche. Le vicende del don Giovanni nostrano si intrecciano, sin dall’infanzia, con il sacro verbo islamico, quando Dionigi Galeni fu catturato e messo a remo dal pirata algerino Ariadeno Barbarossa. Da qui la storia si complica: la propaganda musulmana lo vorrebbe folgorato dalle verità coraniche, mentre Miguel de Cervantes racconta, nel Don Chisciotte, che l’abiura della fede cattolica sarebbe stata causata dalla necessità (tutt’altro nobile) di poter uccidere – da pari – un turco che lo aveva pubblicamente schiaffeggiato. Sta di fatto che il nostro affezionatissimo si converte all’islam, si fa cambiare nome (Euldj Alì Pascià, per gli amici Ulugh Alì, cioè Alì il Rinnegato), sposa la figlia di un altro calabrese convertito (un certo Giafer Pascià) e inizia la propria carriera di corsaro. È un grande successo. Massacri, torture e uccisioni per una Santa Lotta che non conosce regole: a lui si devono le catture, nei pressi di Favignana, della galera di Pietro Mendoza e, a Marettimo, di Vincenzo Cicala e Luigi Osorio. Non solo. Secondo alcuni storici, il suo nome potrebbe essere legato anche a numerose incursioni sulle coste italiane e alle trame, con vari cospiratori calabresi, per sottrarre la Calabria ai regni spagnoli e donarla ai domini turchi. Dalle incursioni alla battaglia di Lepanto contro Gianandrea Doria: Alì si salva e fa ritorno a Istanbul con lo stendardo dei Cavalieri di Malta come trofeo. Il sultano ottomano Selim II lo ricompensa conferendogli il titolo di ammiragliato della flotta turca e l’appellativo di Kiliç Alì, cioè Alì la Spada. Forte della nuova carica ricostruisce, in un solo anno, la flotta distrutta a Lepanto e riconquista Tunisi che era stata espugnata, nel 1573, dalla flotta cristiana.
Per i calabresi Il Rinnegato è un eroe. Non importa se nella fedina penale del “turco” (chissà dopo quanti anni Selim II gli ha conferito la cittadinanza ottomana…) figuri un piccolo diverbio con la madre che, nel tentativo di riconvertire il figliolo a Cristo, si era vista la gola tagliata. Colpo secco, nessun diritto di replica. D’altra parte era solo una donna. Nulla da obiettare. E nemmeno la Provincia di Crotone presieduta dal diessino Sergio Iritale ha nulla da obiettare dal momento che, lo scorso 25 luglio, ha pensato bene di presentare una delibera «per incentivare lo sviluppo della ricerca e della produzione culturale e artistica, anche in vista del superamento degli squilibri socio-culturali presenti nel territorio regionale». Diverse le proposte. Tra queste le iniziative volte «all’approfondimento e alla diffusione della conoscenza del personaggio storico Giovanni Dionigi Galeni». Nella fattispecie, un lungometraggio, Uccialì – Viaggio nella storia di Le Castella, e un docu-film, Uccialì – Il Rinnegato. I costi che la Regione dovrà coprire sono da capogiro: la giunta provinciale avrebbe, infatti, chiesto 55 mila euro per la realizzazione del film e un milione e mezzo di euro per il documentario. Cifre esorbitanti destinate alla “beatificazione” di un vero e proprio rinnegato che, per quasi un secolo, ha seminato terrore e morte sulle coste del Sud Italia perseguitando i propri compatrioti perché cristiani. Il progetto, però, non si ferma qui. La Provincia punta, infatti, al coinvolgimento delle scuole «attraverso incontri di approfondimento, laboratori didattici, incontri tematici, laboratori teatrali e rievocazioni storiche». In breve: musica etnica, presentazione di libri e rassegna cinematografica.
Dopo le moschee e le scuole coraniche, il centrosinistra si spinge oltre: cancella le nostre radici per glorificare un assassino. Sarebbe stato troppo chiedere un finanziamento per promuovere ricette tradizionali come i patati e pipi friuti e la cocuzza nataligna friuta o favorire la conoscenza della Madonna Greca, protettrice di Isola di Capo Rizzuto? O, qualora il centrosinistra fosse tanto avverso alle nostre radici, il milione e mezzo di euro (tondo tondo) non potrebbe essere utilizzato per migliorare le infrastrutture o investito nel turismo? Tanto i danè piovono sempre dall’alto…


di Andrea Indini
La Padania [Data pubblicazione: 09/08/2006]