Corea del Nord: bambini nell’inferno

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Infanticidio e aborto forzato nei campi di detenzione nord coreani

“Tutti i prigionieri sanno che i bambini vengono uccisi immediatamente dopo il parto….”


Park Sun-ja, una rifugiata nord coreana di 28 anni, ha testimoniato oggi ad una conferenza internazionale sulle violazioni dei diritti umani in Corea del Nord. La donna ha confermato con la sua testimonianza diretta che l’infanticidio e l’aborto forzato sono pratiche comuni all’interno dei campi di detenzione della Corea del Nord.

La sua testimonianza è terribile: “Ho ascoltato i pianti di madri e figli attraverso le tende di un ospedale. Attraverso una parziale apertura della tendina, un giorno ho visto con i miei occhi un’infermiera coprire la faccia di un neonato con un asciugamano bagnato e soffocarlo. Il bambino ha smesso di piangere dopo circa 10 minuti”. La testimonianza è continuata: “Tutti i prigionieri sanno che i bambini vengono uccisi immediatamente dopo il parto. Vengono avvolti in un pezzo di stoffa e bruciati in una collina vicino al campo”. La rifugiata ha spiegato che è usuale nei campi iniettare medicinali che inducano il parto prematuro.
“Io non posso immaginare come quella donna si è sentita. Avevo sentito di fatti come questi, ma dopo averli visti con i miei occhi, non mi sono più sentita di vivere in una società civile”.
Park Sun-ja è uno pseudonimo. Il nome vero è tenuto nascosto per garantire la sua sicurezza. La donna è stata catturata in Cina, dove aveva tentato la fuga nel 2000. Dopo la cattura è stata condannata a 2 mesi di reclusione nel campo di detenzione della provincia di Shinuiju. Lì è stata testimone di questo infanticidio. Nel 2002 è riuscita a scappare in Corea del Sud.

AsiaNews, 22 Febbraio 2005