Così il cardinale Rouco Varela riporta i cattolici in piazza

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di Paolo Rodari

La campagna autunnale della Conferenza episcopale spagnola inizierà sabato 17 ottobre a Madrid con una manifestazione di piazza – gli organizzatori promettono sarà “oceanica” – contro l’ultimo disegno di legge approvato dal governo Zapatero e che concede, anche alle minorenni fra i 16 e i 18 anni, di abortire senza il consenso dei genitori.

E’ il modello italiano del Family Day che viene adottato in Spagna, nel senso che, questa volta, a metterci la faccia non sarà direttamente la gerarchia, quanto le associazioni del laicato cattolico di base: movimenti ecclesiali e associazionismo.

Il tutto, certo, con la benedizione dei vescovi i quali, tuttavia, rimangono ufficialmente un passo indietro.
Lo scopo è duplice: fare leva sulle convinzioni pro vita del popolo – i vescovi ritengano sia il sentire della maggioranza – e, insieme, sostenere i cattolici che lavorano nel campo medico e farmaceutico attraverso un’obiezione di coscienza “di categoria” e non, dunque, meramente “personale”.

Il parallelismo col modello italiano portato avanti fino al 2007 dal cardinale Camillo Ruini è evidente: la base lotta per non retrocedere su quei temi e princìpi che, appena eletto, Benedetto XVI definì “non negoziabili” e la lotta, seppure di popolo, è sostenuta, da dietro le quinte, dalle gerarchie.

Un modello, questo, che in qualche modo sarà al centro del convegno delle Conferenze episcopali europee in programma a Parigi dall’1 al 4 ottobre: Angelo Bagnasco e gli altri leader europei dibatteranno sulla modalità della presenza della chiesa nell’agone pubblico.

Il capo della chiesa spagnola è l’arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela. Questi, nel marzo del 2008, è succeduto a monsignor Ricardo Blazquez, vescovo di Bilbao, alla guida della Conferenza episcopale.

E’ stato un anno delicato, il 2008, per i vescovi di Spagna. In dicembre, infatti, il “piccolo Ratzinger”, ovvero il combattivo cardinale primate di Spagna e arcivescovo di Toledo Antonio Cañizares Llovera, avrebbe lasciato il paese per trasferirsi a Roma alla guida del “ministero” della curia romana dedito alla liturgia.

La sua partenza venne letta da più parti come la volontà della segreteria di stato vaticana di attuare una sorta di Ostpolitik col governo Zapatero. E per verificare se l’intento del cardinale Tarcisio Bertone – che nel luglio del 2008 ebbe un lungo colloquio privato con Zapatero al vertice della Fao a Roma – fosse stato questo, tutte le attenzioni vennero concentrate sul nome del successore di Blazquez alla guida dei vescovi: se, in sostanza, fosse passata l’idea d’una presidenza meno combattiva e più morbida quanto a battaglie etiche o se venisse scelta una leadership carismatica.

Benedetto XVI premiò, a differenza di quanto accadde in Italia per il dopo Ruini, la seconda ipotesi e fu così che, un episcopato che di lì a poco sarebbe rimasto orfano di Canizares, fu affidato alla ferrea mano di colui che in passato l’aveva guidato già per due volte: Rouco Varela, un porporato dalle idee chiare, influente sulla scelta dei vescovi del paese come pure – dicono – sull’ultimo degli officiali spagnoli giunti a lavorare nella curia romana, un presule convinto che difendere la vita sia in linea con le idee del suo paese: “La manifestazione di ottobre – ha dichiarato questa estate lo stesso Varela – farà emergere la sensibilità degli spagnoli”, ed è certo che, per quanto riguarda “i diritti fondamentali, come quello della difesa della vita, i cristiani devono compromettersi”.

Compromettersi e non retrocedere, dunque, è la linea dell’episcopato spagnolo. Un episcopato che, a differenza di quanto avviene in altri paesi, appare unito e senza voci dissonanti. Il merito – spiegano oltre il Tevere – è anche di Zapatero. Le sue politiche antagoniste della visione dell’uomo care alla chiesa, portano i vescovi a unire le forze a discapito delle differenze. Ne è testimonianza un passaggio d’un comunicato stampa che i vescovi hanno presentato lo scorso giugno contro il disegno di legge sull’aborto: “D’accordo con la dottrina della chiesa nessun cattolico che sia coerente con la propria fede potrà approvare o votare a favore di questo testo”.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 30 settembre 2009