Il Natele: festa un po’ troppo scomoda per il politically correct

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Francobolli: vietata la Natività per non dispiacere l’Islam


In Inghilterra qualcuno ha pensato di dimostrare ai non cristiani che tutto sommato il Natale non è poi una festività così religiosamente connotata…

Babbo Natale: ammesso. Pupazzo di neve: ammesso. Abete: ammesso, purché finto. Candele alla cannella: ammesse e consigliate. Presepe: ammesso in privato. Scene della natività: meglio evitare. Perché ostinarsi a tirar fuori, ogni anno, quella storia del Bambino nato nella grotta di Betlemme? Sbagliare è umano, ma, diamine, perseverare è diabolico. E noi è più di 2000 anni che facciamo finta di niente: tutte quelle Messe di mezzanotte, quelle preghiere, quei canti. Nemmeno il 25 di dicembre si festeggiasse un evento epocale. Finalmente, in Inghilterra qualcuno ha pensato di dimostrare ai non cristiani che tutto sommato il Natale non è poi una festività così religiosamente connotata. Lo è, certo, ma non così tanto da non poter strizzare un occhio anche a chi di religione cristiana non ne vuol sentir parlare. Mettiamola così: un pensierino politically correct per venire incontro agli animi più sensibili, travolti con cadenza annuale da un’arrogante ondata di tipico entusiasmo occidentale. La serie di francobolli emessi per Natale dalla Royal Mail, quest’anno non contiene alcun simbolo religioso. Sei disegni che, a guardarli, potrebbero celebrare qualsiasi festa invernale. Tanta neve, tanti pupazzi e tanti regali. E per evitare fraintendimenti, niente bambini o croci. Ora, se già convincere un dodicenne che il Natale non è il giorno nel quale esce la Playstation 3 né il compleanno di Babbo Natale né il suo anniversario di matrimonio con la Befana è sempre più complesso, a furia di iniziative politicamente corrette, lo sforzo potrebbe non essere nemmeno più necessario. Shopping selvaggio sotto centinaia di luminarie e viaggi nella metropolitana sovraffollata alla fermata di Harrod’s: ecco il Natale londinese. E che non si dica che, con un piccolissimo sacrificio, l’Inghilterra non sia stata attenta al multiculturalismo. Le poste, in particolare, attente all’integrazione lo sono al punto da averne combinata una anche lo scorso anno: ritenendo di far cosa gradita e, magari, di inaugurare un nuovo sodalizio religioso, uno dei francobolli raffigurava la natività in versione hindu. Meglio: Giuseppe, Maria e il Bambino avevano connotati decisamente indiani. Così, per non scontentare nessuno. Inutile sottolineare quanto aspra sia stata la reazione della comunità indiana lo scorso anno e quanto inchiostro venne versato sull’opportunità di quella scelta bizzarra. Molto, molto di più di quello impiegato per il dibattito sulla soppressione dei simboli religiosi decisa per il prossimo Natale. Alcuni esponenti dei Tory hanno alzato la voce, i rappresentanti delle Chiese più frequentate hanno fatto da eco, ma nulla di più. Come se promuovere Santa Claus e le renne a uniche icone del Natale fosse una naturale evoluzione culturale. L’inevitabile destino di una festa un po’ troppo scomoda, visto il momento storico. Niente di male se s’invitano i cristiani a fare un po’ meno chiasso a favore della pacifica convivenza civile. Meglio un passo indietro, che uno oltre il confine, tutto sommato. E se nemmeno questo dovesse bastare, se proprio il Natale dovesse risultare ancora tanto fastidioso, offensivo, resta sempre l’ultima carta. Abolirlo giammai. Solo formalizzare nero su bianco le regole citate in apertura e stabilire un nuovo nome: il Festival di Natale.


L’INDIPENDENTE 14 novembre 06