Il dittatore africano? Abolizionista dell’anno!

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E adesso Romano si inimica pure i missionari


Il presidente ruandese Kagame abolisce la pena di morte. Prodi e i pannelliani di Nessuno Tocchi Caino lo premiano “Abolizionista 2007”, dimenticandone il ruolo nel genocidio del 1994.


Furibonda la reazione dei Comboniani: “Sembra una barzelletta. Quello ha sulla coscienza milioni di morti”.

Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, ha abolito quest’anno la pena capitale. L’iniziativa gli ha fatto meritare il conferimento del premio “L’abolizionista 2007” da parte dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”. Un riconoscimento è stato consegnato al capo di stato africano dal presidente del Consiglio Romano Prodi. La vicenda ha suscitato le ire dei comboniani che, in una lettera aperta pubblicata sul loro mensile “Nigrizia”, hanno scritto: «Che non si tocchi un Caino, d’accordo, ma che lo si premi….» Per padre Aurelio Boscaini, missionario comboniano che ha lavorato per anni in Ruanda «è come se mi si volesse raccontare una barzelletta».


Boscanini interpella duramente gli estimatori di Kagame: «mi sono chiesto se conoscete veramente questo assassino – scrive il rnissionario – che dovrebbe avere sulla coscienza qualche milione di morti. O credete che questo generale sia il Caino convertito?». La descrizione del presidente ruandese, è quella di un dittatore sanguinario: «Basta che un generale annunzi l’abolizione della pena di morte, e voi siete così ingenui da credergli?Dov’ e la democrazia in Ruanda?» si chiede il frate nella lettera. Ed esige risposte: «l’avete domandato alle decine di migliaia che marciscono nelle prigioni ruandesi? Volete dare il premio Nobel della pace a un Hitler?». Secondo Nigriza Kagame è «uno degli uomini politici più discussi d’Africa» e la premiazione da parte dell’associazione guidata da Marco Pannella è «paradossale». Ad oggi, infatti, non sono state ancora chiarite le circostanze che hanno scatenato il genocidio del ‘94 né «l’eventuale ruolo dello stesso Kagame». Il missionario ritiene l’episodio ancor più bizzarro, considerando la guerra condotta dal dittatore dal ‘98 al 2003 con la Repubblica democratica del Congo per «accaparrarsi risorse e fette di territorio», oltre l’atteggiamento del regime che «non garantisce le liberta fondamentali». Da Roma «ci siamo assunti un rischio politico, sapendo che non e una battaglia facile», e stato il commento di Prodi durante il discorso di premiazione. Kagame, dal canto suo, prima di ricevere il premio ha sottolineato che «la leadership dell’Italia in questa vicenda è molto apprezzata».


LIBERO 31 agosto 2007